Sogin, la società di Stato italiana responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari del Paese e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, sta comprando la la Avogadro S.p.A e attraverso questa il deposito Avogadro di Saluggia.
Nucleare, Sogin pronta a comprare il deposito Avogadro
Una notizia che ha immediatamente trovato l’attenzione di Alberto Deambrogio, segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista per il Piemonte e la Valle d’Aosta che spiega: «E’ allarmante: Sogin sta comprando la Avogadro S.p.A e attraverso questa il deposito Avogadro di Saluggia. Come è noto il deposito è di proprietà del gruppo industriale legato agli Elkann e si trova in una zona giudicata, secondo parametri scientifici, molto pericolosa. Le azioni utili a questo passaggio di proprietà si possono rintracciare nel bilancio di esercizio 2024 di Sogin. Con la cessione la famiglia Elkann rinuncia a una monetizzazione di lungo periodo garantita dall’affitto della struttura, ma sicuramente si libera di un asset problematico, che in ogni caso gli porta risorse da investire in altri settori ritenuti più strategici».
I timori di Deambrogio
«La cosa però più preoccupante è che questo acquisto fa pensare a un probabile utilizzo dell’Avogadro targato Sogin per tenerci all’interno non solo le scorie ad alta attività già presenti, ma anche quelle che sono oggi custodite all’estero, in Gran Bretagna e Francia, e che devono rientrare nel nostro paese dopo il riprocessamento. Questo passaggio è davvero cruciale e molto problematico. La scelta dell’acquisto del deposito Avogadro pare proprio testimoniare la volontà di un suo utilizzo per il complesso delle scorie ad alta attività. Bisogna fare chiarezza al più presto, anche perché la nuova proprietà non sarà certo in grado di modificare l’assoluta inidoneità di quel luogo, che è e continuerà ad essere un sito da abbandonare al più presto nell’interesse e nella tutela della salute e dell’ambiente di un territorio vastissimo, che va ben al di là del saluggese e del vercellese» conclude Deambrogio.