Lecco (LC)

Centrale termica al Caleotto, scontro tra Pd e Lega sulla posizione di Simonetti

Il Pd ne aveva chiesto le dimissioni, evidenziando l'incompatibilità tra il suo ruolo di presidente di Acinque Energia e la sua presenza al gazebo della Lega per raccogliere firme contro il progetto

Centrale termica al Caleotto, scontro tra Pd e Lega sulla posizione di Simonetti

Centrale termica al Caleotto, scontro tra Pd e Lega in merito alla posizione di Stefano Simonetti. In particolare, il Pd ne aveva chiesto le dimissioni, evidenziando l’incompatibilità tra il suo ruolo di presidente di Acinque Energia e la sua presenza al gazebo della Lega per raccogliere firme contro il progetto. Di seguito riportiamo i rispettivi interventi.

Centrale termica al Caleotto, scontro tra Pd e Lega sulla posizione di Simonetti

“In merito alle dichiarazioni del Partito Democratico lecchese e alle richieste di dimissioni avanzate nei confronti di Stefano Simonetti, la Lega Città di Lecco intende chiarire una volta per tutte alcuni aspetti che, evidentemente, continuano a non essere compresi — o forse si preferisce non comprendere per pura convenienza politica. Abbiamo spiegato più volte, con chiarezza e trasparenza, che un conto è l’iter autorizzativo tecnico, un conto è la scelta politica. Confondere i due piani è come prendersela con chi rilascia la patente e poi accusarlo se chi ha ottenuto la licenza causa incidenti per eccesso di velocità. La domanda è semplice: la colpa è di chi rilascia la patente o di chi schiaccia troppo sull’acceleratore? Qui è la maggioranza consiliare che sostiene l’amministrazione Gattinoni che ha votato a favore delle deroghe urbanistiche concesse alla centrale a gas del Caleotto, nessun altro l’ha fatto, né in provincia né in regione si è votato su quell’atto e solo il consiglio comunale di Lecco si è espresso e tutto il centrodestra ha votato compattamente contro. Nel caso specifico, non vi è alcun atto approvato che sia in capo agli organi di indirizzo politico di Regione o Provincia. Parliamo di procedimenti tecnici, istruiti da uffici competenti, secondo le norme vigenti. Attribuire responsabilità politiche a chi non ha competenza diretta su tali atti è, nella migliore delle ipotesi, superficialità; nella peggiore, malafede politica. Quando non si hanno argomenti solidi, si sceglie la via più semplice: attaccare le persone. È quello che sta facendo il PD lecchese, spostando il dibattito dal merito delle questioni a un terreno di puro fango mediatico. E visto che il PD oggi si erge a paladino della morale e della coerenza, ci permettiamo di porre una domanda: lo stesso metro di giudizio che oggi usano contro Stefano Simonetti, lo applicano anche dentro casa loro?
Perché dai canali social del PD vediamo la presidente di Linee Lecco, Agnese Massaro, presente ai gazebo del partito — il 27 settembre e il 18 ottobre — a sostegno del candidato sindaco Mauro Gattinoni. E allora chiediamo: con quale spirito partecipa la presidente di una società pubblica, controllata al 100% dal Comune di Lecco, ad un’iniziativa politica di parte? È corretto che chi guida un’azienda partecipata dal Comune prenda parte ad attività di propaganda del partito che l’ha nominata? Se il PD vuole davvero parlare di etica e coerenza, cominci a guardare dentro le proprie mura. Perché, altrimenti, la morale a senso unico diventa solo ipocrisia. La Lega Città di Lecco respinge con forza ogni tentativo di strumentalizzazione e conferma la piena fiducia in Stefano Simonetti, che ha sempre agito nel rispetto delle regole, dei ruoli istituzionali e della trasparenza amministrativa”.

“Nessun agguato, nessuna strumentalizzazione, nessun “metodo fascista”: la reazione dei salviniani è del tutto spropositata – ribatte Fausto Crimella del Pd Città di Lecco – Quella che si è consumata sabato è semplicemente la cronaca di un clamoroso autogol politico firmato Carlo Piazza e Lega. Invece di riconoscere l’errore, si è preferito alzare un polverone e spostare l’attenzione, tirando in mezzo persone e soggetti che non c’entrano nulla. Il Partito Democratico non ha mai messo in discussione la libertà di militanza di alcun cittadino, nemmeno del presidente Simonetti: ma è evidente a chiunque la grande incoerenza e la totale incompatibilità tra il suo ruolo istituzionale (presidente di Acinque Energia) e la partecipazione a un gazebo di raccolta firme contro il progetto della società di cui lui stesso fa parte (Acinque Energy Greenway, partecipata al 70% da Acinque), con tanto di manifesti e volantini in bella vista e a favore di macchina fotografica. La Lega, anziché rispondere con toni piccati o riferirsi alla presenza di Simonetti come – con una semi citazione – “al gazebo a sua insaputa”, dovrebbe fare azioni concrete: se il partito ritiene che il progetto di teleriscaldamento sia così sbagliato, perché non avvia la raccolta firme per un referendum consultivo provinciale (art. 15 dello Statuto della Provincia di Lecco), invece di continuare una sterile polemica che non incide in alcun modo sul processo autorizzativo, gestito dalla Provincia presieduta proprio da un suo esponente? O perché non impugna la delibera al TAR? E infine, la domanda resta la stessa: il presidente Simonetti è a favore o contro il progetto del teleriscaldamento di Acinque e del futuro polo del calore del Caleotto? Non serve una guerra di parole: bastano due righe, chiare e pubbliche, per dissipare ogni equivoco. Ogni minuto di silenzio, invece, non fa che aumentare l’imbarazzo e rendere più evidente ciò che per molti è ormai una conclusione logica: le dimissioni sono l’unico atto coerente”.