Bergamo (BG)

Grazie mister Gasperini. Nove anni memorabili che meritavano un finale diverso

È praticamente fatta per la sua nuova avventura alla Roma. Ora la Dea deve guardare al futuro, ma senza dimenticare questo tempo insieme

Grazie mister Gasperini. Nove anni memorabili che meritavano un finale diverso
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di Fabio Gennari

Quello che sono stati i nove anni dell'Atalanta con Gasperini in panchina è difficile da spiegare. Io stesso, in questa parentesi temporale, ho pure scritto due libri sulle gesta dei nerazzurri, oltre ad aver seguito ovunque, contro chiunque e cercando sempre di raccontare da vicino - e da dentro - i gruppi che si sono susseguiti negli anni.

I nomi cambiavano, ma c'erano due certezze: la società e mister Gasperini. Oggi questo rapporto si interrompe. Ha ragione chi dice che del domani non v'è certezza e quindi, in attesa di capire quel che sarà, giusto dirsi alcune cose per non perdere contatto con la realtà.

Le nove stagioni dell'Atalanta con Gasperini in panchina sono consegnate alla storia del calcio europeo. Non c'è dubbio su questo. E non conta solo l'Europa League conquistata a Dublino.

Aver potuto seguire, commentare e approfondire le 439 partite con il mister di Grugliasco in panchina è stato un privilegio. In Italia, 68 volte in Europa e nel Mondo, gioendo per 852 gol segnati e storcendo il naso per i 513 subiti. Raccontando 228 vittorie e 102 pareggi. Le restanti volte abbiamo imparato (cit.).

Non sono state tutte rose e fiori, ci sono stati momenti difficili. È successo di commentare trionfi, ma anche brucianti sconfitte. Siamo passati dalla delusione dell'eliminazione di Copenaghen alla partecipazione alla prima Champions League, dal palo di Toloi contro il Villareal alla tripletta di Lookman a Dublino.

Gasperini è stato tanto, a volte perfino troppo. Certamente una delle travi portanti di un'avventura che è stata bellissima. Anche nei suoi spigoli, come tutti i fastidi che viveva e mostrava nei mesi del mercato, che sembravano dure sentenze e invece hanno semplicemente messo un po' di colore.

Finisce un'era. Finisce con quel doppio striscione ironico allo stadio in occasione dell'ultima di campionato contro il Parma, con dichiarazioni complicate da capire e difficili da digerire e poi con gli ultimi cinque giorni di ordinaria follia. Con un rinnovo mai accettato, la voglia di farla finita subito, gli accordi con la Roma.

Si poteva chiuderla in modo diverso e il mister per primo se lo sarebbe meritato. In più, ha scelto di andare in una delle squadre meno amate (eufemismo) all'ombra di Città Alta. Ma tant'è. E oggi è impossibile far finta di nulla. È stato un viaggio meraviglioso, grazie di tutto Gian Piero.