Bergamo (BG)

Uil contro la delibera sulla sanità lombarda: «Crea corsie preferenziali: chi non può permetterselo, aspetta»

Consentirà alle aziende del Ssn di stipulare convenzioni private. «Dietro la finalità di integrazione, una privatizzazione mascherata»

Uil contro la delibera sulla sanità lombarda: «Crea corsie preferenziali: chi non può permetterselo, aspetta»

“Privatizzazione mascherata”: così la Uil Lombardia definisce quanto approvato da Regione Lombardia nella delibera regionale n. 4986 dello scorso 15 settembre, che consente alle aziende del servizio sanitario regionale di stipulare convenzioni con fondi sanitari integrativi, mutue e assicurazioni per l’erogazione di prestazioni a domanda privata. Per il sindacato una scelta che, «dietro l’apparente finalità di “integrazione”», rischia di introdurre nel sistema sanitario pubblico lombardo un secondo canale parallelo, potenzialmente in concorrenza con quello istituzionale.

Il rischio? Chi può permetterselo accede, chi non può aspetta

«È inaccettabile – sottolinea la Salvatore Monteduro Uil Lombardia – che mentre i cittadini lombardi attendono per mesi visite specialistiche, esami e interventi chirurgici a causa della cronica carenza di personale, si introduca la possibilità di attivare percorsi dedicati e posti letto per chi dispone di coperture integrative o assicurative».

«Il rischio – prosegue – è di istituzionalizzare un sistema sanitario a due velocità, dove chi può permetterselo accede in tempi brevi, mentre chi non può resta in lista d’attesa. È una deriva che mina la coesione sociale e la credibilità stessa del servizio pubblico».

Anche il Coordinatore Uil di Bergamo, Pasquale Papaianni, evidenzia che non si tratta di essere contrari al principio della sanità integrativa, ma al suo uso: «I fondi integrativi devono avere una loro naturale finalità, esercitando realmente una funzione aggiuntiva e mutualistica, non scorciatoie per chi può permettersi di pagare due volte la propria salute».

È invece urgente – sottolinea il sindacato – concentrare gli sforzi sul recupero delle liste d’attesa, sull’assunzione di personale, e soprattutto sul riconoscimento e la valorizzazione delle professioni sanitarie, con un adeguamento dei contratti collettivi nazionali ai livelli europei. «Solo investendo nel pubblico – conclude la Uil – si può garantire un sistema sanitario universale, equo e solidale, davvero al servizio di tutti i cittadini».