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Prorogata l’etichettatura d’origine, Italia leader nella trasparenza dei prodotti agroalimentari

Il caravaggino Borella (Coldiretti): "Sapere da dove viene ciò che mangiamo, significa poter scegliere in modo consapevole e difendere Made in Italy”

Prorogata l’etichettatura d’origine, Italia leader nella trasparenza dei prodotti agroalimentari

L’Italia conferma il proprio ruolo di apripista nelle politiche di trasparenza e sicurezza alimentare, prorogando i decreti sull’etichettatura d’origine, che estendono fino al 31 dicembre 2026 il regime sperimentale sull’indicazione in etichetta della provenienza dell’ingrediente primario.

Coldiretti plaude

La misura, accolta con soddisfazione da Coldiretti, riguarda prodotti simbolo della dieta e dell’agroalimentare italiano come pasta, riso, pomodoro, carni suine trasformate, latte e derivati lattiero-caseari.

“L’etichettatura d’origine è uno strumento fondamentale di trasparenza verso i cittadini e di tutela per il lavoro degli agricoltori italiani – afferma il presidente di Coldiretti Bergamo Gabriele Borella – Sapere da dove viene ciò che mangiamo significa poter scegliere in modo consapevole, difendere la salute e valorizzare le produzioni nazionali, contrastando la concorrenza sleale che danneggia il Made in Italy”.

L’etichettatura obbligatoria rappresenta una storica battaglia di Coldiretti, portata avanti per garantire maggiore chiarezza, favorire la tracciabilità dei prodotti e tutelare i consumatori. Un impegno che ha già prodotto risultati concreti: oggi l’indicazione di origine interessa circa l’80% della spesa alimentare degli italiani.

Gabriele Borella

La sfida è europea

La sfida non si ferma ai confini nazionali. Coldiretti ha infatti rilanciato la propria azione anche a livello europeo, promuovendo una proposta di legge di iniziativa popolare per rendere obbligatoria l’indicazione di origine su tutti gli alimenti commercializzati nell’Unione europea.

“È indispensabile una normativa europea chiara e uniforme – prosegue Borella – per mettere fine all’italian sounding e all’italianizzazione dei prodotti ottenuta attraverso trasformazioni minime che nulla hanno a che fare con l’origine reale delle materie prime”.

Una richiesta che trova un ampio consenso tra i cittadini. Secondo l’ultimo rapporto Coldiretti/Censis, l’87% degli italiani considera l’origine italiana un valore aggiunto e sarebbe disposto a spendere qualcosa in più per prodotti garantiti. Una sensibilità che coinvolge anche oltre l’85% delle famiglie a reddito più basso, per le quali qualità, sicurezza e salubrità restano priorità irrinunciabili anche nei momenti di difficoltà economica.