Urgnano (BG)

La comunità di Basella piange fra Sergio Teani

Malato da tempo e con un braccio paralizzato si è spento lunedì 7 aprile

La comunità di Basella piange fra Sergio Teani
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La comunità passionista di Basella ha detto addio a frate Sergio Teani, classe 1950, mancato lunedì 7 aprile all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dopo lunga malattia. Le esequie sono state celebrate mercoledì al Santuario della Madonna degli angeli, poi la salma ha proseguito verso il tempio crematorio, le ceneri sono state tumulate nel cimitero locale.

fra Sergio Teani

Chi era frate Sergio Teani

Originario di Carrobbio degli Angeli, era di casa nel convento della frazione di Urgnano, benvoluto da tutti e ai funerali sono stati tanti i basellesi che hanno voluto rendergli l’estremo omaggio.

"Religioso generoso, prezioso in ogni campo in cui ti trovasti a operare, ora vivi la ricompensa per la tua laboriosità - hanno scritto i passionisti - la comunità ringrazia particolarmente il personale sanitario che ha seguito e curato fra Sergio in questi mesi durante la sua malattia".

Il frate aveva professato i voti religiosi il 15 febbraio 1970 ed emesso i voti perpetui il 15 ottobre 1974.

"All’inizio della sua vocazione fu molto chiaro: voleva essere un fratello religioso - ha detto il padre superiore Antonio Brembilla nell’omelia - Qualcuno cercò di orientarlo invece alla vita sacerdotale ma fu molto deciso e indipendente nella scelta di essere semplicemente un religioso consacrato. Era lucidamente convinto che la professione religiosa lo inserisse pienamente nella famiglia religiosa passionisti e ciò gli bastava per dare senso e dignità alla propria vita, mettendo al servizio di Gesù tutte le proprie doti e qualità, svolgendo così il proprio ruolo specifico bella chiesa. Infatti fu sempre un religioso attivo, generoso, prezioso in ogni campo, assecondando generosamente le richieste dei superiori e dimostrando concretezza nel fare le cose, fede in Dio e amore per la congregazione passionista e per le comunità religiose in cui ha vissuto. Queste caratteristiche le ha portate con sé in tutte le mansioni che gli sono state richieste: dopo la parentesi di assistente al noviziato di San Remo dal 1968 al 1970, è stato formatore nel seminario a Calcinate e Bergamo dal 1970 al 1985 poi andò missionario in Kenya e Tanzania".

L'amore per la comunità di Basella

Rientrato in Italia nel 2000, fra Sergio ha trascorso il resto della sua vita soprattutto a Basella, come aiuto nell’assistenza dei religiosi infermi e anziani e mettendosi a disposizione per l’accompagnamento dei gruppi che chiedevano ospitalità e assistenza religiosa.

"Con gli ospiti era una garanzia per le sue attenzioni e premure" ha ricordato il padre. Ma fra Sergio era anche colui che curava con infinito amore il parco del convento.

"Qualche volta lo abbiamo ripreso per la sua assillante premura di intervenire immediatamente a raccogliere foglie, terriccio, quando avvertiva un senso di disordine - ha affermato ancora il religioso - anche nel suo ultimo anno di vita, con il braccio destro paralizzato, lo si poteva trovare ad estirpare qualche filo d’erba nell’aiuola di erbe aromatiche da lui creata e curata".

Non sapeva proprio stare con le mani in mano.

"Se il lavoro non c’era, fratel Sergio se lo inventava - ha continuato - qualche volta è stato nominato assistente per i piccoli lavori di ristrutturazione di qualche comunità. Sapeva fare un po’ di tutto e non è mai stato in ozio: lavoratore indefesso, tendeva a chiedere anche agli altri lo stesso zelo lavorativo, non era facile imitarlo, certamente in Africa qualche giovane locale si trovò un po’ in difficoltà a capirlo e a seguirlo...".

Ma la sua vita non era solo lavoro.

"E’ stato un religioso convinto ed era attento agli avvenimenti del mondo e della Chiesa - ha rimarcato il padre superiore - leggeva i giornali, ascoltava la radio e guardava la televisione, esprimeva la sua opinione sulle vicende della Chiesa, della politica e dello sport. Generoso nella carità, per molti mesi accolse un giorno alla settimana un giovane bisognoso coinvolgendolo nei propri lavori. Amava decorare la casa di Basella e seminava presepi un po’ dappertutto".

La malattia e il coraggio

Poi la malattia e la forza di andare avanti.

"Una mattina si presentò a colazione col braccio paralizzato, gli esami rivelarono un linfoma - ha concluso padre Brembilla - Affrontò con coraggio la perdita del braccio più importante e la serie infinita di controlli e terapie settimanali in ospedale, ma il male inesorabile continuava, fino al ricovero e il passaggio all’hospice, dove è rimasto un solo giorno. In quest’ultima stagione dolorosa della sua vita non si è mai lamentato né ha mai rifiutato le cure prescritte, ha sempre sperato nel recupero delle proprie forze. Ora il Signore l’ha accolto con sé".