Ci sono storie industriali che non si limitano a produrre materiali: producono identità. Unicalce, fondata nel 1923 e cresciuta grazie soprattutto all’intraprendenza del geometra Giuseppe Colombo fino a diventare il primo produttore italiano di calce, appartiene a questa categoria ristretta. Oggi una nuova pagina si apre nel suo lungo percorso: i fratelli Luigi e Giulio Gnecchi, azionisti di riferimento e custodi della visione che ha guidato l’azienda per generazioni, hanno deciso di cedere le proprie partecipazioni. Una scelta che segna un passaggio simbolico e sostanziale: la bandiera cambia, ma l’eredità resta.
Quando più di un secolo fa venne acceso il primo forno a Lecco-Maggianico, nessuno poteva immaginare che da quella fiamma sarebbe nato un gruppo nazionale con undici stabilimenti, un fatturato annuo di 230 milioni di euro, ben solida, senza debiti e un ruolo centrale nella filiera industriale italiana ed europea. Eppure, è accaduto. È accaduto grazie a una visione imprenditoriale che, con discrezione e concretezza, ha saputo trasformare una fornace locale in un protagonista della crescita economica del Paese.
Unicalce: un secolo di storia industriale italiana passa in mani belghe
La presenza della famiglia Gnecchi ha rappresentato negli anni molto più di una partecipazione azionaria: è stata architettura culturale, continuità strategica, radicamento nei territori. L’azienda è cresciuta seguendo un ritmo che combinava tradizione e innovazione, ampliando i propri impianti e reinventando i processi senza mai perdere la propria identità. Dai 2 forni originari ai 22 degli anni successivi, dai primi impianti artigianali alle moderne linee produttive digitalizzate, Unicalce ha camminato lungo un secolo di evoluzioni industriali restando un punto fermo.
La scelta di passare il testimone non è un passo indietro, ma un gesto di continuità: la consapevolezza che anche le storie più solide devono aprirsi a nuovi orizzonti per continuare a prosperare. Un’impresa centenaria non vive solo grazie alle sue fondamenta, ma grazie a chi sa rinnovarne il futuro. E questo è il senso profondo dell’operazione odierna.
La nuova proprietà, il gruppo belga Carmeuse (già socio), erediterà non soltanto stabilimenti e impianti, ma una reputazione costruita con pazienza, competenza e responsabilità. E soprattutto un patrimonio umano di ben 500 collaboratori, tecnici e professionisti che hanno trasformato la calce in un elemento essenziale della modernizzazione italiana: dalle costruzioni all’acciaio, dalla chimica all’ambiente.
Oggi Unicalce non chiude un ciclo: lo consegna. E nel farlo ribadisce la solidità di una storia che ha attraversato un secolo senza perdere la sua fisionomia. In un Paese che spesso vede dissolversi i suoi grandi nomi industriali, l’uscita dei fratelli Gnecchi non è un addio, ma un passaggio di testimone che parla di fiducia. Fiducia nel passato che ha costruito. Fiducia nel futuro che altri sapranno guidare.
Il 28 marzo 2023 aveva festeggiato i cento anni della fondazione dell’Industria Lombarda delle Calci in Zolle Gnecchi-Donadoni. Ben 102 anni fa, infatti, veniva posato il primo solido mattone lungo il percorso che ha portato Unicalce ad essere quella bella e solida realtà aziendale che è oggi. Una straordinaria avventura imprenditoriale nata con due forni alimentati a legna e installati a Lecco-Maggianico. Una storia ricca di intraprendenza, di innovazione, di indiscusse capacità imprenditoriali, di alleanze e acquisizioni che nel corso degli anni si è trasformata nella storia del più grande produttore italiano di calce.
Al posto dei due piccoli forni oggi ci sono 22 forni e 11 stabilimenti distribuiti in Italia – compreso l’headquarter di Lecco – con una capacità produttiva di oltre 2 milioni di tonnellate all’anno a cui si aggiungono i 4 impianti di produzione di premiscelati per l’edilizia. Crescita che ha favorito l’apertura di nuovi mercati in Italia e all’estero. Anche grazie agli investimenti in ricerca e nello sviluppo di soluzioni sostenibili per la produzione di calce e per ridurre sensibilmente l’impatto delle proprie attività. Un colosso che ha iniziato ad affrontare le grandi sfide del futuro come la decarbonizzazione, l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili e più in generale la sostenibilità del proprio operato. Un’azienda che ha sempre mantenuto fede ai propri valori e principi fondanti: competenza, affidabilità e professionalità.
Un’industria fondamentale per l’economia e la vita di tutti i giorni. La calce infatti è indispensabile per l’acciaio e quindi per tutta la filiera della metalmeccanica. La calce si trova pure negli impianti di depurazione (acque, fumi e fanghi), nel vetro, nell’asfalto, in agricoltura e nell’edilizia. E poi trova molte applicazioni nell’industria chimica e mineraria, fino all’estrazione del litio utilizzato per le batterie degli smartphone.
Insomma Unicalce è un vero gioiello che fattura 230 milioni di euro e occupa oltre 500 dipendenti.

