Pedalando in provincia di Asti alla scoperta dell’architettura romanica del territorio

Entrando nel dettaglio, si parte da Cocconato d’Asti, nel circuito dei Borghi più Belli d’Italia, detto “Riviera del Monferrato”: il centro storico merita una visita attenta.

Pedalando in provincia di Asti alla scoperta dell’architettura romanica del territorio

L’architettura romanica? In provincia di Asti è possibile scoprirla in bicicletta.

In tour in bici alla scoperta dell’architettura romanica della provincia di Asti

Il tour si snoda per circa 66 chilometri: da chiese e cappelle rurali fino all’abbazia di Vezzolano, tra i più importanti monumenti medievali del Piemonte, e alla chiesa di San Secondo a Cortazzone, sulla collina di Mongiglietto. Con la pieve di San Lorenzo a Montiglio Monferrato, di Santa Fede a Cavagnolo, dei Santi Nazario e Celso a Montechiaro d’Asti, in particolare la chiesa di San Secondo condivide il bicromatismo delle strutture murarie, creato dall’accostamento del rosso dei mattoni con il biondo dorato dei conci di pietra arenaria, la presenza di capitelli in pietra scolpita, e l’impiego di una notevole varietà di elementi decorativi, quali archetti pensili, semplici ed intrecciati, mensole scolpite, cornici con motivi a scacchiera.

La partenza è da Cocconato d’Asti

Entrando nel dettaglio, si parte da Cocconato d’Asti, nel circuito dei Borghi più Belli d’Italia, detto “Riviera del Monferrato”: il centro storico merita una visita attenta. La chiesa parrocchiale è stata completata nel 1689 e ha subito in seguito diversi interventi: nel 1770 il campanile è stato sopraelevato, mentre nel corso dell’Ottocento sono stati realizzati interventi di ampliamento. All’interno presenta un’unica grande navata e otto cappelle laterali, un tempo di proprietà privata. Da qui si gode una vista stupenda. Non mancano i prodotti tipici e tra questi spicca la Robiola di Cocconato, un formaggio di latte vaccino a pasta molle, senza crosta, ma grande rilevanza anche i vini con denominazione “Monferrato DOC”. La quarte domenica di settembre, la tradizione del palio degli asini: gli otto rioni del borgo si sfidano in una corsa d’asini accompagnata da una rievocazione storica e un corteo i cui costumi e i fatti devono rispettare fedelmente usi, costumi e accadimenti cocconatesi del 1200-1400.

L’arrivo a Montechiaro alla chiesa di San Nazario e Celso, costruita nel 1130

Si arriva poi a Montechiaro dove svetta il campanile (alto circa 20 metri, a quattro piani, realizzato con conci di arenaria, dal primo piano alternati a sottili fasce di mattoni) della chiesa di San Nazario e Celso: la sua fondazione viene fatta risalire al 1130 circa in un sito sul quale già esisteva un precedente insediamento abitativo, Mairano. Nel XIII secolo gli abitanti del borgo, assieme a quelli di Pisenzana e Maresco, abbandonarono le loro case per trovare un più sicuro insediamento attorno alle mura del castello di Montichiaro. Iniziò allora un lungo periodo di decadimento della chiesa; nel 1847-49, quand minacciava di crollare, furono avviati lavori di restauro che videro l’abbattimento e riedificazione parziale: la sola facciata rimase originale, mentre la chiesa fu smontata numerando tutte le sue pietre e le sue decorazioni e poi ricostruita come in originale. Anche la pieve romanica di Piesenzana merita una piccola deviazione: già nel 907 venne citata da papa Sergio III ed era dedicazione a santa Maria Madre di Dio; nel 1808 la chiesa era diroccata e fu riedificata dandole le attuali dimensioni (pianta rettangolare di circa 6 metri 4,5), ma fu conservato l’abside originario.

Lungo il percorso c’è il castello di Cortazzone

Seguendo il percorso, il Castello di Cortazzone (proprietà privata) si affaccia merli guelfi e la torre a pianta quadrata: costruito nel IX secolo, in gran parte distrutto nel 1362, dalla compagnia di ventura di Albert Stertz, il castello fu ricostruito verso la fine del XIV secolo ma subì ulteriori nuovi danni dai Francesi nel 1706. no dei principali punti di interesse è la chiesa di San Secondo, situata nella frazione di Mongiglietto. Questo edificio romanico, risalente all’inizio del dodicesimo secolo, è noto per le sue decorazioni scultoree fantasiose che adornano la parete meridionale, le absidi e i capitelli interni. La chiesa è ancora aperta al culto e ospita la festa dedicata a San Secondo d’Asti, patrono di Cortazzone. Nel centro del paese si trova la chiesa parrocchiale di San Secondo, costruita probabilmente nei primi decenni del sedicesimo secolo. L’edificio presenta una facciata neoromanica a salienti e un interno a navata unica con dieci cappelle laterali. Cortazzone è rinomato anche per la produzione di tartufi bianchi e ospita la “Fiera Regionale del Tartufo Bianco del Monferrato”, l’ultimo fine settimana di novembre e rappresenta un’occasione per assaporare piatti tipici arricchiti dal tartufo locale; in calendario dimostrazioni di scherma storica a cura del gruppo Asd Il Contemezzocuore che rievoca combattimenti medievali con armi e costumi d’epoca mentre il gruppo folcloristico “I Piemontèis” allieta con intermezzi musicali che richiamano le tradizioni locali.

La salita panoramica tra i vigneti fino ad Albugnano

Una lunga e panoramica salita tra i vigneti ci conduce ad Albugnano: ai margini del paese si ammira la chiesetta di San Pietro e poi di raggiunge la Abbazia di Vezzolano (nome coretto Canonica di Santa Maria di Vezzolano) in stile romanico e gotico, tra i più importanti monumenti medievali del Piemonte. La tradizione fa risalire la fondazione della chiesa a Carlo Magno: secondo una versione ipotetica più diffusa, l’imperatore nell’anno 773 stava cacciando nella selva di Vezzolano, quando improvvisamente gli sarebbero apparsi tre scheletri usciti da una tomba, che gli provocarono un notevole spavento. Sempre secondo la versione, fu aiutato da un eremita ed invitato a pregare Maria Vergine, per cui volle edificare nel luogo dell’apparizione una chiesa abbaziale. Accedendo al chiostro, si nota a sinistra una porta fiancheggiata da due bifore: è l’accesso alla sala capitolare. Più avanti, un’altra porta immette nell’ampia foresteria. Entrambe le sale ospitano due mostre fotografiche permanenti, una delle quali dedicata all’uso simbolico delle proporzioni matematiche e geometriche nelle costruzioni religiose medievali, l’altra destinata ad illustrare la ricca tipologia delle chiese romaniche delle campagne astigiane. Lungo l’intera l’ala nord-ovest del chiostro è conservata una serie di pregevoli affreschi.

L’arrivo ad Aramengo e Chivasso

A questo punto si scende in direzione Aramengo e procedendo verso Chivasso, lungo una ripida stradina che attraversa la frazione Masio si incontra la chiesina di San Giorgio: le semplici forme geometriche ne determinano l’interno, costituito da una sola aula rettangolare conclusa da un’ abside semicircolare. Una curiosità: una serie di graffiti di epoca antica sono visibili nella parte sud dell’abside e nella rispettiva parete laterale della chiesa, le scritte incise, alcune capovolte per il reimpiego dei materiali, attestano la presenza dell’antico cimitero.