Internazionale

Sfiducia a Von der Leyen, Ceccardi: "La Lega non appoggia chi ha danneggiato l'Italia"

Le accuse: gestione disastrosa, agenda ideologica e transizione verde che avrebbe distrutto agricoltura e industria

Sfiducia a Von der Leyen, Ceccardi: "La Lega non appoggia chi ha danneggiato l'Italia"
Pubblicato:
Aggiornato:

La questione del voto di sfiducia alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha evidenziato posizioni divergenti all'interno della politica italiana, in particolare tra la Lega e Fratelli d'Italia, nonostante il governo italiano sia ritenuto forte e compatto sui temi nazionali. È stato annunciato che Fratelli d'Italia (FdI) non voterà la mozione di sfiducia, e anche Forza Italia (FI) sostiene la presidente della Commissione, esprimendo un "no" al voto. Il capogruppo italiano dell'ECR, Procaccini, ha sottolineato che due terzi dei colleghi dell'ECR non hanno sottoscritto la mozione, pur potendo condividere alcuni motivi di censura, perché la ritengono un errore e un "grande regalo" agli avversari politici.

Da Lega sì a sfiducia a Von der Leyen

Al contrario, la Lega appoggia con convinzione la mozione di censura, presentata da una parte dell'ECR e sostenuta dal gruppo sovranista dei Patrioti di cui la Lega fa parte. L'eurodeputata della Lega, Susanna Ceccardi, ha dichiarato che il partito non appoggia chi ha danneggiato l'economia e le imprese italiane con "direttive folli" come quelle sul Green Deal, e che chi vota a favore di von der Leyen se ne assume la responsabilità. Di conseguenza, la Lega voterà "sì" alla sfiducia. Nel centrosinistra, il Movimento 5 Stelle voterà a favore, mentre il Partito Democratico voterà contro la sfiducia.

La posizione della Lega si basa sulla convinzione che la presidente von der Leyen abbia fallito su tutta la linea. La Ceccardi ha affermato in un'intervista a Repubblica che la sua gestione è stata disastrosa, imponendo un'agenda ideologica e accelerando una transizione verde che avrebbe distrutto agricoltura e industria sia produttivamente che occupazionalmente. Si è criticata anche la centralizzazione del potere a scapito della sovranità degli Stati membri, la cattiva gestione della pandemia, e la trasformazione dell'UE in un progetto elitario-autoritario, sostenendo la necessità di ridare voce ai popoli. La mozione di sfiducia viene definita un atto politico chiaro che indica la necessità di una svolta.

In risposta alle accuse di von der Leyen, la quale ha insinuato che coloro che intendono sfiduciarla siano "amici di Putin", la Lega ha categoricamente negato tali affermazioni, definendole "ridicole e strumentali". La Ceccardi ha ribadito che la Lega è amica dell'Italia e degli interessi degli italiani, non di leader stranieri, e ha accusato i governi europei sostenuti dalla von der Leyen di aver fatto "affari d’oro" con Mosca, importando gas russo per anni mentre predicavano sanzioni. Ha inoltre precisato che la Lega è contro la "guerra infinita" e per la pace, non per l'escalation, e che l'Europa di von der Leyen avrebbe alimentato il conflitto invece di cercare soluzioni diplomatiche. La Lega auspica che l'UE cessi di essere un moltiplicatore di spese militari e torni a un ruolo strategico per la stabilità, promuovendo una difesa europea che protegga i confini, tramite Frontex, dall'immigrazione clandestina e da potenziali pericoli terroristici, piuttosto che una "guerra per procura".

Riguardo alla gestione della pandemia, la Ceccardi ha definito una "vergogna" e "disumana" la strumentalizzazione del dolore di Bergamo da parte di von der Leyen, ricordando che la Commissione avrebbe ritardato la risposta, centralizzato l'acquisto dei vaccini con gravi errori e lasciato soli gli Stati nei momenti più critici. La stessa von der Leyen, in difesa, aveva evocato le immagini delle bare di Bergamo e la sensazione che non ci fosse luce in fondo al tunnel, sostenendo che l'Europa della solidarietà fosse riuscita a uscire dalla pandemia.
La mozione di censura si riferisce al cosiddetto "Pfizergate", relativo ai rapporti tra von der Leyen e la società farmaceutica ai tempi della pandemia. La presidente ha negato contatti inappropriati con i rappresentanti delle aziende produttrici di vaccini, pur ammettendo di esserne stata in contatto. Il promotore della mozione, Gheorghe Piperea dell'ECR, ha definito la mozione uno strumento per rafforzare la democrazia e la trasparenza.

A livello europeo, la mozione sta creando difficoltà nel dialogo tra il Partito Popolare Europeo (PPE) e l'ECR, poiché il PPE cerca di non dipendere dai voti socialisti. Il leader del PPE, Manfred Weber, ha espresso preoccupazione per l'adesione del PiS polacco a quella che ha definito un'"alleanza filo-russa". I Socialisti & Democratici (S&D) hanno dichiarato che non voteranno la mozione, mettendo in discussione con chi il PPE intenda governare e minacciando l'astensione se von der Leyen non invierà segnali precisi. Sandro Gozi di Renew ha osservato che von der Leyen sta ora scoprendo chi sono veramente i conservatori dell'ECR, criticando lei e Weber per aver loro aperto le porte. I 5 Stelle, pur vedendo la mozione come un "regolamento di conti" nella destra, hanno confermato il loro voto di sfiducia.
È considerato difficile che la mozione di sfiducia passi, poiché richiede i due terzi dei votanti che rappresentino almeno la maggioranza assoluta dei 720 europarlamentari.

Infine, in un contesto parallelo ma significativo, è stata ufficializzata la notizia delle dimissioni di Elisabetta Belloni dal ruolo di consigliera diplomatica di Ursula von der Leyen. La Commissione europea ha confermato le dimissioni, motivate da un disagio manifestato dall'ambasciatrice per un rapporto compromesso con Bjoern Siebert, il potente capo di gabinetto di von der Leyen, ritenuto capace di negare l'accesso alla presidente e di condizionare il lavoro dei direttori generali. Sebbene la von der Leyen avesse tentato di trattenerla, la Belloni, che a gennaio aveva già lasciato anzitempo il DIS, ha deciso di dimettersi, pur continuando a lavorare alle missioni dei vertici dell'Unione in Cina e India. Il suo futuro in Italia è ancora incerto, con ipotesi di una "pausa" o di una nomina pubblica.