La Corte Suprema del Brasile ha respinto a maggioranza la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati di Robinho, ex attaccante della nazionale brasiliana, del Milan e del Real Madrid. Il calciatore, condannato in Italia a 9 anni di reclusione per stupro di gruppo, continuerà a scontare la sua pena nel carcere di Tremembé, nello Stato di San Paolo.
I fatti risalgono al 2013, quando Robinho, insieme a un gruppo di amici, avrebbe abusato di una giovane di 23 anni in una discoteca di Milano, nel quartiere Bicocca. Secondo le ricostruzioni della magistratura italiana, la vittima sarebbe stata indotta a bere fino a perdere la capacità di reagire, per poi essere condotta nel guardaroba del locale, dove sarebbe stata violentata a turno. La condanna definitiva è arrivata nel 2022, dopo un processo iniziato nel 2017 presso il Tribunale di Milano.
I legali del calciatore avevano cercato di ottenere la sua liberazione facendo leva sull’articolo 100 della legge brasiliana sull’immigrazione, in vigore dal 2017. Secondo la difesa, questa norma non dovrebbe essere applicata retroattivamente a crimini commessi prima della sua entrata in vigore. Tuttavia, la Corte Suprema ha confermato quanto già stabilito dal Tribunale Superiore di Giustizia — equivalente brasiliano della Corte di Cassazione — che aveva validato la sentenza emessa in Italia e autorizzato l’esecuzione della pena in territorio brasiliano, su richiesta delle autorità italiane.
Robinho è stato arrestato nel marzo 2024 e trasferito nel carcere di Tremembé, una struttura di massima sicurezza nota per ospitare detenuti famosi o coinvolti in casi ad alta risonanza mediatica. Con questa decisione, la giustizia brasiliana ribadisce la sua collaborazione internazionale nel garantire l’esecuzione delle sentenze, anche quando i crimini sono stati commessi all’estero. Per l’ex fuoriclasse della Seleção, si profila così un lungo periodo dietro le sbarre.