Leno (BS)

Diego a 13 anni campione dei Super quad

Dal suo primo 45 Diego ne ha fatta di strada collezionando esperienze e arricchendo il suo garage con sempre nuovi quad, adatti alle nove sfide che gli si presentavano davanti

Diego a 13 anni campione dei Super quad

Diego a 13 anni campione dei Super quad.

Passione e talento

Una passione nata per caso per una disciplina che in Italia è ancora di nicchia e poco conosciuta, in cui a correre di solito sono i «grandi». Ma il protagonista di questa storia ha solo 13 anni si chiama Diego Barbera e ha dimostrato già di avere talento da vendere in sella ai Super quad.

E’ infatti il ​​pilota più giovane d’Italia a correre con i grandi su un Quad da asfalto. Si tratta di un tipo particolare di quad sportivo modificato per l’asfalto. Nasce da un quad da cross o enduro, ma viene trasformato con assetto, gomme e componenti specifici per correre su strada o pista, non su sterrato.

Qui inizia la storia di Diego che quasi per gioco a solo 4 anni e mezzo incontra il suo «numero 45», che diventerà il suo numero di gara, grazie ad un regalo di papà Oriano.

«Avevo appena 4 anni e mezzo quando mio papà mi ha regalato il mio primo mini Quad da asfalto. Appena l’ho visto, ho voluto subito salirci sopra. Da quel momento non mi sono più fermato – ha detto Diego – Correvo nel cortile di casa, facevo le prime acrobazie, cercavo sempre di superarmi. È in quel periodo che ho scelto il mio numero di gara: #45, proprio perché avevo 4 anni e mezzo quando tutto è cominciato» ha raccontato il giovane pilota che fin da subito, a detta anche del papà ha dimostrato e sviluppato un particolare talento e una capacità tutta sua di tenere il mezzo. Tanto che crescendo dal gioco in cortile il quad è diventato qualcosa di più, fino a diventare la sua passione più grande e una disciplina che porta avanti con tanto rigore e determinazione. Al suo fianco da sempre la sua famiglia, in particolare il papà che, notata la stoffa, ha dato fiducia al figlio e lo ha spronato e messo nelle condizioni di continuare a migliorarsi.

«Fino ai 9 anni ho continuato a divertirmi nel mio cortile, ma a un certo punto lo spazio era troppo poco – ha detto Diego – Così ho chiesto a papà di portarmi a correre con altri ragazzi. Lui ha capito subito quanto ci tenevo e ha iniziato a cercare un campionato dove potessi partecipare con il mio mini Quad da asfalto commerciale, senza dover cambiare mezzo o spendere troppo. Dopo tanta ricerca, ha trovato un campionato misto tra asfalto e sterrato, e siamo andati a vedere una tappa dal vivo. Ricordo ancora gli occhi pieni di gioia che avevo quel giorno. Alla tappa successiva ero in pista con il mio Kayo 110cc da asfalto, e… ho vinto la gara! Era l’ultima della stagione, ma per me era solo l’inizio».

Tanti piccoli e grandi successi che Diego ha collezionato scendendo in pista a fianco di piloti più grandi ed esperti, lasciando tutti a bocca aperta e continuando ad allenarsi e perfezionare le sue performance. Un impegno e una dedizione che lo fanno diventare una cosa sola con il suo mezzo, e che gli permettono di dare tutto se stesso quando monta in sella.

«Nel 2023 ho fatto un campionato bellissimo: ho chiuso ogni tappa al primo posto – ha detto il pilota – Avevo voglia di dimostrare quanto ci tenevo e di migliorare sempre. Nel 2024, poco prima dell’inizio della nuova stagione, è arrivata una brutta notizia: il campionato è stato sospeso. Ci sono rimasto malissimo. Mio papà, però, non si è perso d’animo. Ha iniziato a cercare un’alternativa, e ha trovato un campionato su fettucciati sterrati. Ma serviva un altro mezzo, molto più potente. Così, a pochi giorni dalla prima gara, abbiamo fatto un viaggio di 1200 km per comprarne uno. Il problema era che non avevo mai guidato un Quad a marcia. abbiamo solo il sabato per provarlo. Ho fatto 20 minuti di test e poi… domenica ero già in griglia! Non avevo paura, sapevo che avrei imparato. E infatti ho fatto una gran bella gara. Anche se non era da asfalto, il mio cuore era sempre lì. Anche se mi divertivo, mi mancava correre con il mio Quad da asfalto. Mio papà lo ha capito subito. Insieme ad altri ragazzi che correvano nel vecchio campionato, ha deciso di provare a riorganizzarlo. Il problema? Nessun altro ragazzo era passato alla cilindrata 250cc, quindi ho chiesto di correre con gli adulti. E mi hanno detto di sì. Poi papà ha fatto un’altra cosa enorme per me: mi ha comprato una Honda TRX 400 da asfalto. Appena l’ho provato, ho capito che era il mio mondo. Ho corso alcune tappe con i “big” del Quad da asfalto e ho imparato tantissimo. Mi divertivo, ero competitivo e finalmente realizzavo il mio sogno: correre su asfalto contro i più forti, anche se avevo solo 12 anni. Oltre alle gare, ho sempre voluto anche fare spettacolo con il Quad da asfalto. Così ho iniziato a partecipare a eventi, dove faccio drift, burnout, salti di fuoco».

Dal suo primo 45 Diego ne ha fatta di strada collezionando esperienze e arricchendo il suo garage con sempre nuovi quad, adatti alle nove sfide che gli si presentavano davanti. E non pensa certo di mollare, così come non ha mai fatto davanti alle sfide che si sono presentate in questi anni, per una disciplina che ancora non ha il giusto riconoscimento in Italia e che fa di Diego uno dei pochissimi giovani campioni. A fargli da allenatore e da sostenitore il papà Oriano che vuole far conoscere la storia del figlio e riuscire a dare il giusto spazio e riconoscimento a questo sport.

E per il futuro?

«Un altro sogno da realizzare sarebbe quello di correre in salita. Anche se per la mia età non posso ancora partecipare ufficialmente, ho avuto la possibilità di fare un test su una salita vera con il mio TRX 450cc da asfalto. E sono diventato il più giovane in Italia ad aver affrontato una salita con un Quad da asfalto, anche se solo in prova. Un altro sogno sarebbe correre in Francia con il mio Quad da asfalto, e un giorno poter aprire una pista per insegnare questo sport, che in Italia è ancora poco conosciuto. Vorrei che più ragazzi scoprissero la bellezza di questo mondo. Correre per me è libertà, sfida, passione. Ma senza il mio papà, tutto questo non sarebbe mai stato possibile. Lui ha sempre creduto in me. E io cerco ogni giorno di meritare la fiducia che mi ha dato, curva dopo curva».