Concorso morale in omicidio. Questa l’accusa nei confronti di Maria Luisa Chinnici, moglie di Giuseppe Caputo, già condannato a 23 anni di reclusione per aver ammazzato la cognata, Giovanna Chinnici e aver provato ad ammazzare la figlia di lei, Greta (rispettivamente sorella e nipote di Maria Luisa).
Omicidio Giovanna Chinnici, la sorella imputata di concorso morale in omicidio
Un nuovo clamoroso sviluppo nella vicenda processuale nata dal fatto di sangue consumatosi il 24 novembre 2024 nella palazzina di via Magellano, a Nova Milanese, dove vivevano tre sorelle Chinnici con le rispettive famiglie. La notizia, trapelata da ambienti giudiziari, è stata confermata dai legali delle vittime, gli avvocati Fabrizio Negrini e Corinne Buzzi.
La Procura aveva chiesto l’archiviazione
La moglie dell’uomo già condannato dalla Corte d’Assise di Monza ai primi del mese di novembre scorso, era indagata per concorso in omicidio, perché presente fisicamente al momento del fatto, e per aver aizzato il marito contro le vittime. La Procura, tuttavia, non ha ritenuto sufficientemente solide le accuse, e ha chiesto l’archiviazione del fascicolo per Maria Teresa Chinnici, già a processo, tra l’altro, per stalking condominiale in relazione ai pessimi rapporti di vicinato con le altre famiglie.
La gip ha disposto l’imputazione coatta
I legali Negrini e Buzzi, tuttavia, si sono opposti e la gip Brambilla ha disposto l’imputazione coatta nei confronti della coniuge del 62enne Caputo, condannato in primo grado. Ora, a breve, dovrebbe tenersi l’udienza preliminare, anche se non risulta ancora fissata una data. La donna rischia un processo di fronte davanti ai giudici d’Assise, nel quale si dovrebbe difendere dall’accusa di aver istigato il marito.
La perizia psichiatrica per Caputo
Relativamente a Caputo, la perizia psichiatrica disposta dal tribunale ha stabilito la seminfermità, e non la totale incapacità di intendere e volere come aveva concluso una prima consulenza della Procura. La nuova perizia ha certificato un disturbo delirante di tipo persecutorio, ma comunque con un margine di capacità di determinare le sue azioni.
La difficile convivenza sotto lo stesso tetto
I deliri di Caputo nascevano in relazione alle sue convinzioni di essere stato costretto dai vicini di casa (e anche suoi familiari) a vivere al freddo, al punto da provocare la malattia della moglie (che appunto è anche sorella della vittima). L’idea che i parenti, dopo aver effettuato lavori sull’impianto di condizionamento dell’aria, avessero fatto in modo di indirizzare un getto di aria fredda a casa loro si è rivelata in seguito totalmente infondata, tanto che i carabinieri, nelle settimane successive al delitto, hanno eseguito anche il divieto di dimora della moglie dell’imputato, per evitare che la situazione fra inquilini precipitasse nuovamente.