Dal 10 al 21 novembre, cinquantamila delegati da tutto il mondo si sono riuniti a Belém, nel cuore dell’Amazzonia, per la trentesima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP30).

Una cornice fortemente simbolica: la città brasiliana è la porta d’ingresso della foresta amazzonica, mentre ricorrono dieci anni esatti dall’Accordo di Parigi, che impegnò i Paesi del mondo a contenere l’aumento delle temperature entro i 2°C.
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Non a caso, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva l’ha definita “la COP della verità”, quella in cui la comunità internazionale deve dimostrare se è ancora in grado di cooperare per evitare il collasso climatico globale.

Le premesse, tuttavia, non sono incoraggianti: il segretario generale dell’ONU António Guterres ha riconosciuto che gli obiettivi climatici di Parigi sono ormai fuori portata, e il premier britannico Keir Starmer ha espresso lo stesso pessimismo.
This is why COP30 matters. pic.twitter.com/rC6mhsgzfC
— Keir Starmer (@Keir_Starmer) November 7, 2025
Sul fronte opposto, Ursula von der Leyen ha promesso che “l’Europa farà la sua parte”, confermando l’impegno dei 27 Stati membri – Italia compresa – a ridurre le emissioni del 90% entro il 2040, ma “con flessibilità”, anche attraverso i crediti di carbonio. Un equilibrio che il ministro italiano Antonio Tajani ha definito “un giusto compromesso”, aggiungendo che “la transizione energetica non può avere costi economici e sociali troppo alti”.
Pesa l’assenza degli Usa, mentre la Cina avanza.
Lula apre la Conferenza: “Basta fossili e negazionismo”
Aprendo ufficialmente i lavori, Lula da Silva ha pronunciato un discorso che ha posto l’Amazzonia al centro dell’agenda politica. Ha invitato “l’umanità, in modo giusto e pianificato, a superare la sua dipendenza dai combustibili fossili, a invertire la deforestazione e a mobilitare risorse per questi scopi”.
Ha poi lanciato un appello contro i negazionisti climatici:
“Gli oscurantisti rifiutano non solo la scienza, ma anche il progresso del multilateralismo. Controllano gli algoritmi, diffondono odio e attaccano la scienza e le università. Dobbiamo sconfiggerli ancora una volta”.
“A COP 30 será a COP da Verdade. É momento de impor uma nova derrota aos negacionistas” – Lula, em discurso de abertura da COP 30, em Belém pic.twitter.com/g1WYV2TSkk
— PT Brasil (@ptbrasil) November 10, 2025
Ma il presidente brasiliano è stato anche criticato: il Brasile è oggi il nono produttore mondiale di petrolio e punta a incrementare la produzione con nuovi giacimenti come quello di Búzios. Una contraddizione che diversi media internazionali hanno definito “ipocrita” rispetto ai toni del suo intervento.
“La COP dell’attuazione”
Nel discorso di apertura, il presidente della COP30, il diplomatico brasiliano André Corrêa do Lago, ha invitato i delegati a concentrarsi su risultati concreti:
“Questa deve essere la COP dell’attuazione. Il programma d’azione che abbiamo costruito indicherà molte strade da percorrere”.
Belém—at the heart of the Amazon—welcomes the world to #COP30.
Ambassador André Corrêa do Lago (@cop30nobrasil) sets a people-centered agenda: implementation, equity & climate justice, backed by stronger Brazil–India cooperation.
What do you expect from #COP30Brazil? pic.twitter.com/ajZ8akj6Cs— Ambassador of Brazil to India (@BrazilEmbassyIN) November 10, 2025
Corrêa do Lago ha ricordato che, dieci anni fa, si temeva un aumento di 4°C rispetto ai livelli preindustriali, mentre oggi la sfida è limitare il riscaldamento a 1,5°C.
“Abbiamo ridotto molto le emissioni, ma dobbiamo lavorare con umiltà e realismo, perché mancano ancora molte cose e abbiamo un’immensa responsabilità”, ha aggiunto.
L’assenza di Meloni e la posizione italiana
L’Italia è rappresentata dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che ha spiegato l’assenza della premier Giorgia Meloni, impegnata in altri incontri istituzionali. Pichetto ha ricordato che il nostro Paese ha stanziato complessivamente 3,44 miliardi di euro per la cooperazione climatica internazionale, e ha sottolineato che “l’Italia è un Paese che rispetta tutti gli accordi internazionali, perseguendo il Piano Mattei e unendo pubblico e privato nella transizione energetica”.

L’obiettivo, ha aggiunto, è “costruire partenariati efficaci per una transizione giusta, in cui tutti i Paesi, non solo l’Europa, abbiano un ruolo attivo”. Il ministro ha ribadito che “sul clima non sono ammessi passi indietro”, pur ricordando la necessità di bilanciare sostenibilità e stabilità economica.
Gli Stati Uniti si sfilano, Newsom accusa Trump
Grande assente della COP30 è Donald Trump. La Casa Bianca ha confermato che gli Stati Uniti non invieranno rappresentanti di alto livello, proseguendo la linea di disimpegno già vista nei suoi precedenti mandati.
Un funzionario ha dichiarato che il presidente “dialoga direttamente con i leader mondiali sulle questioni energetiche”, ma la portavoce Taylor Rogers ha definito la politica climatica internazionale “una truffa verde che avrebbe ucciso l’America”.

Il governatore della California, Gavin Newsom, ha duramente criticato questa scelta:
“Sono qui perché nessun rappresentante del governo statunitense è venuto a Belém. È un vuoto sorprendente, un completo capovolgimento dei progressi compiuti durante l’amministrazione Biden”.
🚨🌎 Gavin Newsom at COP30 in Brazil
“I’m stunned – I’ve got 4 Kids – what the hells going on with my Country – not one person in the Administration showed any respect to you”
The Commie California Governor is furious nobody in America is taking Climate Change seriously… pic.twitter.com/IleYSgN1kf
— Concerned Citizen (@BGatesIsaPyscho) November 10, 2025
L’assenza di Washington costringe l’Unione Europea a rappresentare da sola il Nord globale, ma anche Bruxelles arriva indebolita: gli obiettivi al 2035 sono stati ammorbiditi e la transizione rallenta, sotto la pressione dei partiti conservatori (fra cui l’Italia) e dei costi energetici.
La Cina colma il vuoto: energia pulita e leadership globale
Mentre l’Occidente arretra, la Cina si propone come guida della transizione energetica mondiale. Pechino, primo produttore di pannelli solari e tecnologie a basse emissioni, ha presentato nuovi piani climatici che prevedono una riduzione delle emissioni del 7-10% entro il 2035.
Più della metà della capacità elettrica cinese è già rinnovabile e una su due delle nuove auto vendute è elettrica.
“La riduzione dell’entusiasmo del Nord mostra che il Sud si sta muovendo. La Cina offre soluzioni per tutti, non solo per sé stessa”, ha commentato Corrêa do Lago.
L’allarme dell’UNHCR: crisi climatica e sfollamenti di massa
Durante la COP30, l’Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) ha pubblicato un nuovo rapporto che descrive un circolo vizioso tra guerre, disastri naturali e migrazioni forzate. Oggi 117 milioni di persone sono state costrette a fuggire da guerre e persecuzioni, e tre su quattro vivono in Paesi esposti a rischi climatici estremi. Negli ultimi dieci anni, gli eventi meteorologici hanno causato 250 milioni di sfollati interni, circa 70.000 al giorno.
“Gli eventi estremi stanno distruggendo case, mezzi di sussistenza e servizi essenziali. Molte famiglie fuggono due volte, dalla guerra e dal clima”, ha dichiarato l’Alto Commissario Filippo Grandi, chiedendo più fondi per la protezione e la resilienza climatica.
Le richieste dell’UNICEF: proteggere i bambini
Anche l’UNICEF ha rivolto un appello ai leader mondiali, chiedendo tre azioni prioritarie:
- Proteggere i bambini e i servizi essenziali, aumentando i fondi climatici destinati a loro.
- Ridurre rapidamente le emissioni e rispettare gli impegni internazionali.
- Coinvolgere i giovani nei processi decisionali, includendoli come “agenti di cambiamento” nelle delegazioni nazionali.
I nuovi impegni di Belém: foreste, metano e biocarburanti
Un fondo per le foreste tropicali. L’annuncio simbolo di questa COP è la creazione del Tropical Forest Finance Fund (TFFF), un fondo che incentiva i Paesi a preservare la foresta anziché distruggerla, garantendo compensazioni economiche per ogni ettaro salvato.
Già oltre 50 Paesi hanno aderito con più di 5 miliardi di dollari: Brasile e Indonesia contribuiranno con 1 miliardo ciascuno, la Norvegia con 3 miliardi, mentre Francia, Portogallo e Germania hanno promesso ulteriori fondi.
Non mancano però critiche: secondo Rainforest Action Network, “senza regole chiare, il TFFF rischia di diventare un meccanismo inefficace intrappolato in un sistema fallimentare”.
Lotta al metano. Sette Paesi – tra cui Francia, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone – si sono impegnati a ridurre quasi a zero le emissioni di metano legate all’energia fossile, considerate “il modo più rapido per rallentare il riscaldamento globale”.
Brasile e Regno Unito hanno inoltre avviato un programma triennale da 150 milioni di dollari per ridurre i cosiddetti “superinquinanti” nei Paesi in via di sviluppo.
Biocarburanti e carburanti sostenibili. Diciannove Paesi, inclusi Brasile, Canada e Giappone, hanno firmato una dichiarazione per quadruplare l’uso di carburanti sostenibili entro il 2035, puntando su idrogeno, biogas e biocarburanti. Tuttavia, diverse ONG mettono in guardia dal rischio di nuovi impatti sull’uso del suolo e la sicurezza alimentare.
Le sfide ancora aperte: finanza e ambizioni
Sotto la presidenza brasiliana, la COP30 dovrà sciogliere i nodi lasciati dai vertici precedenti. Il successo del summit sarà misurato sulla capacità di ridurre il divario tra le promesse e le emissioni reali, e fra gli impegni finanziari annunciati e i fondi effettivamente versati.
Il segretario esecutivo dell’UNFCCC, Simon Stiell, ha ricordato che “i piani senza fondi non possono funzionare”.
The Paris Agreement is working to deliver real progress.
But we must strive valiantly for more.
Each action to build resilience helps save lives, strengthen communities and protect the global supply chains that every economy depends on.#COP30 pic.twitter.com/57oIlYxTT4
— Simon Stiell (@simonstiell) November 10, 2025
La “Baku to Belém Roadmap”, varata lo scorso anno, punta ad aumentare i finanziamenti globali per il clima da 300 miliardi a 1,3 trilioni di dollari entro il 2035, ma restano ancora assenti meccanismi vincolanti.
Sullo sfondo, l’obiettivo dell’Accordo di Parigi – limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C – appare più lontano che mai. Come ha avvertito Jim Skea, presidente dell’IPCC, “superare questa soglia è ormai quasi inevitabile, ma riportare il riscaldamento al di sotto è ancora possibile, se si agirà subito con decisione e coraggio”.