Presentata a Torino in Casa Coldiretti-Mercato del Corso il primo report sull’andamento dell’economia agricola del Torinese. La presentazione è avvenuta oggi ricorrenza di San Martino, tradizionale data di termine dell’annata agraria.
La presentazione dei dati
I dati sono stati elaborati e presentati dal responsabile economico di Coldiretti Piemonte, Franco Ramello ed evidenziano come la nostra produzione di cibo sia sempre più influenzata da cambiamento climatico, da effetti di crisi geoeconomiche e da speculazioni internazionali.
«Abbiamo deciso di presentare il rapporto sull’andamento delle produzioni agricole – spiega il direttore di Coldiretti Torino, Carlo Loffreda – per offrire uno spaccato di un settore, che non a caso è da sempre definito “settore primario”, ma di cui troppo spesso sfugge l’importanza. Per il capoluogo, anche con la sua storia industriale, e per la sua provincia l’agricoltura non è la Cenerentola del tessuto economico ma è un settore protagonista che muove altri settori come quello industriale alimentare, la ristorazione, il turismo, la promozione stessa di Torino e delle sue eccellenze».
Coldiretti Torino ricorda che l’agricoltura del territorio è produzione di cibo, è distribuzione per vendita diretta o per conferimento alla catena della distribuzione, è sicurezza alimentare, è paesaggio, è qualità della ristorazione, è cura dell’ambiente e del territorio, è presidio nelle zone rurali, è servizi multifunzionali dalle fattorie didattiche alle aziende agricole sociali, dagli agriasili agli agriturismi.
«In panorama economico torinese dove è cessata la preminenza della grande industria automobilistica, con una città che cerca di costruire un nuovo futuro la produzione alimentare primaria si candida ad essere volano di innovazione nelle tecniche e nei prodotti, un settore a disposizione di nuovi scenari economici che partano dalla produzione di cibo Made in Torino e Made in Piemonte».
I dati 2025 mettono in luce una carenza di produzioni locali in particolare di carne e di latte così come una carenza di cereali.
«È importante che i cittadini-consumatori conoscano le dinamiche della produzione del cibo nel nostro territorio – sottolinea il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Se chiudono le aziende agricole perché i costi di produzione sono troppo alti o perché gli agricoltori si trovano ad affrontare gli investimenti imposti dalla crisi climatica è un problema di tutti. Le nostre produzioni locali sono sempre più importanti per preservare gli approvvigionamenti di cibo che arriva sulle nostre tavole, ma queste subiscono le dinamiche del clima, dei mercati internazionali, delle pratiche sleali, della mancanza di promozione del cibo di qualità tra i consumatori ad iniziare dalla ristorazione collettiva. Conoscere l’economia agricola significa conoscere che fine farà il nostro cibo».
Il calo delle imprese agricole e lo spostamento verso un’agricoltura giovane e sempre più al femminile
Le imprese agricole attive di Torino e provincia sono 11.094 con una prevalenza nella produzione di fonti primarie di proteine animali, seguita dalla produzione di cereali e dall’ortofrutta. In quasi assoluta prevalenza si tratta di coltivatori diretti con aziende a conduzione familiare che vivono sul territorio da generazioni.
La composizione cambia con una crescita delle aziende agricole condotte da donne (oltre il 30%) e con un ricambio generazionale in atto (oltre il 40% under 40).
Ma il numero è in vistoso calo: in 10 anni il numero è sceso del 10%.
La produzione di cibo torinese tra cambiamento climatico e crisi geopolitiche
Sia le produzioni vegetali che le produzioni animali risentono sempre più dei fenomeni legati al clima sempre più caldo.
I danni si sono visti soprattutto su cereali e orticole per grandinate, bombe d’acqua e venti di tempesta quando le piantine erano ancora in fase di crescita mentre i terreni allagati hanno provocato il soffocamento delle piantine soprattutto di mais e costretto alle risemine con perdita di produzione.
Il caldo di fine primavera e inizio estate ha prodotto fenomeni di scottatura della frutta, anche se in misura minore rispetto all’anno scorso.
Importante anche l’arrivo massiccio di parassiti come la Popillia japonica, il coleottero giapponese che ha distrutto le viti del Canavese e che si prevede sarà una minaccia importante con l’arrivo della prossima primavera con la crescita delle larve.
Anche la Dermatite dei bovini e il virus della Lingua Blu sono effetti del cambiamento climatico che, in questo caso hanno colpito bovini e ovini.
In questo quadro, l’agricoltura torinese risente anche degli effetti della speculazione mondiale sul cibo e delle crisi di approvvigionamento di materie prime come i fertilizzanti dovuti alle crisi politiche globali.
«In sostanza – ricorda Franco Ramello – alcune produzioni vegetali, soprattutto le produzioni cerealicole, foraggere e quelle industriali hanno maggiormente risentito delle elevate temperature abbinate a precipitazione piovose improvvise, con effetti importanti sia sulle rese che sulla qualità.
Il settore frutticolo continua a dipendere da quotazioni insufficienti anche se migliorate. La zootecnia vive un momento di remunerazione interessante ma che risente dei costi altissimi di produzione. Su tutti il comparto della carne bovina che ha registrato una crescita dei prezzi; stabili gli altri settori, dal latte vaccino, all’avicolo e il suinicolo, a differenza del cunicolo alle prese ancora con una difficile ripresa. Segno positivo anche per le uova e finalmente una stagione positiva per l’apicoltura dopo annate estremamente complicate.
Il settore cerealicolo, complessivamente, ha registrato una buona qualità e quantità, ma la remunerazione continua ad essere insoddisfacente, proprio per effetto dei fenomeni speculativi.
Tengono sostanzialmente il settore florovivaistico, pur con qualche difficoltà, e il biologico.
Per la nostra vitivinicoltura l’annata è da considerarsi buona anche se con vistosi cali locali di produzione dovuti ai parassiti. Ma il settore del nostro vino deve confrontarsi con lo spauracchio dei dazi USA e i cambiamenti degli scenari delle esportazioni.
L’economia agraria 2025 in sintesi
Settore bovino da carne.
Negli ultimi mesi della scorsa annata agraria, in particolare da agosto 2024 si era assistito ad una ripresa delle quotazioni dei bovini, sia da allevamento che da macello.
Questo trend è proseguito costantemente per tutto il 2025 portando i listini a livelli record. Il trend è dovuto alla mancanza di carne sul mercato che dipende al 50% dalle importazioni.
Settore lattiero-caseario
Ancora un’annata con il segno positivo per il comparto del latte vaccino nazionale e anche piemontese.
In termini di volumi la produzione piemontese nel periodo ottobre 2024/settembre 2025 (ultimi dai disponibili) si conferma sugli stessi livelli dello scorso anno a 1,2 milioni di tonnellate.
Il Piemonte rimane il quarto produttore nel panorama nazionale, dopo Lombardia, Emilia Romagna e non molto distante dal Veneto. Il Piemonte rappresenta il 9% della produzione italiana.
Anche la produzione italiana rimane stabile nell’ordine delle 13 milioni di tonnellate ed in leggero aumento rispetto allo scorso anno.
Secondo i dati riportati sul portale dell’Anagrafe Nazionale Zootecnica (BDN – Banca Dati Nazionale), nella nostra regione sono quasi 1.300 (1.271) gli allevamenti specializzati nella produzione di latte vaccino, l’80% concentrato nelle province di Cuneo (526) e Torino (487) e che producono rispettivamente il 57% e il 29% del latte piemontese.
Sul fronte del mercato anche in quest’annata agraria gli allevatori hanno ottenuto complessivamente buoni riscontri, con prezzi che si sono collocati stabilmente al di sopra dei livelli del 2024.
Settore suinicolo
Ancora un’annata all’insegna del pericolo della Peste Suina Africana che, per fortuna, non ha ancora toccato gli allevamenti del Torinese. Le quotazioni sono rimaste ancora soddisfacenti anche se non c’è stato il crollo temuto.
Settore frutticolo
Nel corso del 2025 la produzione frutticola in Piemonte è stata favorevolmente condizionata dal caldo asciutto nel periodo estivo, che ha influito sulle caratteristiche qualitative della frutta prodotta. Purtroppo per alcune specie, l’alternanza di produzione unita alle piogge nel periodo della fioritura, hanno ridotto notevolmente il potenziale produttivo.
Purtroppo, anche in un quadro di mercato abbastanza favorevole, sia a livello italiano che europeo, ancora una volta si sono evidenziate le pesanti criticità strutturali della filiera: l’elevata frammentazione dell’offerta commerciale continua ad essere il principale punto debole della filiera produttiva regionale. Inoltre, la mancanza di una distintività efficace rende il prodotto piemontese più debole e meno riconoscibile dal consumatore rispetto a quello di altri competitor.
Settore cerealicolo
Cereali autunno vernini – è stata nel complesso un’annata particolarmente difficile, nella maggior parte dei casi l’emergenza stentata e le piogge copiose hanno compromesso il numero di piante e quindi di spighe per metro quadro e le produzioni sono state mediamente sotto delle aspettative non coprendo i costi di produzione.
Cereali primaverili estivi – l’annata è stata mediamente altalenante, situazioni di eccellenza con produzioni elevate e di qualità si sono alternate a contesti compromessi soprattutto a livello produttivo a causa di avversità e condizioni difficili, che abbinate ad elevati costi di produzione hanno in numerosi casi intaccato il profitto finale dell’agricoltore.
Settore apistico
Se gli effetti dei cambiamenti climatici nelle ultime annate hanno impattato pesantemente sulla produzione piemontese di miele, il fattore meteo nel 2025, dopo un inizio incerto di annata, si è rivelato inaspettatamente favorevole per lo sviluppo delle fioriture e quindi per l’apicoltura.
Quest’anno si registra un’inversione di tendenza rispetto a quello che è ormai un decennio contrassegnato da produzioni scarse o addirittura inesistenti, che hanno inciso duramente sul settore determinando addirittura la chiusura di alcune aziende.