Settimo, la riorganizzazione delle parrocchie delude il Villaggio Olimpia e le periferie
Diversi fedeli delle zone decentrate lamentano l’assenza di celebrazioni: «Così si allontanano le persone dalla Chiesa»

La Diocesi di Torino ha avviato una riorganizzazione delle parrocchie di Settimo Torinese, presentata come una tappa positiva verso una comunità più unita e integrata, ma che in città non ha mancato di suscitare reazioni contrastanti.
Nella foto lo spazio polivalente al Villaggio Olimpia restituito al quartiere dopo la riqualificazione nel 2023: al suo interno uno spazio per messe e funzioni religiose
Settimo, riorganizzazione delle parrocchie
La novità sarà inaugurata ufficialmente domenica 14 settembre, durante la celebrazione dei Corpi Santi nell’ambito della Festa Patronale. Alla Messa solenne, presieduta dall’arcivescovo monsignor Roberto Repole alla chiesa San Giuseppe al Villaggio Fiat, farà il suo ingresso in città il nuovo parroco don Antonio Marino, in arrivo da Nole, che guiderà insieme a don Antonio Bortone le parrocchie di San Giuseppe artigiano, Santa Maria, San Pietro in Vincoli e San Vincenzo de Paoli.
Un assetto che coinvolgerà anche diaconi, collaboratori pastorali ed équipe di comunità, mentre don Paolo Mignani, storico parroco di Mezzi Po e San Guglielmo Abate, andrà in pensione dopo 27 anni di servizio. Lasciano Settimo anche don Martino Botero e don Stefano Bertoldini, destinati ad altri incarichi.
Ma soprattutto un assetto che sembra "tagliare fuori" dal calendario di celebrazioni alcune zone periferiche come Villaggio Olimpia e Fornacino.
Le critiche dalle periferie
Se da una parte la Diocesi parla di un percorso di rinnovamento pastorale, dall’altra non mancano le perplessità, in particolare nelle zone periferiche.
Il Villaggio Olimpia è al centro delle polemiche: «Resteremo privi di qualsiasi celebrazione – si legge in un commento sui social – e per gli anziani senza mezzi di trasporto sarà impossibile raggiungere le altre parrocchie. Che tristezza: così non si crea convivialità, si allontanano le persone dalla Chiesa».
Un’altra voce sottolinea: «Si parla molto di persone che si allontanano dalla Chiesa, e a noi del Villaggio Olimpia ci porteranno proprio a questo. La nostra comunità è composta in gran parte da anziani, che avranno grandi difficoltà a spostarsi fino a Settimo per seguire le funzioni. Speriamo che i nuovi parroci si mettano una mano sul cuore e mantengano almeno la Liturgia anche da noi, in periferia».
Preoccupazioni arrivano anche da Fornacino, che secondo alcuni cittadini rischia di essere “tagliato fuori” dal nuovo assetto. Un ex abitante del Villaggio Olimpia ha sottolineato come la comunità locale, un tempo viva e capace di formare animatori liturgici, oggi rischi di perdere anche i momenti domenicali di preghiera: «Non abbiamo più vocazioni, ma chiedetevi perché. Così la gente si allontana ancora di più».
Altri interventi evidenziano come la situazione sia legata soprattutto alla carenza di sacerdoti e alla diminuzione dei fedeli: «Il problema è che ci sono meno preti e meno persone che frequentano la Chiesa. Raggruppare le parrocchie e celebrare insieme diventa inevitabile».
C’è però chi considera questa scelta anche come un’opportunità di apertura: «Non essere più legati a un solo campanile può significare comunità più ampia, non chiusura».
Lo spazio polivalente del Villaggio Olimpia
Le perplessità si intrecciano anche con la memoria recente. Nel 2023, infatti, l’amministrazione comunale aveva inaugurato proprio al Villaggio Olimpia, nei locali al piano interrato dell’ex scuola oggi sede del centro autismo Allaninocosta, un nuovo spazio polivalente. All’epoca, il Comune aveva sottolineato che «gli spazi verranno utilizzati, come in passato, per ospitare la messa, ma anche per momenti di gioco e aggregazione».
Uno spazio rinnovato che, con la nuova riorganizzazione, rischia ora di rimanere inutilizzato per le funzioni religiose, salvo eccezioni o eventuali ripensamenti.
Una transizione complessa
La “rivoluzione pastorale” voluta da monsignor Repole, avviata nel 2016 e ora giunta a una fase decisiva, si pone l’obiettivo di rafforzare il senso di comunità. Ma il sentimento diffuso tra molti parrocchiani settimesi è quello di una grande perdita: «La presentano come un passo avanti, ma in realtà per noi è una sconfitta».