Roma (RM)

Torture, estorsioni e un attentato, presa la banda del terrore. 11 arresti dei carabinieri

Undici misure cautelari, anche minori. Spranghe e acqua bollente per chi non saldava debiti

Torture, estorsioni e un attentato, presa la banda del terrore. 11 arresti dei carabinieri

Un garage alla periferia di Roma trasformato in stanza delle torture. Una gang di giovanissimi spacciatori lo utilizzava per sequestrare le vittime “colpevoli” di non avere restituito denaro frutto dello spaccio. In quelle quattro mura fatiscenti, nel quartiere Massimina, avvenivano violenti pestaggi, duranti i quali venivano utilizzate anche spranghe di ferro, e messe in atto vessazioni che comprendevano anche il versamento di acqua bollente sui malcapitati.

La banda, in una indagine congiunta della Dda di piazzale Clodio e della Procura dei minori, è stata raggiunta da 11 misure cautelari. Tra gli appartenenti anche 5 minorenni accusati – come gli altri indagati – pure di sequestro di persona e porto abusivo di esplosivo. Nei confronti di 6 maggiorenni è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Stessa misura adottata per due minorenni, gli altri tre trasferiti in comunità. Le verifiche sono state condotte dai carabinieri della Compagna di Roma Trastevere.

Le carte dell’indagine ricostruiscono i drammatici episodi di violenza compiuti dalla gang. Gli indagati, tutti cittadini italiani, sono accusati di aver prelevato nel gennaio scorso le vittime dalle loro abitazioni per condurle nel garage. Li gli venivano legate le mani e i piedi e iniziavano le torture. “Ripetuti atti di crudeltà”, si legge negli atti. Pugni, schiaffi, con spranghe o altri oggetti contundenti, arrivando addirittura a versare acqua bollente addosso alle vittime causando loro gravi lesioni.

Le ordinanze sono state emesse dal gip in una indagine congiunta della Dda e della Procura dei minori. La genesi del procedimento è legata ad un arresto in flagranza per detenzione di sostanza stupefacente avvenuto nel marzo del 2025 che ha consentito di acquisire elementi indiziari in ordine a diversi episodi. “Ti taglio tutto, ti ammazzo”, le minacce rivolte nei confronti di una delle vittime, a cui sono stati poi tagliati i capelli con “il coltello alla base del cranio” dopo averlo colpito con delle frustrate. Oltre l’acqua bollente venivano utilizzati anche coltelli con cui le vittime venivano minacciate per scongiurare eventuali denunce.

Le indagini, coordinate dai pm Carlo Villani e Carlo Morra, hanno consentito poi o di raccogliere elementi anche sul mandante, esecutore materiale e ad altri soggetti a coinvolti nell’atto dinamitardo avvenuto il 30 giugno nel quartiere Primavalle. L’esplosione causò il cedimento dell’androne condominiale di una palazzina Ater. Il via libera all’attentato arrivò da un detenuto nel reparto di alta sicurezza del carcere di Viterbo. In uno dei capi di imputazione si afferma che un 25enne ha commissionato dall’interno del carcere a un minorenne, “dietro promessa di compenso, l’azione criminosa”.