Internazionale

Tudor, 7 mesi da allenatore bianconero: il bilancio.

Per Igor Tudor, arrivato a marzo scorso sulla panchina della Juventus, 10 vittorie, 8 pareggi e 6 sconfitte, Troppo poco per una conferma.

Tudor, 7 mesi da allenatore bianconero: il bilancio.

Sette mesi, ventiquattro partite e un progetto mai davvero sbocciato. Si chiude così l’avventura di Igor Tudor sulla panchina della Juventus, una storia cominciata il 23 marzo 2025 nel segno della speranza e terminata, dopo settimane di incertezze e risultati deludenti, con l’esonero deciso dalla dirigenza bianconera. L’allenatore croato lascia Torino con un bilancio complessivo di 10 vittorie, 8 pareggi e 6 sconfitte, 39 gol fatti e 29 subiti: numeri che raccontano un percorso irregolare, nel quale l’energia iniziale si è via via spenta tra problemi tattici, difficoltà realizzative e un gruppo mai davvero compatto attorno al suo allenatore.

La Juventus versione Tudor era partita con entusiasmo. Dopo un discreto Mondiale per Club e un avvio incoraggiante in campionato, sembrava poter aprire un nuovo ciclo, costruito su aggressività e intensità. Ma col passare delle settimane la squadra ha perso smalto e convinzione, faticando a trovare equilibrio tra la fase offensiva e quella difensiva. Ogni progresso sembrava accompagnato da una frenata improvvisa, ogni vittoria da un passo falso che riportava a galla vecchie fragilità.

Il rendimento, già altalenante, è crollato del tutto tra fine settembre e ottobre. La vittoria con l’Inter, che doveva rappresentare una svolta, è diventata il punto di inizio di una lunga discesa: otto partite consecutive senza successi tra Serie A e Champions League, quattro gare di fila senza segnare e un gioco sempre più confuso. Gli infortuni e le rotazioni forzate hanno complicato ulteriormente il quadro, mentre l’idea di un calcio propositivo e dinamico si è trasformata in un continuo tentativo di aggiustamento.

Tudor ha pagato la difficoltà di adattare i propri principi a una rosa costruita per altri equilibri e la sua media punti, ferma a 1,58, non ha convinto la dirigenza. Dentro lo spogliatoio, raccontano, la sua voce si è fatta sempre meno incisiva, mentre il gruppo faticava a ritrovare quella scintilla necessaria per restare competitivo. Alla Continassa si è avuto presto il sentore che il progetto non sarebbe decollato: le buone intenzioni della primavera si sono dissolte in autunno, lasciando spazio ai dubbi e, infine, all’inevitabile separazione.

La Juventus, oggi, riparte ancora da zero, consapevole di aver bruciato un’altra stagione di transizione e di dover ricostruire non solo la classifica ma soprattutto la propria identità. Per Tudor resta il rammarico di un’occasione sfuggita di mano, di una panchina che avrebbe potuto consacrarlo e che invece lo ha risucchiato in una spirale di difficoltà da cui non è riuscito a uscire. Un divorzio annunciato, arrivato al termine di un percorso in cui la promessa di rinascita si è trasformata, giorno dopo giorno, in una resa senza appello.