Nazionale

Istat, salari reali inferiori dell’8,8% rispetto al 2021

A settembre 2025 aumenti del 2,6% su base annua

Istat, salari reali inferiori dell’8,8% rispetto al 2021

Le retribuzioni in Italia restano significativamente inferiori ai livelli pre-pandemia. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, a settembre 2025 i salari reali risultano ancora più bassi dell’8,8% rispetto a gennaio 2021.

Il dato emerge dal report trimestrale relativo al periodo luglio-settembre, che evidenzia un rallentamento della crescita tendenziale rispetto al trimestre precedente, pur mantenendo un ritmo superiore all’andamento dei prezzi al consumo.

Il potere d’acquisto resta basso complice l’aumento dei prezzi

Nel dettaglio, l’indice delle retribuzioni orarie è rimasto stabile rispetto ad agosto, mentre registra un incremento del 2,6% su base annua rispetto a settembre 2024. Il rialzo è trainato soprattutto dalla Pubblica amministrazione, dove l’aumento medio delle buste paga raggiunge il 3,3%, contro il 2,3% nell’industria e il 2,4% nei servizi privati. Tra i comparti che mostrano le crescite più consistenti figurano i ministeri (+7,2%), il settore militare e della difesa (+6,9%) e le attività dei vigili del fuoco (+6,8%).

Nonostante l’incremento nominale delle retribuzioni, il potere d’acquisto dei lavoratori non è ancora tornato ai livelli precedenti la crisi pandemica, complice l’aumento dei prezzi registrato nel triennio 2021-2023. Alla fine di settembre, i 46 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 56,9% dei dipendenti – circa 7,5 milioni – e corrispondono al 54,6% del monte retributivo complessivo. I contratti in attesa di rinnovo sono 29 e coinvolgono circa 5,6 milioni di lavoratori, pari al 43,1% del totale.

circolare ministero difesa esercito
Tra i comparti che mostrano le crescite più consistenti figurano i ministeri, il settore militare e della difesa

Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra settembre 2024 e settembre 2025, è passato da 18,3 a 27,9 mesi; per il totale dei dipendenti da 9,6 a 12,0 mesi. Nel periodo gennaio-settembre 2025, la retribuzione oraria media è cresciuta del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.

“Nel terzo trimestre 2025, la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali ha rallentato rispetto al trimestre precedente, pur mantenendosi al di sopra dell’inflazione. L’indebolimento della dinamica salariale è sintesi di un marcato rallentamento nel settore industriale, di una sostanziale stabilità nei servizi privati e di una lieve accelerazione nel comparto pubblico, a seguito dell’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale”, osserva l’Istat.