Olgiate Molgora (LC)

Lo scuolabus non è garantito a tutta la classe: l’indignazione di una mamma e cittadina

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata al nostro Giornale da parte di una mamma, nonché cittadina di Olgiate Molgora, di uno studente della scuola secondaria di primo grado del paese

Lo scuolabus non è garantito a tutta la classe: l’indignazione di una mamma e cittadina

Lo scuolabus non è garantito a tutta la classe: l’indignazione di una mamma e cittadina. Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata al nostro Giornale da parte di una mamma, nonché cittadina di Olgiate Molgora, di uno studente della scuola secondaria di primo grado del paese, riguardo alla problematica relativa al trasporto scolastico con la quale, alcuni studenti, sono costretti a convivere.

Lo scuolabus non è garantito a tutta la classe: l’indignazione di una mamma e cittadina

“Mezza classe a piedi: a Olgiate M. il diritto al trasporto non vale per tutti. L’anno scolastico è cominciato, ma per 11 bambini su 22 (50%) in una classe della scuola secondaria di primo grado di Olgiate Molgora, il rientro a casa resta un’incognita. La metà della classe non ha un servizio scuolabus garantito. Il Comune aveva incontrato le famiglie il 1° settembre, ammettendo le difficoltà per chi ha scelto il modulo scolastico da 30 ore, dato che i bandi per il trasporto erano stati strutturati solo sulla base del tempo scuola da 36 ore.

Quell’incontro si è chiuso con la promessa di una comunicazione formale, che non è mai arrivata. Nessuna mail. Nessuna indicazione concreta. La scuola ha aperto le porte, ma le famiglie si sono ritrovate senza risposte, senza sapere se i propri figli sarebbero tornati a casa a piedi, in auto o – auspicabilmente – in pulmino. Alle e-mail non è mai stato dato seguito. E agli impegni presi a voce, nemmeno una parola di conferma.

Questa situazione non è un semplice disguido tecnico: è una disuguaglianza reale. Un gruppo di bambini, per la sola “colpa” di aver scelto un modulo orario perfettamente legittimo, si ritrova escluso da un servizio essenziale. Le famiglie, già penalizzate sul piano organizzativo, continuano a pagare per un servizio che – di fatto – non esiste. Non si tratta solo di logistica. Si tratta di dignità. Di diritto allo studio.

Alcuni genitori hanno dovuto lasciare il lavoro per recuperare i figli. Ma il dato più grave è che questo disagio colpisce solo alcuni, e sempre gli stessi: quelli che hanno scelto il tempo scuola da 30 ore. A rendere la situazione ancora più assurda è la comunicazione inviata dall’Amministrazione comunale questa mattina (15 settembre), a scuola già avviata, con cui si propone di attivare una corsa straordinaria nei giorni di martedì, giovedì e venerdì per coprire il rientro dei bambini del tempo scuola a 30 ore. Peccato che i giorni corretti siano lunedì, mercoledì e giovedì: un errore che dimostra quanto poco concreto e informato sia l’approccio dell’ente.

Inoltre, il servizio sarà attivato solo se ci saranno almeno 10 adesioni, e i costi – non ancora noti – saranno in parte a carico delle famiglie. Una soluzione precaria, ritardata, e discriminatoria rispetto al servizio garantito agli altri bambini. Durante l’incontro, l’Amministrazione ha dichiarato che non è possibile rimodulare le tariffe, perché ciò andrebbe “a discapito degli altri utenti”. Ha definito questa situazione una “questione politica”.

Ma i bambini non sono – e non devono diventare – una questione politica. Le amministrazioni possono avere orientamenti diversi, ma hanno un dovere comune: garantire equità, trasparenza e comunicazione chiara ai cittadini. Qui è mancato tutto.

E vale la pena ricordarlo: questi bambini saranno i medici e gli infermieri che ci cureranno, gli idraulici che chiameremo quando un tubo perde, le maestre dei nostri nipoti. Saranno anche i futuri sindaci e assessori, a cui oggi stiamo insegnando che le “questioni politiche” vengono prima dell’uguaglianza, del diritto allo studio e dei bambini. Ditemi voi cosa dovremmo rispondere, noi genitori, quando i nostri figli ci chiedono: “Perché noi no? Perché non possiamo prendere il pulmino come gli altri?”