Piemonte

Viaggio nella terra delle vigne e della storia: il Monferrato ovadese visto dagli scrittori

Nel 2024, in occasione del riconoscimento di Ovada come Città Europea del Vino, quattro scrittori, Alessandro Barbaglia, Franco Faggiani, Gian Marco Griffi e Piera Ventre, sono stati invitati a una residenza artistica nel Monferrato ovadese.

Viaggio nella terra delle vigne e della storia: il Monferrato ovadese visto dagli scrittori
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Il resoconto della residenza artistica di 4 scrittori nel Monferrato ovadese con l'obiettivo di scoprirne le bellezze e i segreti.

Viaggio nel Monferrato ovadese con gli occhi (e la penna) di 4 scrittori

Cosa rende un luogo più di un semplice punto sulla mappa? Quali storie si intrecciano tra le radici delle sue vigne, nei borghi che resistono allo scorrere del tempo? Quali luoghi visitare dopo averne letto le storie? «La persistenza del filare», presentato al Salone del libro di Torino, edizioni Epoké di Novi Ligure, è un viaggio letterario che esplora il legame tra territorio (il Monferrato) e memoria, tra appartenenza e cambiamento, ponendo domande che riguardano tutti noi: possiamo davvero lasciare un posto senza portarne con noi il segno? La geografia di un luogo può trasformarsi in identità, o è lo sguardo di chi la abita a darle significato? Il filo conduttore dei racconti è la “persistenza”: la resilienza del paesaggio, con i suoi filari di viti che testimoniano il lavoro e la dedizione dell’uomo; la memoria collettiva che permea borghi e colline; le storie di vita che, nonostante il trascorrere del tempo, continuano a riecheggiare. Ogni autore offre una prospettiva unica, creando un mosaico narrativo che invita il lettore a riflettere sul rapporto tra radici e cambiamento, appartenenza e libertà. Questa antologia nasce dalla quinta edizione di Sconfinamenti, una rassegna culturale organizzata dall’Enoteca Regionale di Ovada e del Monferrato. Nel 2024, in occasione del riconoscimento di Ovada come Città Europea del Vino, quattro scrittori, Alessandro Barbaglia, Franco Faggiani, Gian Marco Griffi e Piera Ventre, sono stati invitati a una residenza artistica nel Monferrato ovadese. Durante il loro soggiorno, hanno esplorato il territorio attraverso visite guidate, degustazioni e incontri con la comunità locale, immergendosi nelle storie e nelle tradizioni di questa terra ricca di fascino. La curatela di Raffaella Romagnolo, direttrice artistica di «Sconfinamenti», ha dato coesione e profondità al progetto. Romagnolo ha guidato gli autori in questo percorso, facilitando un dialogo autentico tra letteratura e territorio. Il risultato è un’opera capace di cogliere l’autentico genius loci del Monferrato ovadese e, contemporaneamente di stimolare un dibattito più ampio su temi come l’identità, la memoria e il senso del luogo.

«Ci è stato chiesto di immergerci nella terra, nei boschi, nella pioggia e nella terra dell’amicizia - ha spiegato Barbaglia - ed è stato molto bello. Ho portato a casa una sedia di una falegnameria di Ovada: bassa, da bambino, era sola. L’ho interrogata e ho tentato, nel mio racconto, di trovarle una famiglia. Avrei anche voluto usarla per il mio studio ma è stata collocata in soggiorno, in una posizione d’onore e la usano i miei figli. Ho sentito il richiamo di un seme che è divenuto albero e poi sedia. Proprio io che avevo un nonno falegname. Con nove dita perché secondo lui se le avevi tutte e dieci non eri un bravo falegname. Mi sono fatto una domanda e ho cercato di dare una risposta e la storia è nata anche per aver visitato un castello».

 

Griffi ha scoperto un Ovadese diverso da quello che conosceva: «Ho avuto un bisnonno contadino e mi ha insegnato come la terra sia bassa. La sua era una figura profetica e noi cerchiamo di tenere in vita, anche attraverso le nostre parole, ciò che potrebbe andare perduto. Ho ambientato il mio racconto proprio a Ovada, facendo dialogare un padre e un figlio, alla ricerca delle mucche. Come è nata l’idea? Una sera mi ha attraversato la strada un tasso. Tutto è iniziato da lì».
Faggiani ha narrato la bellezza del perdersi, camminando tra le colline; Ventre ha restituito la memoria di una madre. «Racconti che invitano a visitare le terre descritte, brulicanti di vita e di attività e di bontà enogastronomiche» ha chiosato la editor Lara Giorcelli.

Il museo della maschera

Nel centro del borgo medievale di Rocca Grimalda, in provincia di Alessandria, per esempio, ha sede il Museo della maschera, inaugurato nel 2000. Nei locali restaurati dell’Ottocentesco Palazzo Borgatta, in prossimità del Castello del XIV secolo dimora prima dei Malaspina, poi degli Adorno, dei Trotti e dei Grimaldi, il museo presenta collezioni italiane, europee e provenienti dal Messico nonché due mostre permanenti: «La danza delle spade» a cura di Franco Castelli e «Le maschere nel medioevo» a cura di Sonia Maura Barillari e Margherita Lecco. Gli organizzatori si muovono su tre direttrici: morfologia del Carnevale (tipologie dei rituali, loro interrelazioni, isomorfismi), storia sociale del Carnevale (genesi ed evoluzione storica dei rituali carnevaleschi), geografia del Carnevale (costruzione di un Atlante carnevalesco italiano ed europeo che evidenzi l’articolazione spaziale dei vari fenomeni rituali).