Homo Viator al Museo Diocesano di Brescia
La mostra si propone come una mappa artistica e spirituale per il Giubileo che, attraverso una narrazione condotta sul doppio binario tra passato e presente

Homo Viator al Museo Diocesano di Brescia.
Al Museo Diocesano di Brescia la mostra Homo Viator
La mostra si propone come una mappa artistica e spirituale per il Giubileo che, attraverso una narrazione condotta sul doppio binario tra passato e presente, traccia una riflessione aggiornata sull’atto del cammino, inteso nelle sue molteplici declinazioni di pellegrinaggio, migrazione geografica e crescita personale, anche alla luce del contesto geopolitico e sociale attuale.
La mostra, parte del progetto integrato MAB Giubileo 2025 Nel tuo nome – l'arte parla di comunità, propone una selezione di documenti storici provenienti dalle raccolte di tre istituti culturali diocesani bresciani - Museo Diocesano di Brescia, Archivio Storico Diocesano e Biblioteca Diocesana Luciano Monari – affiancati alle opere di giovani autori della scena artistica contemporanea. Quattro sale tematiche e un allestimento sinottico evidenziano i punti di tangenza tra i cammini di ieri e di oggi, invitando inoltre ad osservare il mosaico della Storia ufficiale come un insieme composito di singole esperienze. Alcune delle quali, emblematiche, hanno abbandonato la dimensione puramente personale per elevarsi a icone dell’immaginario collettivo.
Quattro sale tematiche
IL CAMMINO COME SMARRIMENTO (SALA I) Se il "Cammin" più famoso della storia della letteratura - il viatico dall’Inferno al Paradiso narrato nella Divina Commedia - si svolse nel 1300, anno del primo Giubileo indetto da Papa Bonifacio VIII, a Dante, archetipo del pellegrino per eccellenza, è dedicata la prima sala dell’esposizione. Il percorso trae avvio dalle incisioni raffiguranti l’Inferno dantesco nel Compendio della Comedia di Dante Alighieri (1696), una delle sole tre edizioni della Divina Commedia pubblicate nel XVII secolo, a fronte delle trentasei cinquecentesche e trentadue settecentesche. Segue quella per il frontespizio dell’Inferno illustrato da Anselm Roehr (Francoforte sul Meno, 1941 – Brescia, 2010), dove l’incisore tedesco sintetizza il luogo del primo incontro tra il Sommo poeta e Virgilio. Sullo sfondo, le selve oscure che ognuno di noi è chiamato ad attraversare trovano forma tridimensionale nell’installazione che Giulia Nelli (Legnano, 1992) ha tessuto con trame di collant neri. Grovigli di rovi, Fondazione Museo Diocesano di Brescia Via Gasparo da Salò 13, Brescia - 030 40233 | museo@diocesi.brescia.it www.museodiocesano.brescia.it territori intricati, ragnatele lungo il passaggio: il lavoro della giovane artista allude agli ostacoli tangibili e mentali che solcano il cammino dell’esistenza mentre, come Dante nella selva oscura, anche noi cerchiamo una direzione possibile.
IL CAMMINO COME SALVEZZA (SALA II) Le migrazioni di ieri e di oggi sono il perno tematico della seconda sezione. La mostra ne offre testimonianza a partire dai Duplicati anagrafici del Regno lombardo-veneto (1815-1865) che, dal Concilio di Trento in poi, registrarono nascite, matrimoni e morti nelle parrocchie della Diocesi di Brescia. Certificati importanti per ricostruire la genealogia o ottenere la cittadinanza italiana, oggi richiesti dai discendenti di coloro che migrarono all’estero nell’Ottocento con una media di oltre 300 pratiche all’anno gestite dall’Archivio Diocesano fino al recente Decreto-legge 28 marzo 2025 n. 36. La preghiera è sovente l’àncora a cui aggrapparsi durante il processo migratorio. Il suo carattere itinerante è documentato in mostra dal rarissimo esemplare di Icona ortodossa richiudibile (XVIII sec), oggi parte del percorso permanente dal Museo Diocesano di Brescia, e dall’antica fiasca da pellegrino, ricavata da una zucca incisa e pirografata con scene della vita e della passione di Cristo (XVI sec). A fianco, le fotografie di Carlo Bianchetti (Brescia, 1995) documentano un frammento della realtà di chi oggi affronta viaggi disperati verso i confini europei. Nei due scatti in mostra i migranti nel Mediterraneo sono ritratti di notte al Porto delle Grazie di Roccella Jonica in attesa di entrare nel tendone della Croce Rossa adibito al primo soccorso, e a bordo di una nave da salvataggio della Guardia costiera in fase di attracco.
IL CAMMINO COME RICERCA (SALA III) C’è chi intraprende un cammino alla ricerca di qualcosa. Così fu per Sant’Obizio da Niardo (1150 c.a-1204), eremita bresciano canonizzato nel 1600 (anno del Giubileo indetto da Papa Clemente VIII) che dalla Val Camonica partì alla volta di Lucca con l’obiettivo di contemplare il Volto Santo. La sua avvincente storia di conversione è narrata nell’Opuscolo agiografico “Vita sancti Obitii confessoris brixiani” (1869) parte della collezione della Biblioteca Diocesana, e nel volume “Vita di S. Obicio confessore conte, e cauaglier bresciano” (1658), proveniente dall’Archivio Storico Diocesano, che riporta inoltre le emblematiche e attualissime parole del Santo: Valet interdum conversis pro animae salute mutatio loci, plerumque enim dum mutatur locus mutatur etiam mentis affectus [Talvolta un cambiamento di luogo è benefico per la salvezza dell'anima dei convertiti, perché solitamente quando cambia il luogo cambia anche l'atteggiamento mentale]. Di questa tensione alla ricerca si fa interprete Rita Siragusa (Brescia, 1973), la cui piccola e brillante fusione in ottone - stella polare da seguire per trovare la strada – è contornata da grandi elementi scultorei bianchi e neri, metafora dei contrasti che plasmano e definiscono ogni cammino interiore.
IL CAMMINO COME CONDIVISIONE (SALA IV) L’ultima sala della mostra espone la grande statua lignea raffigurante San Giacomo (inizio XVIII sec), evangelizzatore della Spagna e patrono dei pellegrini per via del culto di massa sviluppatosi attorno alla sua tomba a Santiago de Compostela, che ha dato origine al celebre Cammino. A fianco sono esposte due Comunicazioni vescovili per mezzo delle quali i vescovi bresciani diffusero la notizia del Giubileo alla popolazione bresciana. Nella prima, datata 17 gennaio 1725, il vescovo Fortunato Morosini (1723-1727) invitava i fedeli ad incamminarsi verso Roma per ricevere l’indulgenza; in quella del 22 giugno 1826 Papa Leone XII estende all’anno successivo il Giubileo del 1825, dopo che quello del 1800 non fu celebrato a causa delle guerre napoleoniche. La convinzione che qualcuno ci accompagni lungo il cammino – anche se non lo vediamo, anche se non c’è più – muove il lavoro di Giovanni Rossi (Brescia, 1996), il cui dittico scultoreo è composto dal calco in gesso della mano del padre e da un altorilievo con due angeli custodi. Perché, in quella che pare la chiusura di un ciclo tratteggiato a partire da Virgilio al fianco di Dante, sebbene ogni individuo sia chiamato ad affrontare il proprio, non esiste percorso che sia realmente solitario.
Giorni e orari di visita
La mostra sarà visitabile il lunedì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, il martedì e il mercoledì chiuso (sempre con possibilità di visite di gruppo e laboratori su prenotazione). Sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18.