Imperia (IM)

Zarbano: elezioni provinciali senza elettori e senza avversari. La riforma Delrio ha ucciso la democrazia

"Una sola candidatura, quella del sindaco di Imperia. Il centrosinistra ha alzato bandiera bianca ancor prima di iniziare, sancendo una competizione inesistente"

Zarbano: elezioni provinciali senza elettori e senza avversari. La riforma Delrio ha ucciso la democrazia

“Ad Imperia si voterà per eleggere il presidente della Provincia e il consiglio provinciale, ma parlare di “elezioni” è ormai un esercizio di fantasia e diventa anche un abuso di linguaggio” così in una nota il consigliere comunale di Imperia Luciano Zarbano.

Zarbano: elezioni provinciali senza elettori e senza avversari. La riforma Delrio ha ucciso la democrazia

“Come già accaduto nel 2021, anche questa volta ci troviamo davanti ad una sola candidatura, quella del sindaco di Imperia. Il centrosinistra ha alzato bandiera bianca ancor prima di iniziare, sancendo una competizione inesistente. Il messaggio politico che arriva al territorio è devastante: la Provincia non è più un luogo di confronto, ma un organismo chiuso, autoreferenziale, dove tutto è deciso a tavolino. Il vero colpevole: la riforma Delrio. Questa preriforma, nata per “razionalizzare”, alleggerire la struttura delle Province, ridurre i costi, e preparare la loro successiva abolizione con un intervento sulla Costituzione, ha prodotto un risultato opposto: ha svuotato la connotazione democratica e lasciato in piedi un ente che non risponde più ai cittadini. Ha tolto loro il voto diretto, ha trasformato i consigli provinciali in organi eletti solo da sindaci e consiglieri comunali, ha ridotto la legittimazione politica del presidente. L’abolizione però è fallita ed ha lasciato un sistema monco, confuso e poco trasparente.

“Oggi la Provincia continua a gestire milioni di euro, con competenze fondamentali che incidono sulla vita dei cittadini, quali scuole, strade (con relative multe), acqua (con relative bollette) e pianificazione territoriale, ma il suo vertice invece viene scelto da poche centinaia di amministratori. E, come nel caso nostro, viene scelto senza nemmeno un avversario. Questo non è un incidente di percorso: è la conseguenza diretta di una riforma fallita, che ha tagliato la partecipazione senza produrre alcun miglioramento.

“Imperia è il simbolo di questo fallimento. Che un territorio intero non riesca ad esprimere nemmeno due candidature è un segnale gravissimo. Significa che il sistema è talmente chiuso da non permettere neppure la costruzione di un’alternativa politica. Significa che la Provincia è diventata un luogo dove la competizione è azzerata, il pluralismo congelato, e l’esito elettorale scritto in anticipo. È inaccettabile che un ente che incide sulla vita quotidiana di studenti, famiglie e imprese venga governato con pratiche da assemblea condominiale, in cui si vota più per formalità che per scelta. Un presidente senza sfidanti non è un segno di forza, ma di debolezza dell’intero sistema. Quando un’istituzione permette l’elezione per inerzia, non è la politica a essere forte: è la democrazia a essere fragile, anzi la democrazia è scomparsa e nessuno sembra sentirne la mancanza. Il presidente eletto senza avversari non parte da una posizione di consenso, ma da un meccanismo che elimina la possibilità di scelta. E senza scelta, non esiste responsabilità politica. Significa che nessuno è messo nelle condizioni di raccogliere una sfida politica, che il campo è talmente chiuso da essere impermeabile a qualsiasi alternativa. Significa che il presidente non dovrà convincere, né spiegare, né presentare un programma: gli basta attendere il giorno della ratifica. E così si costruiscono istituzioni deboli, distanti, svuotate.

“È il momento di dirlo chiaramente: questa non è democrazia. Serve il coraggio di ammettere che la riforma Delrio ha creato un sistema distorto, che non garantisce competizione, non tutela la rappresentanza e allontana sempre più i cittadini dalle istituzioni.

“La Provincia di Imperia, con un’unica candidatura e con un unico esito possibile, è la prova più evidente di un modello che va superato. Serve riportare trasparenza, contendibilità e voce ai cittadini. Perché chiamare “elezioni” ciò che sta accadendo oggi è un’offesa all’intelligenza dei cittadini e alla credibilità delle istituzioni. Serve coraggio politico, una riforma vera e soprattutto un principio semplice: la democrazia non è un costo, è un dovere”.