Risultato a parte, l'Atalanta di Parma preoccupa perché è andata troppo piano
La prestazione del Tardini non ha convinto per come la Dea l'ha affrontata. È chiaro che c'è un progetto in costruzione, ma serve migliorare

di Fabio Gennari
Al termine del primo tempo, in tribuna stampa ci si guardava straniti. Non tanto per il risultato - le prime due giornate di Serie A hanno regalato diverse sorprese che in pochi si aspettavano -, quanto per la pochezza del gioco espresso.
Complessivamente, rispetto alla prima con il Pisa (in cui si è visto un netto cambio di marcia nella ripresa), l'Atalanta d'arancio vestita vista contro il Parma ha dato l'impressione di essere spenta, lenta, poco gagliarda e quasi bloccata.
Difficile capire il perché, complicato spiegare come mai i nerazzurri abbiano avuto alcune fiammate estemporanee invece di proporre una continuità di spinta e di aggressione alta all'avversario che potessero in qualche modo accendere la gara. Il Parma, con l'ingresso di Oristanio, ha provato ad alzare il baricentro e segnali di coraggio li ha mandati, mentre la Dea non è mai parsa arrembante o travolgente. Le idee sono state poche, la precisione tecnica pure e ne è uscita una gara per lunghi tratti soporifera. Lenta. Brutta.
Dopo la sosta, con il Lecce ma soprattutto a Parigi contro i campioni in carica della Champions, servirà fare di più. Le gambe gireranno meglio, in certi momenti serve solo un bel risultato per spazzare le nubi nere che si addensano sul cielo azzurro. Nessuno poteva pensare di partire subito con una serie di prestazioni scintillanti, ma quella di Parma (per almeno 70 minuti su 90') e il primo tempo con il Pisa sono molto lontane da quello che si sperava. Nessun dramma, nessuna sentenza, ma grande attenzione ai prossimi passaggi.