Saluggia (VC)

Nucleare, Sogin compra il deposito Avogadro. Per farci cosa?

Nell'aria da mesi, con tanto di interventi preoccupati della politica, la notizia è diventata ufficiale poco prima di Natale

Nucleare, Sogin compra il deposito Avogadro. Per farci cosa?

Nell’aria da mesi, con tanto di interventi preoccupati della politica, la notizia è diventata ufficiale poco prima di Natale: il Governo ha autorizzato SOGIN ad acquistare il deposito Avogadro di Saluggia, realizzato dalla FIAT e ora nella galassia Stellantis.

Nucleare, Sogin compra il deposito Avogadro. Per farci cosa?

Ecco il testo ufficiale disponibile sul sito del Governo: “Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ha deliberato di autorizzare la SO.G.I.N. S.p.a. all’operazione di acquisizione della partecipazione totalitaria di Deposito Avogadro S.p.a., ai sensi degli articoli 5, 7 e 8 del decreto legislativo n. 175 del 2016 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica)”.

L’integrazione del Deposito Avogadro nel perimetro di Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari) segna quindi un passaggio storico per il decommissioning italiano. Situato nel comprensorio nucleare di Saluggia (Vercelli), il sito passa da una gestione privata (FIAT/Avogadro) alla supervisione diretta dello Stato, consolidando la strategia nazionale per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.

Il deposito Avogadro

Ecco la scheda sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica: “La società Deposito Avogadro S.p.A. appartiene al gruppo Stellantis (ex FIAT) e gestisce l’ex Impianto Avogadro RS-1, ex reattore nucleare di ricerca sperimentale a piscina sito all’interno del comprensorio nucleare di Saluggia (VC), arrestato nel 1971. Dal 1981, all’interno della piscina – svuotata dei componenti del reattore – è autorizzato il deposito temporaneo di elementi di combustibile irraggiato proveniente dalle centrali elettronucleari di proprietà dell’ENEL (oggi della Sogin S.p.A.). Tali elementi di combustibile irraggiato sono oggetto dei trasporti verso la Francia ai fini del loro riprocessamento”.

Il deposito si trova in un’area a rischio idrogeologico, vicino alla Dora Baltea e all’Acquedotto del Monferrato, che serve molti comuni del territorio, generando da sempre preoccupazioni per possibili contaminazioni.

Le motivazioni

L’acquisto da parte di Sogin risponde a tre necessità fondamentali previste dal Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi.

Centralizzare la gestione di tutti i siti nucleari del polo di Saluggia sotto un unico operatore pubblico permette di ottimizzare le risorse tecniche e umane. Sogin, con la sua esperienza ventennale nel decommissioning, garantisce l’applicazione dei più alti standard di sicurezza internazionali (IAEA).

Con il controllo diretto del Deposito Avogadro, Sogin può coordinare meglio le operazioni di svuotamento della piscina e il trasferimento dei rifiuti. Questo riduce i colli di bottiglia burocratici e operativi tra soggetti diversi, accelerando il percorso verso il “green field” (il ripristino dell’area a stato naturale).

Il passaggio dalla proprietà privata a quella pubblica sotto il controllo del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) offre maggiori garanzie di trasparenza per la popolazione locale e gli enti territoriali.

Le paure degli ambientalisti

Alla luce delle ultime novità gli ambientalisti temono però che le scorie a più alta radioattività finiscano proprio a Saluggia. Atteso da anni, il deposito unico nazionale è solo sulla carta, ed è molto probabile che la situazione resterà così ancora per molto tempo.

La gestione integrata di Sogin a Saluggia sembra infatti essere propedeutica alla fase finale: il conferimento di tutti i rifiuti messi in sicurezza nel Deposito Nazionale, l’unica infrastruttura che permetterà all’Italia di chiudere definitivamente il capitolo dell’eredità nucleare.

Peccato che, come detto, il Deposito Nazionale al momento non esista.