Garlasco (PV)

Garlasco: il DNA sotto l’unghia “MDX5” del mignolo della mano destra non è da contatto casuale, Chiara s’è difesa

Lo ha spiegato la trasmissione "Ore 14 di Sera" condotta su Rai Due da Infante. Se attribuito a Sempio, sarebbe la "pistola fumante"

Garlasco: il DNA sotto l’unghia “MDX5” del mignolo della mano destra non è da contatto casuale, Chiara s’è difesa

Scoop della trasmissione di Milo Infante su Rai Due: un’unghia del mignolo di Chiara Poggi è “miracolosamente” sopravvissuta all’impressionante catena di grossolani errori commessi durante le indagini, sotto di essa è stato rinvenuto un cospicuo materiale organico, che lì non poteva arrivarci se la vittima non si fosse difesa dal suo aggressore. Se attribuito a Sempio, quel DNA sarebbe la proverbiale “pistola fumante“.

Milo Infante

Una persona sola sulla scena, delitto in più fasi, orario spostato

Su Garlasco siamo ormai abituati a viaggiare per indiscrezioni. In una storia così (in cui abbiam visto di tutto e di più), ci mancherebbe scandalizzarsi pure… Ma in ogni caso parliamo di indiscrezioni investigative, non delle mille strampalate teorie formulate da chiunque alzi la mano e si improvvisi maître à penser sui social.

A inizio settembre, i Ris avevano depositato i risultati della loro fantascientifica analisi (effettuata a inizio a giugno) nella villetta di via Pascoli con scanner e laser: allora s’era detto che escludeva più persone sulla scena del delitto.

Qualche settimana fa un’altra indiscrezione, relativa al lavoro dell’esperta Cristina Cattaneo, che incaricata dalla Procura sta lavorando proprio su quell’analisi dei Ris (la “Bloodstain Pattern Analysis“) e la sta interpretando, per dare a risultati scientifici un significato “traducibile” in termini investigativi.

E questa indiscrezione si sintetizzerebbe sostanzialmente in due aspetti: l’omicidio di Chiara Poggi si sarebbe verificato in più fasi, inoltre potrebbe spostarsi anche l’orario del delitto dopo le “canoniche” 9.35 del 13 agosto 2007 date finora per assodate.

Il giorno del ritorno dei Ris in via Pascoli

Attorno ad Andrea Sempio il cerchio si stringe sempre di più

Il tutto a scapito di Andrea Sempio, che sembra quasi inevitabilmente diretto verso il rinvio a giudizio (che poi a processo si arrivi a una sua condanna è un altro paio di maniche) una volta che terminerà l’incidente probatorio in corso, che di fatto si è rivelato una sorta di pre-processo a tutti gli effetti.

Sempio è stato persino sottoposto, su richiesta della Cattaneo, a un esame antropometrico: insomma per confrontare le sue “misure vitali” proprio rispetto alla ricostruzione BPA fatta dai Ris.

Andrea Sempio

Checchè ne dica il suo nuovo difensore Liborio Cataliotti (“Dopo la lettura degli atti sono sicuro della sua innocenza“) entrato in scena dopo la ricusazione di Massimo Lovati, per Sempio le cose non si mettono bene.

Avrà pur ragione il Ministro Nordio nel dire che vent’anni dopo è ben difficile riuscire a venire a capo di quello che ormai è diventato il caso più seguito della storia del crime italiano, ma gli elementi contro l’attuale indagato per concorso nell’omicidio di Chiara Poggi cominciano ad essere tanti e per il più importante (il DNA, come diciamo dalla scorsa primavera) l’ora scoccherà il 18 dicembre in un’udienza che si prospetta come potenzialmente risolutiva per questo incidente probatorio.

Quattro indizi che non inchiodano l’indagato

L’impronta 33

Lasciando perdere l’ultima stupidaggine del “baby tonfa” (un portachiavi a forma di manganello utilizzato dai cultori del krav maga, arte marziale praticata da Sempio) che qualcuno ha immaginato come arma del delitto, eppure:

  1. – ci sono le telefonate fatte da Sempio a casa Poggi i giorni prima del delitto (che possono voler dir poco o nulla)
  2. – c’è il famoso scontrino, un “alibi” piuttosto flebile comunque lo si voglia considerare
  3. – c’è l’impronta 33 sul muro della cantina, che anche se fosse attribuibile a Sempio non è in ogni caso collocabile nel tempo
  4. – c’è infine l’indagine per corruzione avviata dalla Procura di Brescia: perché la famiglia di Andrea avrebbe dovuto pagare per facilitare un’archiviazione?

Aspetti che certamente non “inchiodano” Sempio, ma sufficienti perché alla fine delle indagini preliminari (coordinate dalla Gip Daniela Garlaschelli) il Gup che verrà nominato decida di approfondire il tutto il aula, in un vero processo, rinviando Andrea a giudizio.

Il DNA resta il perno di questa nuova inchiesta su Garlasco

Chiara Poggi

Questo soprattutto se il 18 dicembre sarà messa nero su bianco una prova pesante come un macigno: la corrispondenza del DNA sotto un’unghia della vittima con quello di Sempio.

La genetista Denise Albani, per conto della gip Daniela Garlaschelli, ha deciso di lavorare sui dati grezzi, ovvero le informazioni di base che escono dal sequenziatore del DNA, prima di essere elaborati in tracciati visivi tramite software. Cosa che fece un perito del calibro di Francesco De Stefano già nel 2014, evidenziando un aplotipo Y (che indica la presenza di DNA maschile e può collegarsi a una specifica linea paterna).

Denise Albani

E qui bisogna chiarire una cosa molto importante.

Finora si era detto che per analizzare il materiale organico, le unghie della vittima erano state sciolte dai Ris in un’unica “miscela” e che fosse quindi impossibile stabilire se l’eventuale DNA di Sempio (o di chiunque altro) fosse sopra le unghie o sotto.

E’ un dettaglio non da poco: se “sotto“, si potrebbe ipotizzare che Chiara si sia difesa in qualche modo durante l’aggressione; se “sopra“, potrebbe esserci stato un qualsiasi altro tipo di contatto (del resto Sempio frequentava la casa).

E invece no, non tutto è stato “sciolto”: si sarebbe salvata l’unghia del mignolo della mano destra e sotto quella sarebbe stato ritrovato un quantitativo definito molto elevato di DNA, ma soprattutto materiale organico “ungueale“, cioè escludendo che la sua presenza possa ad arrivare da un contatto casuale, bensì da un contatto diretto, “da difesa”.

Lo scoop di Milo Infante

Lo ha spiegato bene ieri sera, giovedì 7 novembre 2025, la trasmissione “Ore 14 di Sera” condotta su Rai Due da Milo Infante in un servizio ad hoc, di cui vi mostriamo un estratto (qui la puntata completa):

 

Per farla breve, nel 2007 durante l’autopsia le unghie della povera Chiara finirono confusamente (ma è solo uno dei tanti errori di quella prima indagine) in due contenitori, uno per la mano destra e uno per la sinistra. I Ris cercarono poi di stabilire in quel mucchio a quale dito appartenesse ogni unghia. L’unghia del mignolo della mano sinistra andò addirittura persa, quella del mignolo della destra (la “MDX5”) invece venne giudicata deteriorata e poco significativa. E’ così che miracolosamente si salvò: venne messa da parte, mentre tutte le altre vennero sciolte insieme per cercare di estrarre del DNA. Quando sette anni dopo le indagini vennero riaperte, “MDX5” rispuntò, diventando quella che gli inquirenti ritengono quasi una “pistola fumante”.

“MDX5”

Insomma che scoop.

Se abbiamo sempre detto che quella del DNA sarebbe stata la prova più determinante per Sempio – fra tante francamente molto labiliqui le cose cambiano decisamente: il punto non è tanto che ci fosse del DNA di Sempio sulle unghie della vittima, quello “casualmente” lo abbiamo sempre saputo che poteva esserci, almeno in teoria, perché lui frequentava casa Poggi (anche se è comunque strano trovare effettivamente proprio il suo, frequentatore occasionale, e non quello di altri abitanti dell’abitazione, come Marco Poggi o il padre).

No, qui sono proprio posizione e quantitativo di materiale organico a fare la differenza: sotto quell’unghia che fortuitamente si è salvata dalla distruzione ce n’era e tanto, e stava sotto, proprio come se Chiara si fosse difesa dal suo aggressore.

E qui è doveroso qualche distinguo.

Perché lo scoop di Milo è da prima pagina (o serata), ma dovrà essere confermato dall’incidente probatorio. In primis dovrà essere la consulente della Procura Denise Albani a confermare che quel DNA sia ufficialmente leggibile e se sì, comparabile con quello dell’indagato.

E poi un DNA è solo un dato che va inquadrato in un contesto investigativo. Gli inquirenti dovranno stabilire se presenza e posizione siano compatibili con l’aggressione.

E poi c’è Cristina Cattaneo, che ha preso le misure di Sempio e sta verificando se siano compatibili con la scena del crime rianalizzata durante la BPA a giugno dai Ris.

Se tutti questi tasselli andranno al loro posto, dovremmo con tutta probabilità prepararci a un nuovo processo sull’omicidio di Garlasco, malgrado Alberto Stasi sia stato condannato in via definitiva per il delitto (con un impianto accusatorio – va detto – solido, sebbene indiziario) ed è in carcere da ormai dieci anni (gliene mancano ancora sei da scontare).

Le Iene intervista Stasi
Stasi alle Iene

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