Sfruttamento del lavoro, illegalità e lavoratori indotti a vivere e dormire “in condizioni disumane”.
Sono immagini che ogni volta destano sconcerto e indignazione che mostrano le condizioni in cui ancora troppi lavoratori sono costretti a vivere: un dormitorio abusivo, ricavato all’interno di un capannone industriale, con posti letto stipati in pochi metri quadrati, impianti elettrici di fortuna, spazi angusti privi dei minimi requisiti igienico sanitari e naturalmente, lavoratori senza permesso di soggiorno. Sui tavoli della produzione etichette riconducibili a noti marchi della moda.

È il quadro emerso nell’ultima operazione della procura di Prato, coordinata dal procuratore capo Luca Tescaroli, al termine di un controllo nella Confezione Ren Liwei di via XX Settembre, a Iolo.
Le indagini sono state portate avanti con il supporto del Gruppo Prevenzione e Contrasto ai gravi fenomeni di Sfruttamento dell’Asl Toscana Centro e con la compagnia dei carabinieri di Prato.

L’immobile è stato posto sotto sequestro ipotizzando i reati di assunzione di lavoratori irregolari, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, oltre a violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
L’operazione ha portato all’arresto in flagranza di un cittadino cinese, già beneficiario di un permesso di soggiorno per motivi di giustizia; l’uomo risulta già lavoratore irregolare presso un’altra azienda tessile, l’Arte Stampa srl, finita nei mesi scorsi al centro di un fatto di cronaca; gli investigatori ipotizzano che la sua figura fosse stata utilizzata dai veri gestori dell’impresa per schermarsi da responsabilità penali, amministrative e fiscali.

Identificati anche tre lavoratori irregolari: uno di loro è stato trovato addormentato in un letto di fortuna all’interno del ripostiglio adibito a dormitorio
Nove i posti letto ricavati in un sottotetto, un ripostiglio e camere divise da tramezzature di cartongesso, con impianti elettrici rudimentali e “ad alto rischio di incendio o folgorazione”. Tutto in circa cinquanta metri quadrati, e senza riscaldamento o aerazione adeguata.
In base a quanto riferito dalla Procura, all’interno era in corso un’intensa attività di confezionamento di capi di abbigliamento per conto di noti marchi della moda, in attesa dell’apposizione delle etichette. Un contesto che conferma la logica di massimizzazione del profitto a scapito dei diritti fondamentali dei lavoratori.