Una “forte somiglianza” tra uno degli uomini arrestati in passato per sfruttamento della prostituzione minorile e l’identikit fornito dalla madre di Mirella Gregori, la ragazza sparita nel nulla a Roma nel 1983 poche settimane prima di Emanuela Orlandi, di una persona vista gravitare intorno al bar di famiglia, in via Volturno, pochi giorni prima della sparizione della figlia. E’ quanto si afferma in una memoria che l’avvocato Valter Biscotti e la dottoressa Jessica Leone hanno messo a disposizione della Commissione bicamerale d’inchiesta sul caso delle due ragazze romane, fornendo anche atti relativi ad indagini della questura capitolina.
Biscotti e Leone sono stati ascoltati in Commissione lo scorso 6 novembre in relazione ad uno studio realizzato sui minori scomparsi a Roma tra il 1982 e il 1983. “Sei sono i casi di scomparsa ad una distanza di massimo 2,5 km circa dal luogo dove è stata vista per l’ultima volta Emanuela Orlandi, ovvero Corso Rinascimento – spiega Biscotti -. Quindici sono i casi, compresi i sei precedenti, ad una distanza di massimo 5 km in linea d’aria da Città del Vaticano, riferimento geografico preso in considerazione.
Per il penalista è “di ingente rilievo” la scomparsa “di ben 16 ragazze tra maggio e giugno del 1983. Perché in un periodo così ristretto ed in uno spazio così ristretto, ci sono state tutte queste scomparse? Analizzando le denunce di scomparsa, alla ricerca di possibili denominatori comuni – prosegue il penalista -, c’era un istituto che compariva più di una volta: un Centro italiano per la difesa della donna che si trovava in via Piave, al numero 80. All’epoca emerse che sul centro vennero fatte indagini relative a minori che fuggivano, che venivano avvicinate e convinte a prostituirsi dopo essere state fornite di denaro”.
La struttura si trova “in assoluta prossimità dell’abitazione di Gregori e del bar”. Per gli autori della memoria è “indispensabile la valutazione della fotografia di uno dei soggetti del Centro arrestati – un pluripregiudicato di origini siciliane – nonché la comparazione di detta fotografia con uno degli identikit che furono realizzati relativamente alla circostanza dei soggetti visti dalla signora Gregori, mamma di Mirella il 6 maggio del 1983, giorno di inaugurazione del bar”.
“E’ innegabile la straordinaria somiglianza di queste due indicazioni, ovvero la fotografia apparsa su un articolo di giornale e l’uomo dell’identikit. Riteniamo che questi nuovi elementi meritino un’approfondita indagine da parte della Commissione Bicamerale di inchiesta e che possono rappresentare un importante spunto investigativo”, conclude Biscotti.