Cairate (VA)

Omicidio Bossi, la difesa Carolo: “Il dubbio impone l’assoluzione”

Per la difesa di Carolo "il dubbio è più che ragionevole, è lampante". Nel mirino, le versioni di Caglioni

Omicidio Bossi, la difesa Carolo: “Il dubbio impone l’assoluzione”

Parola alle difese a chiusura del processo sull’omicidio di Andrea Bossi. Il legale di Douglas Carolo Gianmatteo Rona: “Il dubbio esiste, è grande, evidente e profondo”.

Omicidio Bossi, la difesa Carolo: “I fatti non ci dicono che lui abbia ucciso”

Dopo le richieste del Pm Giulia Grillo e dell’avvocato di parte civile Davide Toscani, è l’avvocato Gianmatteo Rona, difensore di Douglas Carolo, ad aprire la requisitoria delle difese. Anticipando subito la richiesta: assoluzione.

“Siamo qui per giudicare due vite, quella di Andrea Bossi interrotta tragicamente e quella di Douglas Carolo, che rischia di essere interrotta tragicamente per un’accusa non provata. Non chiediamo l’indulgenza, ma una giustizia che si deve basare sui fatti. E i pochi fatti certi  riguardano i movimenti degli  imputati la sera dell’omicidio.

Abbiamo tragitto, orari, movimenti. Sappiamo che sono insieme al momento dell’omicidio e che Michele Caglioni e Douglas Carolo insieme si allontanano. Vediamo Caglioni al bancomat la notte ed è nota la vicenda compravendita degli ori da parte di Caglioni. Sono gli unici fatti certi e granitici.

Abbiamo le impronte di Caglioni intorno al cadavere, l’impronta di Caglioni sul mobile in camera da letto senza una corrispondente impronta insanguinata e il sangue di Bossi su pochi reperti. Null’altro di graniticamente accertato e provato. Non sono state fatte indagini in cucina, in bagno, non è stata fatta una comparazione fra coltelli, non sappiamo con che federa siano stati portati via gli oggetti da casa di Bossi. Forse è ancora lì. Non abbiamo impronte rilevate su porta, maniglie o interruttori”.

 Il rapporto fra i due

La difesa ha tratteggiato un rapporto fra Carolo e Bossi ben diverso da quello ricostruito dall’accusa. Un legame “intimo, complesso, tormentato ma reale. Basato su regali, attenzioni e dipendenza economica, reciprocamente compiaciuto di affetto e dipendenza. Di litigi, ma sicuramente non di odio o di risentimento”. “Bossi lo circondava di attenzioni, regali e denaro. Era uno che sa il fatto suo – ha aggiunto – Paga Carolo spesso e volentieri, e forse anche parecchio in cambio di prestazioni sessuali. Per una doccia, un calzino puzzolente o una maglia sudata. Non sapremo mai se hanno avuto o no rapporti sessuali negati da Carolo o effusioni, ma sappiamo che il 26 gennaio Carolo ci dice che era disposto a rapporto completo per avere subito il denaro che gli serve e poi, probabilmente, anche 30mila euro per essersi concesso”.

Le chat di Bossi con l’amica, in cui parlava di rapporti sessuali e del travagliato rapporto col “malessere”, come chiamava Carolo?

“L’amica di Bossi sa che lui mente. Le mente quando vede Carolo, quando la pianta in asso in Puglia per raggiungere Carolo. Per il suo coinvolgimento emotivo, lei non ci dà elementi per questo processo se non che il povero Bossi in procinto di morire le dice di essere a casa col mal di testa, quando invece è a casa con Carolo. Nelle chat con l’amica, Bossi recita una parte”.

“Non trascuriamo il contesto in cui vivono e crescono questi ragazzi. La droga, le cattive compagnie. Le sbruffonate – ha aggiunto – Siamo nel teatro di normalissime dinamiche giovanile, che non fanno di questi giovani nè banditi nè assassini. Douglas si sarà approfittato della generosità di Bossi, ci sarà stato lo scherno reciproco, i precedenti penali, ma gli elementi che escono dalle testimonianze sono elementi di una forte personalità che non fanno di Douglas un assassino, e che non fanno trasparire un disegno criminoso tanto efferato”.

L’omicidio

Nessuna premeditazione, ma un raptus di Caglioni, che da solo avrebbe colpito la vittima forse con il pentolino e poi, Bossi a terra, inferto il colpo letale col coltello. “Nulla ci dice che Carolo abbia ucciso il suo amico. Lo dice Caglioni”.

Secondo la difesa, se Carolo avesse voluto derubare Bossi, avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento. “Sarebbe bastato rubargli le chiavi di casa, come qualcuno sostiene avrebbe già fatto con il bancomat”. O in quella mezz’ora, trascorsa da solo con la vittima in casa, prima dell’omicidio. “Qualsiasi intenzione avesse avuto, aveva mezz’ora di tempo per fare quello che voleva, senza bisogno dell’amico. Va a casa di Andrea per una ragione normale, ordinaria e umana: farsi aiutare. Bossi gli aveva promesso i soldi di cui aveva bisogno per evitare dei guai legali. Di Caglioni ha bisogno solo per farsi portare da Andrea. Non c’è prova che volesse uccidere o rubare. Non sarebbe servito studiare un piano con Caglioni”.

Caglioni inattendibile

Il centro della difesa Carolo è smentire l’altro imputato, Caglioni, “uno che si fa 5 grammi di hashish al giorno, che per sua ammissione confonde i sogni con la realtà, che ci ha detto quella sera di essere più alterato del solito”. E la sua ricostruzione “a dir poco inverosimile”. “Caglioni dà tante versioni, poi in aula dice di dire quella vera, dopo un anno a leggere carte – ha attaccato Rona – Naturale che uno si costruisca la sua difesa. Caglioni è uno che ha paura e non vede l’ora di consegnarsi, tanto che quando è stato arrestato si barrica in casa”. “Quello che è disposto a sporcarsi le mani per 100mila euro da far girare su conti correnti, per borsoni d’oro da portar via in monopattino è lo stesso che tace perchè ha paura”.

Quella resa in aule sarebbe una ricostruzione “fantasiosa”:

“Quello che ha paura, che è disperato, dopo mezzora al freddo si mette ai piedi delle scale dove tutti possono vederlo. E infatti, Bossi arriva. Dice che trova la porta aperta e vede Douglas che strangola Andrea, ma non ci sono segni di strangolamento, e lo accoltella al collo. Una colluttazione, con un omone di 1.90 e nessuno sente nulla, in una casa con muri sottili dove la vicina sente Bossi avere rapporti con gli amici.  Dice che Douglas lo ha preso dalla maglia col coltello insanguinato, con le mani insanguinate, ma su indumenti refertati non c’è sangue.

Poi avrebbe chiuso la porta, con le mani insanguinate, ma non sono state trovate tracce, e che dopo Douglas avrebbe estratto il coltello dal corpo di Andrea. Un coltello che è contemporaneamente nel collo e nella mano di Douglas. E poi il clou della sua deposizione: sfinito e straziato da quanto ha assistito, si appoggia con la mano sinistra al mobile. Lo mima. Hanno rilevato il pollice destro, non la mano. E dove c’è il pollice di Caglioni, non ci sono impronte di scarpe insanguinate. Il pollice afferra l’anta, non si appoggia.

Poi, inverosimile e contro l’umana natura che un imputato che si deve difendere dalla peggiore delle accuse, lo abbia minacciato per dare una ‘falsa versione’ non che lo scagiona, ma che lo accusa”.

“Nella deposizione di Caglioni – ha rimarcato – non c’è nulla di credibile”.

“Mandatelo assolto”

Tutti “film” di Caglioni. Le sue versioni e quella del piano riferito dalla sua ex fidanzata, su cui si basa l’ipotesi della premeditazione: “Caglioni ci dice che aveva detto quella falsa verità perchè Douglas l’aveva minacciato a dire quella versione in caso di arresto. Douglas è scemo, non solo se lo porta a prendersi i soldi per pagare il debito, ma lo minaccia di autoaccusarsi. E’ l’apoteosi del grottesco”.

“Siamo di fronte a delle fantasie gigantesche, a tanto hashish che fa confondere borsoni d’oro con 300 euro, gente completamente disancorata dalla realtà – ha attaccato Rona – La sua testimonianza è inattendibile di per sè. La versione che ci dà è ai limiti del risibile se non fossimo di fronte a una tragedia. La sua fonte è Caglioni, che può avergli raccontato qualsiasi cosa. Come possono questi racconti procurare l’ergastolo a Carolo? Come può pagare con l’ergastolo per storie raccontate fra due fidanzati?”.

“Non c’è prova che Carolo abbia colpito o che abbia impugnato il coltello e quando dubbio è insuperabile la legge non ammette scorciatoie. Non c’è premeditazione, abbiamo una violenza istintiva e immediata. E non c’è il concorso, perchè non c’è contributo consapevole alla condotta delittuosa: non basta la presenza sul luogo del delitto. Qui il dubbio non solo è ragionevole, è lampante.

Guardate a Carolo – ha chiesto rivolgendosi alla Corte – come a un innocente e non come al riflesso del suo compagno d’accusa. La giustizia non si misura sul numero di colpevoli, ma con la forza con cui si proteggono gli innocenti”.

La richiesta

Assoluzione, dunque, per non aver commesso il fasto. Questo hanno chiesto sia Rona che il codifensore, Vincenzo Sparaco, che nella sua requisitoria ha ulteriormente attaccato l’attendibilità della ex di Caglioni, su cui si basa sia la premeditazione sia la rapina, le due aggravanti che sosterrebbero l’ergastolo.

“Non si è raggiunta la prova. In via subordinata, in caso venisse accertato il delitto di omicidio, si chiede non vengano accertate le aggravanti della premeditazione e del nesso teleologico. Riteniamo possano sussistere le attenuanti generiche: Douglas Carolo diversamente da Caglioni è sempre stato coerente con la sua narrazione. In tutti gli interrogatori non ha mai cambiato versione, e anche nella parte di esame cui si è sottoposto. E si chiede in assenza delle aggravanti, la riduzione di un terzo della pena che sarebbe stato previsto con la richiesta di rito abbreviato”.