Bergamo (BG)

“Non hanno un dubbio”: Luca Bizzarri torna alla ChorusLife Arena con il nuovo spettacolo

Il comico genovese con l’evoluzione teatrale del suo podcast di successo: «Stavo per avere anche una fidanzata a Bergamo, poi è andata male»

“Non hanno un dubbio”: Luca Bizzarri torna alla ChorusLife Arena con il nuovo spettacolo

Luca Bizzarri torna per la terza volta a Bergamo con uno spettacolo ispirato al suo podcast. Ma sul palco il comico genovese porta un testo tutto nuovo, evoluzione del precedente “Non hanno un amico”: ora si intitola “Non hanno un dubbio” e domenica alle 21 animerà la ChorusLife Arena. Biglietti disponibili qui.

Galeotto fu il podcast.

«Vero. Ma in teatro le cose si sviluppano poi diversamente, con altri tempi, altri modi. Però l’argomento principale dello spettacolo siamo sempre noi, le nostre scemenze, le nostre idiosincrasie, i nostri difetti, le nostre paure, gli imbarazzi, insomma. Quindi poi alla fine è sempre l’uomo inteso come noi altri: siamo in mezzo alle tempeste della vita. A volte riusciamo a uscirne, a volte no».

Ti definiresti uno stand-up comedian, che adesso è una parola che va di moda?

«È una parte del mio mestiere. Che tu faccia “Camera Cafè”, il Festival di Sanremo o “Le follie dell’imperatore”, alla fine poi fai sempre la stessa cosa. Il mestiere è sempre quello ma cambiano i modi, i tempi».

È un monologo senza musica né altri orpelli: te lo tieni tutto sulle spalle.

«Questa cosa di andare un po’ senza rete a me piace moltissimo, perché mi metto in difficoltà e a me è sempre piaciuto mettermi in difficoltà. Diciamo che in tutta la mia carriera ho cercato sempre di fare cose che, tra virgolette, non sapevo fare, e di vedere se ci sarei riuscito o meno. Mi piace ogni volta salire sul palco con la paura e poi uscirne invece con la certezza di aver fatto qualcosa di buono».

Anche nel podcast sembri parlare più della vita di tutti i giorni che della politica.

«Il problema, che notavo già nel primo spettacolo, è che la politica ormai non è più uno spunto comico, ma diventa comica di per sé. Se io dico Lollobrigida, la gente ride ancora prima che abbia fatto la battuta, perché fa ridere lui: non c’è bisogno di farla, la battuta. Sono talmente personaggi comici loro che superarli in comicità è complesso, e quindi è meglio andare da un’altra parte».

Nel titolo parli dell’assenza di dubbi: impressione diffusa non solo sui social.

«È diventato tutto uno scontro tra certezze: le mie certezze contro le tue. Anzi, chi non ha certezze viene tacciato di qualunquismo, doppiopesismo, benaltrismo… tutti questi ismi che un tempo significavano semplicemente mettersi lì e cominciare a ragionare, anche a dibattere. La forza del dibattito era proprio il fatto che magari uno dei due usciva dal confronto con idee non cambiate, ma magari modificate. Invece adesso non solo devi stare dalla parte giusta, ma devi starci anche coi termini giusti. Se pensi che Netanyahu sia un criminale di guerra assassino ma non dici la parola “genocidio”, sei un nemico. Dal punto di vista della comunicazione fa impressione: non mi interessa il merito della questione, mi interessa la parte comunicativa. L’idea di non poter modificare i termini è pericolosa: non c’è più spazio per il ragionamento».

Parli anche molto di te stesso: è terapeutico?

«Qualsiasi terapeuta, la prima cosa che ti dice di fare, è scrivere di se stessi. Io lo faccio tutti i giorni: questo non vuol dire che io sia meglio degli altri, però sicuramente non sto peggio.»

Il tuo rapporto con Bergamo com’è?

«Bergamo, non lo dico per piaggeria, l’ho sempre adorata. Mi piace dal punto di vista architettonico: Città Alta la trovo bellissima. E una delle persone più importanti della mia vita è di Bergamo: Giorgio Gori. Con “Camera Cafè” mi ha regalato dieci anni di lavoro e di divertimento. Per questo gliene sarò sempre grato. Stavo per avere anche una fidanzata a Bergamo, poi è andata male…».

Dove vivi abitualmente?

«Tra Genova e Bologna. Fosse per me vivrei a Genova tutto l’anno; il problema è che non abbiamo le strade, non abbiamo i treni, non abbiamo gli aerei. Se nella vita viaggi, come faccio io, per lavoro, per la tournée, partire ogni volta da Genova significa mettere in conto sette ore per arrivare dovunque, mentre da Bologna ce ne metti una. Poi Bologna è una città dove si vive bene, è tutta pedonale, che è già una cosa che a me piace molto».