Internazionale

Trump: “Confronto duro coi leader europei”. Kiev rinuncerebbe al Donbass, in cambio di garanzie di sicurezza come articolo 5 Nato

Ed entro il 2027 l'Ucraina riuscirebbe a entrare a far parte dell'Unione europea. Lunga telefonata fra il presidente Usa, l'inglese Starmer, il francese Macron e il tedesco Merz

Trump: “Confronto duro coi leader europei”. Kiev rinuncerebbe al Donbass, in cambio di garanzie di sicurezza come articolo 5 Nato

Il futuro dell’Ucraina è al centro della nuova bozza di piano di pace che Kiev ha inviato a Washington dopo giorni di consultazioni con Germania, Francia e Regno Unito.

Il documento, aggiornato e fortemente rimaneggiato, affronta i punti più delicati del negoziato: il destino del Donbass, la gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia e il sistema di garanzie di sicurezza che dovrebbe impedire future aggressioni russe.

La bozza è stata discussa direttamente da Donald Trump nel corso di una telefonata molto tesa con Keir Starmer, Emmanuel Macron e Friedrich Merz. Il presidente americano ha confermato che nel fine settimana potrebbe svolgersi un vertice Ue–Usa–Ucraina, anche se ha chiarito che la decisione finale dipenderà dalle modifiche che Kiev apporterà al piano. Trump ha insistito sul fatto che “gli Stati Uniti non vogliono perdere tempo”.

Il Cremlino osserva con attenzione ogni mossa e continua ad alimentare le divisioni occidentali, sostenendo che Trump sia “in linea con noi” e definendolo “l’unico che capisce la guerra”. Intanto Mosca ribadisce di essere pronta a rispondere all’eventuale invio di truppe europee sul suolo ucraino.

La bozza ucraina: contenuti e prospettive

Due funzionari ucraini hanno confermato all’AFP che Kiev ha già consegnato a Washington la nuova bozza del piano di pace, pur evitando di entrare nei dettagli. Secondo David Ignatius del Washington Post, che cita fonti ucraine, americane ed europee, il progetto punta a costruire il futuro di un’Ucraina pienamente sovrana, con confini tutelati da garanzie internazionali e con uno status europeo formalizzato dall’ingresso nell’Unione entro il 2027. L’idea, oltre a favorire investimenti e integrazione economica, imporrebbe a Kiev un rafforzamento del controllo anticorruzione, considerato un passaggio essenziale dagli Stati Uniti.

Trump: "Confronto duro coi leader europei". Kiev rinuncerebbe al Donbass, in cambio di garanzie di sicurezza come articolo 5 Nato
Volodymyr Zelensky

L’intero pacchetto negoziale si articolerebbe in tre documenti: il piano di pace vero e proprio, un accordo sulle garanzie di sicurezza e un programma di ricostruzione economica. Le trattative sono però ancora lontane dalla conclusione, poiché l’Ucraina e i partner europei stanno lavorando a una serie di emendamenti congiunti che dovrebbero rendere il testo più equilibrato e politicamente sostenibile.

Garanzie di sicurezza e limiti all’esercito

Uno dei pilastri del negoziato riguarda le garanzie che gli Stati Uniti dovrebbero concedere a Kiev. Il piano americano prevede impegni “simili all’Articolo 5” della Nato: in caso di nuova aggressione russa, Washington sarebbe chiamata a intervenire. Kiev punta a un accordo formale che venga approvato dal Congresso, mentre i Paesi europei offrirebbero garanzie separate ma complementari.

Sulla dimensione futura dell’esercito ucraino non si è ancora giunti a una soluzione. La proposta americana iniziale, fissata a 600.000 soldati, non soddisfa Kiev, che considera più realistico un contingente di 800.000 uomini, un numero che rispecchierebbe la forza potenziale del Paese nel dopoguerra.

La Russia continua invece a chiedere un limite costituzionale alle capacità militari ucraine, una richiesta che Zelensky respinge con decisione. Anche qualora venisse fissato un numero nominale per le forze armate, il piano prevede comunque che l’Ucraina possa mantenere altre unità di supporto, come la Guardia nazionale.

Demilitarizzazione e linea del cessate il fuoco

Il documento elaborato dagli americani introduce inoltre l’idea di una vasta zona demilitarizzata che seguirebbe l’intera linea del cessate il fuoco, dalla provincia di Donetsk fino alle aree di Zaporizhzhia e Kherson. Dietro questa fascia verrebbe creata una seconda zona in cui gli armamenti pesanti sarebbero vietati. Il modello di riferimento è la DMZ coreana, che divide Nord e Sud e che rappresenterebbe, nelle intenzioni degli Stati Uniti, una barriera di sicurezza monitorata in modo rigoroso.

Il nodo territoriale: la questione Donbass

La parte più controversa riguarda la definizione dei confini nel Donbass. Il Washington Post riferisce che la Russia pretende che Kiev ceda circa il 25% della porzione della regione di Donetsk ancora sotto controllo ucraino.

Il team di Trump sostiene che l’Ucraina rischi di perdere quell’area nei prossimi mesi di combattimenti e che sarebbe quindi più prudente accettare ora una concessione territoriale per ridurre ulteriori perdite di vite umane. Gli americani avrebbero persino esplorato soluzioni per rendere più digeribile il compromesso a Zelensky, tra cui la trasformazione dell’area in una zona demilitarizzata o l’adozione del modello coreano, secondo cui ciascuna parte continua a rivendicare l’intero territorio pur non amministrandolo.

Zelensky, tuttavia, continua a ribadire che non possiede “alcun diritto legale” di cedere territori sovrani alla Russia.

Zaporizhzhia: una gestione americana per proteggere l’impianto

Anche il futuro della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, è oggetto di discussione. Il piano contempla la possibilità che non sia più sotto controllo russo e che, in una fase transitoria, possa essere affidata alla gestione statunitense. Per quanto insolita, l’ipotesi piace a vari funzionari ucraini perché offrirebbe una forma di deterrenza diretta contro eventuali attacchi o pressioni da parte della Russia.

Trump: "Confronto duro coi leader europei". Kiev rinuncerebbe al Donbass, in cambio di garanzie di sicurezza come articolo 5 Nato
Zaporizhzhia, centrale nucelare

La posizione di Trump

Donald Trump, dal canto suo, ha adottato toni duri. Ha affermato che Zelensky deve “essere realistico”, ha denunciato “un enorme problema di corruzione” in Ucraina e ha chiesto pubblicamente quando verranno convocate le elezioni nel Paese. Ha inoltre definito “deboli” i leader europei e ha detto che “la Nato mi chiama papà”, sottolineando la dipendenza dell’Alleanza dagli Stati Uniti. L

a risposta ufficiale del governo ucraino al piano Usa è stata inviata da Rustem Umerov a Jared Kushner, arricchita da una serie di commenti e proposte di modifica riguardanti soprattutto la questione territoriale.

Trump: "Confronto duro coi leader europei". Kiev rinuncerebbe al Donbass, in cambio di garanzie di sicurezza come articolo 5 Nato
Donald Trump e Vladimir Putin

Trump ha rivelato di aver discusso “in termini piuttosto duri” con Macron, Starmer e Merz, sottolineando ancora una volta che gli Stati Uniti non intendono dilungarsi oltre nel processo negoziale. Nel frattempo Zelensky ha coinvolto il Parlamento sulla questione del voto, mentre nelle capitali europee si parla apertamente di “giornate frenetiche”.

Il cosiddetto G3 – Francia, Regno Unito e Germania – è tornato a muoversi su diversi fronti. A Bruxelles non manca chi ipotizza che la trattativa possa avvicinarsi alla sua fase finale, anche se resta da capire come Trump reagirà ai tentativi ucraini ed europei di modificare il testo a lui più gradito.

Il ruolo dei Volenterosi

L’attuale negoziato nasce dalla bozza originale a 28 punti, trapelata settimane fa. Gli incontri successivi a Ginevra, Doha e Miami avevano prodotto un documento ridotto a 19 articoli, consegnato a Mosca da Steve Witkoff. Da lì sarebbe tornata una versione annotata dal Cremlino, simile alla prima, che ha costretto Ucraina ed Europa a un nuovo ciclo di confronto sfociato in un ulteriore contro-piano.

Nel frattempo in Germania si indaga su una serie di sorvoli di droni sospetti: Bild e Welt riferiscono che una “traccia” porterebbe a imbarcazioni russe.

Il fronte russo-americano e la posizione di Putin

Il negoziatore russo Kirill Dmitriev ha elogiato apertamente Trump, affermando che le sue parole sui leader europei “dicono la verità”. Forte del nuovo clima favorevole con la Casa Bianca, Putin insiste su un punto centrale: il Donbass, afferma, è “territorio russo” ed è “un fatto storico”.

La telefonata a quattro

Macron ha annunciato di aver parlato con Trump, Starmer e Merz per circa quaranta minuti, in un colloquio che tutti definiscono cruciale per la fase attuale del conflitto. Le capitali europee tentano ora di mantenere un dialogo costante con la Casa Bianca senza indebolire la posizione di Kiev.

Le versioni filtrate da Parigi, Londra e Berlino confermano che i leader hanno discusso degli ultimi sviluppi delle trattative guidate dagli Stati Uniti e hanno espresso apprezzamento per lo sforzo americano di arrivare a una “pace giusta e duratura”. Tuttavia la realtà è più complessa: il piano americano prevede che l’Ucraina rinunci a parti consistenti del proprio territorio, rinunci di fatto all’adesione alla Nato e accetti restrizioni sulla struttura delle proprie forze armate, condizioni che a Kiev vengono percepite come eccessivamente favorevoli a Mosca.

Un negoziato incerto e in salita

Per questo l’Ucraina continua a prendere tempo. Zelensky parla di “lavori in corso” sui venti punti che andranno a costituire la risposta ufficiale al piano statunitense e precisa che i colloqui in programma con la delegazione americana si concentreranno soltanto sulle questioni legate alla ricostruzione economica. Le clausole più controverse restano per ora sospese.

Macron, arrivando in ritardo a un dibattito pubblico, ha spiegato che i tre leader europei stanno cercando un modo per “andare avanti su un tema che riguarda tutti noi”.

Trump: "Confronto duro coi leader europei". Kiev rinuncerebbe al Donbass, in cambio di garanzie di sicurezza come articolo 5 Nato
Volodymyr Zelensky con Emmanuel Macron

Francia, Regno Unito e Germania stanno lavorando su una riformulazione del piano americano che lo renda più accettabile a Kiev e più credibile agli occhi della comunità internazionale. Per loro la priorità sono le garanzie di sicurezza da offrire all’Ucraina dopo un eventuale accordo. I contatti continueranno con una videoconferenza a tre e poi lunedì, con un nuovo summit previsto a Berlino.

La guerra entra dunque in una fase che gli stessi leader definiscono decisiva: da un lato la crescente pressione americana per chiudere rapidamente il dossier, dall’altro le resistenze ucraine a non accettare un accordo percepito come una resa, mentre l’Europa tenta di mediare senza compromettere il legame con l’una o l’altra parte.

Per ora, come ripetono nelle capitali europee, “l’impegno continua”, ma la strada verso una soluzione resta lunga, fragile e costellata di incognite.