Rapallo (GE)

“Team Vannacci – Ezra Pound” a Rapallo: interviene il circolo PD

"Il vero patriottismo non si misura nella chiusura, ma nell’apertura. Non nell’esclusione, ma nella giustizia sociale. Non nel mito del passato, ma nella costruzione coraggiosa del futuro"

“Team Vannacci – Ezra Pound” a Rapallo: interviene il circolo PD
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Dopo la notizia della nascita del “Team Vannacci – Ezra Pound” a Rapallo, interviene il circolo cittadino del Partito Democratico.

Il commento

"Con la nascita del “Team Vannacci – Ezra Pound” a Rapallo assistiamo a un’operazione che tenta di radicare nel nostro territorio una visione del mondo che, come circolo del Partito Democratico di Rapallo rifiutiamo con fermezza e preoccupazione. Non si tratta di una semplice espressione di pluralismo politico, ma della promozione di un impianto ideologico che si richiama al libro Il mondo al contrario di Roberto Vannacci, già oggetto di ampie critiche per i suoi contenuti escludenti, autoritari e regressivi.

Dietro ai vari richiami sulla famiglia, il lavoro e la sicurezza si cela un progetto culturale e politico che propone un’idea di società rigida, chiusa, impermeabile alla complessità del presente. Un progetto che, se portato avanti, rischia di minare i fondamenti della nostra democrazia costituzionale."

I commenti ai punti del manifesto politico

Sulla patria:
Definire l’Italia come una comunità coesa e virtuosa è un’immagine che ignora le disuguaglianze strutturali, le difficoltà sociali ed economiche, le marginalità. Questo tipo di narrazione crea un’identità
fittizia, costruita su un “noi” esclusivo e su un “loro” da cui prendere le distanze. È una dinamica pericolosa, che alimenta diffidenza e divisione.

Sulla sicurezza:
Nessuna società può prosperare senza sicurezza, ma fare della sicurezza l’unica chiave di lettura della realtà porta a giustificare politiche repressive e autoritarie. La vera sicurezza nasce dalla coesione sociale, dalla giustizia, dalla partecipazione, non dal controllo e dalla paura.

Sulla sovranità:
Rivendicare una sovranità assoluta in opposizione al contesto europeo è una scorciatoia retorica che isola l’Italia e ostacola il dialogo multilaterale. La sovranità non può essere disgiunta da cooperazione, solidarietà e responsabilità condivisa. Il sovranismo autarchico non è la risposta alle sfide globali.

Sull’identità:
L’identità culturale non è un blocco immobile, ma il risultato di incontri, contaminazioni, trasformazioni. Pretendere che chi arriva nel nostro Paese si adegui incondizionatamente a valori rigidi e presunti “nostri” significa negare la ricchezza del pluralismo e il valore del confronto.

Sui confini:
Farne un feticcio, sacralizzandoli come inviolabili, è un ritorno a logiche belliciste e paranoiche. I confini vanno governati, non idolatrati. Nessuna comunità può definirsi matura se respinge l’altro a priori, se vede nei migranti una minaccia anziché una realtà da affrontare con umanità e intelligenza politica.

Sulla famiglia:
Imporre un unico modello – padre, madre, figli – significa negare l’esistenza e la legittimità di tanti altri modi di vivere l’affettività e la genitorialità. Famiglie monoparentali, omogenitoriali, ricostituite: tutte realtà concrete, vive, degne di rispetto e tutela. Difendere la famiglia non significa imporre un modello, ma riconoscere tutti i modelli.

Sulle tradizioni:
Le tradizioni vanno valorizzate, ma non trasformate in strumenti di chiusura identitaria. Un Paese che guarda solo al passato si condanna all’immobilismo e all’arretramento. La tradizione deve dialogare con l’innovazione, non contrapporvisi.

Sul lavoro:
Il lavoro viene definito “volano economico”, ma senza affrontare i nodi reali: precarietà, disoccupazione giovanile, delocalizzazione. Senza una lettura strutturale, il tema viene banalizzato e ridotto a retorica, oscurando i diritti dei lavoratori e la dignità del lavoro.

Le dichiarazioni del circolo cittadino

"In sintesi, quello che si presenta come un progetto culturale è, in realtà, una piattaforma politica populista e verticistica, che adotta un linguaggio apparentemente neutro per veicolare un’ideologia regressiva, autoritaria e pericolosa. Con una struttura che prevede “team leader” e centralizzazione del controllo, questo modello organizza micro-comunità ideologiche che rifiutano la complessità del dibattito democratico e mirano a sostituirlo con cerchie chiuse e autoreferenziali.

Dietro parole come “famiglia”, “sicurezza”, “tradizione” si cela un disegno ben preciso: un’Italia rigida, nostalgica, impermeabile alla diversità e al cambiamento. Una società in cui chi non si conforma viene escluso, etichettato come nemico, ridotto al silenzio.

Noi del Partito Democratico di Rapallo diciamo no con decisione a questa visione “al contrario” della realtà. Riaffermiamo con forza i valori che fondano la nostra convivenza civile: pluralismo, diritti, libertà, inclusione. Non accetteremo che Rapallo diventi terreno fertile per la diffusione di ideologie che rifiutano la dignità della differenza e la complessità del presente. Il vero patriottismo non si misura nella chiusura, ma nell’apertura. Non nell’esclusione, ma nella giustizia sociale. Non nel mito del passato, ma nella costruzione coraggiosa del futuro."