Si è svolto ieri, sabato 6 dicembre 2025, il presidio promosso da numerose realtà sindacali e associative per dire basta alle morti sul lavoro, nel giorno dell’anniversario della strage della ThyssenKrupp, avvenuta nel 2007 e simbolo ancora oggi delle carenze e delle responsabilità in materia di sicurezza.
Presidio sotto l’Ispettorato del Lavoro
L’iniziativa si è tenuta sotto la sede dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, in via Arcivescovado 9, dove si sono ritrovati attivisti, lavoratori e rappresentanti di Medicina Democratica, Usb, Cub, Si Cobas, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Alternativa CGIL, Sinistra Anticapitalista, Partito Comunista Italiano, Partito Comunista dei Lavoratori, Salute e Lavoro.
«Dalla Thyssen a oggi, poco è cambiato»
Durante il presidio è stato ricordato come, a 18 anni dalla tragedia che costò la vita a sette operai, la situazione della sicurezza nei luoghi di lavoro resti gravissima.
Secondo i promotori, nel 2025 sono già 1.276 le vittime e ogni giorno «muoiono quattro lavoratori in servizio, mentre centinaia di migliaia sono coinvolti in infortuni o malattie professionali». Una condizione che i movimenti attribuiscono a precarietà, appalti diffusi anche nel pubblico, mancanza di controlli e politiche insufficienti.
Tra i punti più sottolineati nel corso degli interventi:
- la necessità di una legislazione più stringente sulla sicurezza;
- l’introduzione di una legge sul reato di omicidio sul lavoro, per sanzionare con maggiore forza le responsabilità delle aziende;
- più poteri agli RLS e alle rappresentanze sindacali;
- il potenziamento dell’Ispettorato del lavoro, delle Asl e degli organismi di vigilanza;
- il rafforzamento delle norme sulla prevenzione nei contratti;
- la riduzione degli appalti e l’opposizione alle misure del governo che, secondo i promotori, «deregolamenterebbero ulteriormente il settore»;
- l’aumento dei salari e il contrasto alla precarietà, ritenuti elementi fondamentali per migliorare la sicurezza.
«La vita dei lavoratori deve valere più dei profitti»
Il presidio, pacifico e partecipato, ha ribadito un messaggio chiaro: «Le morti sul lavoro non sono fatalità, ma conseguenza di scelte economiche e politiche». Per le sigle presenti, solo un cambio radicale nel modo di produrre può ridurre davvero gli incidenti, «mettendo al centro la vita delle donne e degli uomini e non il profitto».
La manifestazione si è conclusa poco dopo mezzogiorno, con l’impegno a proseguire la mobilitazione nelle prossime settimane.