La faida della Curva dell'Inter: “Ti offriranno un caffè avvelenato e ti ammazzeranno”
Così il brugherese Daniele D’Alessandro, detto “Bellebuono”, avvisò il cernuschese Andrea Beretta. Che poi uccise Antonio Bellocco

Lo avrebbero prima stordito con un caffè avvelenato con le benzodiazepine, per poi ucciderlo. "Hanno già scavato la buca: sono andato io a prendere la calce viva per sciogliere il tuo cadavere".
La pesantissima confidenza al cernuschese Andrea Beretta l’ha fatta il brugherese Daniel D’Alessandro (detto "Bellebuono") durante un incontro segreto avvenuto a fine agosto del 2024. Decide di parlare perché inizia a sentirsi isolato, "scaricato" dal suo amico Marco Ferdico. E in quel mondo questa sensazione fa rima con "giorni contati".
Un mondo inquietante
Vengono i brividi a leggere le 160 pagine di rivelazioni di Andrea Beretta ai giudici che si stanno occupando dell'inchiesta sulle Curve (Nord e Sud), che a fine settembre ha portato in carcere 19 persone. Un'operazione avvenuta a meno di un mese dall'omicidio di Antonio Bellocco, rampollo di una nota famiglia della 'ndrangheta, ucciso proprio da Beretta a Cernusco. Che poi, vistosi spalle al muro, ha deciso di collaborare con la giustizia.
Una trama di tradimenti, mafia e congiure, passata prima ancora dalla morte dell'ex capo della Curva Nord Vittorio Boiocchi che, secondo le rivelazioni di Beretta, è stato pianificato tra Cernusco sul Naviglio e Carugate. Due mandanti, Beretta stesso e il carugatese Mauro Nepi, due organizzatori, i carugatesi Marco e Gianfranco Ferdico (figlio e padre), e due esecutori materiali, il brugherese Daniel D'Alessandro e Pietro Andrea Simoncini, calabrese, suocero di Marco Ferdico.
"Volevano uccidermi"
"Sapevo che volevano uccidermi", ha raccontato Beretta dopo il suo arresto. Loro sono Antonio Bellocco e Marco Ferdico, che vogliono impossessarsi definitivamente della Curva Nord e, soprattutto, dei guadagni del negozio di merchandising gestito da Beretta a Pioltello. Poche ore dopo la «soffiata» di D’Alessandro, l’allora capo della Curva Nord viene effettivamente invitato da Ferdico. Beretta è armato, ma decide di lasciare la pistola in macchina. Quando Ferdico lo saluta i due si abbracciano. Fa caldo e lui indossa un giubbotto. L’"amico" lo stringe, "come per perquisirmi", ha detto Beretta agli investigatori. Poi Ferdico gli porge un caffè e Beretta lo rifiuta, optando per una bottiglietta d’acqua (sigillata).
Quella stessa notte, l’1 settembre, Beretta e "Bellebuono" si rivedono sotto casa. D’Alessandro gli dice che il piano per ammazzarlo non è stato accantonato. Anzi. "Ti faranno un agguato", gli dice il brugherese. E si arriva alla mattina del 4 settembre 2024, quando Bellocco dà appuntamento a Beretta alla palestra di Cernusco per accompagnarlo alla comunità di Don Mazzi. Ed è qui che il capo della Nord decide di anticipare le mosse della controparte. "Cos’è questa cosa che vuoi ammazzarmi?". Beretta è armato e tira fuori la pistola. Nasce una colluttazione: Bellocco gli strappa l’arma dalle mani e parte un colpo che raggiunge Beretta, il quale però estrae il coltello e colpisce venti volte Bellocco, sei al cuore. Nella foto, da sinistra, Antonio Bellocco, Andrea Beretta e Marco Ferdico