La Commissione parlamentare Antimafia convocherà il giornalista Sigfrido Ranucci oggetto di un attentato il 16 ottobre scorso con un ordigno rudimentale che ha semidistrutto le due auto che erano parcheggiate all’esterno della sua abitazione di Pomezia, alle porte della Capitale. “Ho accolto immediatamente – annuncia Chiara Colosimo, presidente dell’organo parlamentare – la richiesta di ascoltare Ranucci in commissione Non ho fatto pressione perché questo avvenga in tempi brevi e non intendo farlo. Deciderà lui come e quando venire, sapendo che la commissione lo aspetta”.
Sul fronte delle indagini gli inquirenti proseguono nell’ascolto di testimoni e nell’analisi delle decine di telecamere di sicurezza – sia pubbliche che private – acquisite nei giorni scorsi. Su delega del pm della Dda, Carlo Villani, i carabinieri di Frascati e Roma hanno sentito nelle ultime ore numerosi abitanti della zona: l’obiettivo è acquisire elementi utili su quanto avvenuto nelle ore precedenti all’esplosione delle 22.17, ma anche dettagli sulla fuga dell’uomo incappucciato visto aggirarsi nella via dell’attentato pochi istanti prima la deflagrazione. Il racconto dei testi servirà anche a tracciare un perimetro su alcuni episodi, sempre esplosioni di ‘bombe carta’, che sarebbero avvenute nelle scorse settimane nell’area dove vive il conduttore di Report.
Questa attività di ascolto viaggia parallela con le verifiche sui circuiti video, oltre una trentina. Gli investigatori concentrano il lavoro su auto sospette e cercano conferme sulla presenza di una vettura che si sarebbe data alla fuga dopo l’esplosione, e del percorso effettuato per allontanarsi. Ciò che è emerso immediatamente dopo i fatti è che chi ha lasciato l’ordigno con la miccia accesa tra due vasi conosceva gli spostamenti di Ranucci che era rientrato nella villetta quel giovedì dopo alcuni giorni di assenza.
Il ventaglio delle ipotesi sugli autori della pesante intimidazione resta ampio. Con ogni probabilità l’attentato è legato alle inchieste giornalistiche andate in onda negli ultimi anni dalla trasmissione di Rai Tre. Restano in piedi la le piste di una azione compiuta dalla criminalità locale, in particolare quella attiva sul litorale romano, da frange ultras ma anche l’ipotesi su una iniziativa dei gruppi albanesi anche se al momento non ci sarebbero elementi concreti su un raid effettuato in risposta a servizi relativi agli hotspot dei migranti di Shengjin e Gjader.