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Università di Medicina, strage all’esame: dopo aver tolto il numero chiuso, ci sono meno frequentanti di prima

Dopo il primo esame al termine del semestre di prova, passati in 6mila. Prima col test d'ingresso erano 13mila. Si spera nella seconda prova (e forse in un appello straordinario)

Università di Medicina, strage all’esame: dopo aver tolto il numero chiuso, ci sono meno frequentanti di prima

Va bene che l’Italia è il Paese dei paradossi, ma a tutto c’è un limite.

Hanno tolto il numero chiuso da Medicina e ci saremmo aspettati di vedere allargata la platea dei futuri chirurghi, cardiologi, pediatri e via dicendo… e invece ci ritroviamo con meno frequentanti di prima.

Insomma, un vero e proprio flop la riforma dell’accesso all’Università di Medicina.

Prima c’era il test d’ingresso: l’ultima volta l’hanno provato in 60mila, per 13mila posti.

Ora c’è il semestre di prova: si possono iscrivere tutti, alla fine resta chi ha passato il primo esame: su 53mila frequentanti, lo hanno passato in 6mila.

Obiettivo centrato… Ironia a parte, il perché lo vediamo subito.

Università di Medicina, riforma flop

A poco più di due settimane dal primo appello alla fine del “semestre filtro” introdotto dalla riforma del test di Medicina  il 3 dicembre 2025 sono stati pubblicati i risultati ufficiali delle prove sostenute il 20 novembre 2025, e le percentuali di promozione sono tutt’altro che incoraggianti.

In alcune università italiane, infatti, meno del 20% degli studenti ha superato almeno una delle tre prove previste – Chimica, Biologia e Fisica – e a livello nazionale, la percentuale di idonei risulta molto bassa, con una media che non supera il 12%.

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Medici

Un sistema sotto accusa: le tre materie e il punteggio minimo

Gli studenti che hanno affrontato il test di Medicina 2025, a cui hanno partecipato circa 53mila candidati, hanno dovuto sostenere tre esami obbligatori durante il semestre filtro: Chimica e biochimica, Fisica e Biologia.

Ogni prova prevedeva 31 domande a risposta multipla o a completamento, con una durata di 45 minuti. Per essere ammessi alla graduatoria nazionale, i candidati dovevano ottenere almeno 18 punti su 30 in ciascuna delle materie. Tuttavia, i dati emersi indicano una difficoltà generale nell’affrontare il test.

In particolare la “bestia nera” è stata la prova di Fisica, principale responsabile della “strage”, a detta di molti docenti obiettivamente troppo difficile dopo solo pochi mesi di studio.

I risultati del primo appello: un’analisi del flop

A livello nazionale, solo il 10-15% degli studenti è riuscito a superare tutte le prove al primo appello. Alcuni atenei hanno registrato risultati particolarmente deludenti. Alla Statale di Milano, ad esempio, solo il 12% degli studenti ha superato Fisica, il 24% Chimica e circa il 30% Biologia. Alla Bicocca di Milano, i risultati sono altrettanto negativi: il 17% ha superato Fisica, il 30% Chimica e il 36% Biologia.

Questo significa che circa il 90% degli studenti che hanno sostenuto il primo appello non è riuscito a ottenere il punteggio minimo in almeno una delle tre materie.

Altre università italiane, tra cui Bologna, Palermo e Catania, hanno visto risultati simili. All’Università di Bologna, per esempio, solo il 10% ha superato Fisica, il 30% Chimica e il 35% Biologia. A Palermo, la situazione è stata leggermente migliore in Biologia (45%), ma per le altre due materie le percentuali sono rimaste basse, con il 13% per Fisica e il 30% per Chimica.

Il rischio di ammettere meno studenti rispetto ai posti disponibili

Il primo appello non solo ha sollevato preoccupazioni sulla preparazione degli studenti, ma ha anche generato incertezze sul numero complessivo di ammessi ai corsi di Medicina. Se i risultati non miglioreranno significativamente al secondo appello del 10 dicembre, c’è il rischio che il numero di studenti ammessi sia inferiore ai posti disponibili, una situazione senza precedenti nel sistema universitario italiano.

Infatti, per continuare gli studi in Medicina, è necessario superare tutti e tre gli esami, con un punteggio minimo di 18 in ciascuno. Considerando che il numero complessivo di posti per il primo anno di Medicina è di circa 20mila, e che solo circa 6mila studenti potrebbero risultare idonei sulla base dei primi dati, la situazione appare delicata.

Il flop in Fisica: la disciplina più temuta

La materia che ha messo maggiormente in difficoltà gli studenti è stata senza dubbio Fisica. Con il minor numero di iscritti tra le tre materie (53.033 studenti si sono registrati per Fisica contro i 53.433 per Chimica e 53.504 per Biologia), la percentuale di promossi in Fisica è risultata particolarmente bassa, tra il 9 e il 17% a seconda degli atenei. Un risultato che rischia di compromettere seriamente la selezione degli studenti per l’accesso a Medicina, soprattutto se si considera che questa materia è una delle più cruciali per l’ingresso nelle facoltà.

E ora che succede: la seconda prova

Il secondo appello, fissato per il 10 dicembre 2025, rappresenta l’ultima opportunità per gli studenti di superare gli esami e accedere al corso di Medicina. Gli studenti che non hanno superato almeno una delle prove o che hanno deciso di rifiutare il punteggio ottenuto, dovranno ripresentarsi per tentare di rimediare. I risultati di questo secondo appello saranno pubblicati entro il 23 dicembre 2025.

Ma potrebbe addirittura rendersi necessario un terzo appello straordinario per riempire i posti rimasti liberi.

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La ministra Anna Maria Bernini

La riforma del test di Medicina, introdotta dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini, è stata pensata per rendere più equo e trasparente l’accesso alle facoltà. Tuttavia, con il fallimento del primo appello, la stessa riforma si sta rivelando un flop.

Il sistema del semestre filtro, che avrebbe dovuto semplificare e migliorare la selezione, si sta rivelando più complesso del previsto, con molte difficoltà per gli studenti e preoccupazioni per il numero di ammessi.

Un sistema ancora sotto esame

Mentre il ministero dell’Università e gli atenei si preparano ad affrontare il secondo appello, le incertezze sul futuro degli studenti e sul numero di ammessi a Medicina restano aperte. In attesa dei risultati definitivi, i prossimi giorni saranno cruciali per capire se il sistema introdotto dalla riforma potrà essere considerato un successo o se dovranno essere apportate modifiche per rendere più equo e accessibile l’accesso alle facoltà di Medicina in Italia.

Il confronto con il 2024

Nel 2024, con il sistema del numero chiuso, circa 13.000 candidati su 60.000 erano riusciti a superare il test di Medicina, con una percentuale di idonei intorno al 21-22%. Nel 2025, nonostante la riforma del semestre filtro abbia ampliato l’accesso alla fase di selezione (circa 53.000 partecipanti), i risultati del primo appello mostrano percentuali di promossi drasticamente inferiori: solo il 12% in Fisica, il 19% in Chimica e il 20% in Biologia.

Con appena 6.000 idonei dopo il “primo turno”, siamo già a meno della metà dei promossi rispetto all’era del numero chiuso. Se al secondo appello del 10 dicembre i dati non dovessero discostarsi in modo significativo, ne deriverebbe un paradosso evidente: l’eliminazione del numero chiuso potrebbe aver prodotto, invece che più accesso, un numero di frequentanti molto inferiore ai posti disponibili.