Il Napoli di Conte continua a correre. Il 2-1 inflitto alla Juventus davanti a un Maradona in festa conferma la crescita degli azzurri: terza vittoria di fila, secondo successo in un big match dopo il colpo di Roma e primato solitario – almeno per una notte – in attesa di Torino-Milan. Dall’altra parte, la squadra di Spalletti, accolta dai fischi dei suoi ex tifosi, fallisce un esame importante e mostra di nuovo i limiti già emersi: poca verticalità, difficoltà nella gestione del vantaggio e croniche incertezze sulle palle alte.
Il gol decisivo di Højlund ha il sapore del déjà-vu per i bianconeri, che ora scivolano a quattro punti dal quarto posto Champions.
Le scelte iniziali confermano l’emergenza: 13 assenze complessive, con almeno 6-7 potenziali titolari fuori causa. Conte ridisegna il centrocampo affidandosi a Elmas accanto a McTominay, mantenendo il resto dell’undici che ha sbancato l’Olimpico. Spalletti sorprende: niente centravanti, Cabal confermato a sinistra e una squadra fluida che alterna difesa a tre e a quattro, con Yildiz e Conceiçao a giro nel ruolo di punta e McKennie a uomo su McTominay.
L’avvio è un assolo azzurro: palleggio, duelli, ritmo. La Juve si ritrova presto chiusa nella propria trequarti. Il mismatch più evidente è sulla fascia destra del Napoli: Di Lorenzo, Neres e Beukema mettono in costante difficoltà Cabal e Koopmeiners.
Proprio Neres accende la prima occasione, correggendo un errore di Cabal e servendo l’angolo da cui nasce il colpo di testa sprecato da McTominay. È il preludio al gol: al 7’, il brasiliano sorprende Cabal, salta netto Koopmeiners e offre a Højlund il pallone dell’1-0. Il danese anticipa Kelly e interrompe un digiuno lungo più di due mesi.
La Juve non riesce a reagire: palleggio lento, troppo orizzontale, verticalizzazioni imprecise. Il dato all’intervallo è impietoso: un solo pallone toccato dai bianconeri nell’area azzurra, zero tiri nello specchio, appena due conclusioni sballate da fuori di Yildiz e Conceiçao.
Il Napoli invece è brillante, trascinato da un Neres imprendibile che costruisce altre tre nitide occasioni, confermando le difficoltà della Juve nel difendere sui piazzati.
Spalletti prova a cambiare passando a un assetto più “classico” con Jonathan David al centro e Cambiaso a sinistra. Ma il Napoli continua a spingere: dopo 4 minuti, Neres libera di nuovo Højlund, salvato solo da un super intervento di Di Gregorio.
Il match sembra in mano agli azzurri, poi arriva l’invenzione del singolo: al 59’, un’azione in stile Spalletti porta Kenan Yildiz a segnare il diagonale dell’1-1, preciso e imparabile. La Juve cresce, gestisce meglio i tempi e congela il ritmo.
Ma anche qui, come spesso accade, la partita gira su un episodio. All’81’, un cross di Di Lorenzo viene deviato da McKennie, che nel tentativo di anticipare McTominay serve involontariamente Højlund: il danese schiaccia di testa e fa esplodere ancora il Maradona.
Nel finale il Napoli amministra, la Juve sbatte contro i suoi limiti e Spalletti si aggira nervoso davanti alla panchina. Era una gara che – parole sue – “avrebbe detto molto” sul futuro della sua squadra. E ciò che ha detto non è incoraggiante: la corsa Champions è tutt’altro che in discesa.
Il Napoli vola, la Juve si interroga: il verdetto del Maradona, per una notte, ridisegna la vetta della Serie A.