di Fabio Gennari
Ci sono giocatori che, grazie a buona stampa o al protagonismo social, rubano l’occhio e strappano consensi. Poi ci sono quelli come Mario Pasalic, che pare l’antidivo per eccellenza. A volte non convince per qualche prestazione un po’ così, ma alla fine dei conti, arrivato a 30 anni e con un rinnovo per tre stagioni da poco firmato con la Dea, ha messo in fila 300 presenze in maglia atalantina condite da 60 gol e 41 assist. Fanno 101 gol in cui ha messo lo zampino, in media è finito tra i protagonisti del match una volta su tre.
Il gol segnato a Parma – stoccata di destro all’angolino su assist di Krstovic – è stata una perla. Ma oltre al gesto tecnico, con quel pallone a filo d’erba che sembrava volare sopra il terreno di gioco, c’è la sua corsa verso la panchina di Juric a parlare del gruppo, di voglia d’essere ancora protagonisti tutti insieme e di superare al meglio una fase iniziale di stagione che non sta di certo facendo spellare le mani ai tifosi. Nel finale, su assist ancora di Krstovic, il numero 8 della Dea poteva pure fare doppietta, ma le cose non sono andate nel migliore dei modi.
Pasalic spesso non viene inserito nei “campetti” titolari delle varie formazioni che si trovano in giro e parlano di Atalanta, ma un posto in campo per lui, alla fine, lo si trova sempre.
Il croato è il classico professionista che tutti gli allenatori vorrebbero in gruppo per quello che possono dare dentro e fuori dal terreno di gioco. Nello specifico, a Bergamo Pasalic è ormai un’istituzione, e non solo per i gol d’autore in serate importanti. I numeri dicono tanto, ma la sua capacità di stare in gruppo fa, forse, ancora più effetto.