“Ci sono partite che non si possono paragonare alle altre. Quelle con l’Inter sono sfide che eviterei volentieri, e ogni volta che affronto un match con Mourinho lasciano sempre qualcosa di speciale”. Così Gabriele Oriali descrive il suo particolare legame con Benfica-Napoli, una partita che rappresenta per lui un ponte tra passato e presente. Da un lato c’è Antonio Conte, con cui ha condiviso esperienze sia all’Inter che in Nazionale, vincendo due Scudetti, dall’altro Josè Mourinho, protagonista insieme a lui dell’incredibile stagione del Triplete nerazzurro nel 2010. “In due mi chiamano Gabriele, mia madre e José…”, racconta Oriali in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ricordando con affetto il rapporto speciale con lo Special One.
Quando Mourinho lasciò l’Inter, anche Oriali si allontanò dal club: “Io sarei rimasto, l’Inter è la mia seconda pelle, non conto i successi delle mie varie carriere, quella da giocatore, da direttore sportivo o generale e da dirigente, so che con l’Inter ho vinto 8 dei 20 Scudetti”, sottolinea, confermando quanto il legame con i colori nerazzurri vada oltre ogni ruolo o titolo conquistato.
Riguardo ai due allenatori che hanno segnato la sua carriera, Oriali osserva: “Parliamo di fuoriclasse della panchina. Di allenatori che sanno caratterizzare le proprie squadre fino a conquistarne l’anima: per Mourinho e per Conte i calciatori si lancerebbero nel fuoco e non è un modo di dire. Dentro i tecnici, ci sono valori umani forti. Sono oltre. Con Mou è già successo di vivere sfide da avversari, nemici mai”.
Tra ricordi e emozioni, Oriali conferma come certe partite, certi rapporti e certi club non siano solo momenti di carriera, ma esperienze che lasciano un’impronta indelebile nella vita di chi le vive da protagonista, facendo dell’Inter una presenza che va ben oltre il campo.