Nel Nord Ovest il primato nazionale di produzione di pasta fresca
I risultati dello studio condotto dall'area studi di Mediobanca.

La pasta fresca è un elemento che fa pensare subito all'Italia, ma ci sono differenze notevoli tra Nord e Sud.
Nel Nord Ovest il primato di produzione di pasta fresca in Italia
Appena si pensa all’Italia si pensa alla pasta, sia per la capacità degli italiani di cucinarla sia per il consumo, complice anche la nota “dieta mediterranea”. Ma quanta pasta si produce in Italia? E quanto grano? Diciamo subito che il Nord Ovest detiene il primato di produzione di pasta fresca. L’Area studi Mediobanca ha pubblicato, nel 2024, la prima indagine sull’industria pastaria. L’Italia vanta la leadership mondiale nel settore, una nicchia globale considerato che il grano duro rappresenta appena il 4% della produzione di frumento che è per la grande maggioranza costituita da grano tenero utilizzato per i prodotti da forno: è il primo Paese produttore mondiale di pasta con 3,7 milioni di tonnellate pari al 22,3% del totale, seguita dalla Turchia e dagli Stati Uniti (2 milioni di tonnellate ciascuno), e anche il principale esportatore con 2,1 milioni di tonnellate che valgono il 43% del totale, sempre davanti alla Turchia (1,3 milioni di tonnellate). Secondo i dati di Unione Italiana Food, l’Italia nel 2024 il valore relativo all’esportazione negli Usa è arrivato a 671 milioni di euro (+14,5% rispetto a 2023), la pasta vale cioè circa il 16% delle vendite oltreconfine. Quanto peseranno i dazi di Trump su queste cifre? La preoccupazione è forte nel settore così come nel comparto di vino e formaggio.
In Italia il record per il consumo pro-capite
L’Italia detiene però anche il record del più alto consumo pro-capite del mondo: 23 chili di pasta all’anno a testa (19,8 di pasta secca e 3,4 di pasta fresca), davanti a Tunisia (17 chili pro-capite), Venezuela (15) e Grecia (12,2). Questi primati derivano dalla leadership italiana nella produzione di grano duro che con 3,8 milioni di tonnellate rappresenta il 12% del totale mondiale, alle spalle del Canada (15%). Tuttavia, l’Italia non è autosufficiente, con un rapporto tra volumi prodotti e consumati attorno al 65%. Ecco perché l’Italia è il quarto maggiore importatore di grano duro con il 6,4% del totale mondiale (1,9 milioni di tonnellate), un approvvigionamento che arriva principalmente da Canada, Francia e Grecia che insieme soddisfano i due terzi del nostro import. L’Italia appare, inoltre, divisa in due in relazione al tipo di pasta prodotta: se quasi il 60% dei siti produttivi di pasta secca si trova al Centro e al Sud, mentre oltre il 90% di quelli di pasta fresca è ubicato a Nord Ovest.
E la produzione del grano?
Per quando riguarda la produzione di grano, nel Nord Italia, prevale il grano tenero su quello duro. Tra Friuli Venezia Giulia (1.300 ettari), Veneto (2.600), Lombardia (13.140) e Piemonte (3.860) si coltivano circa 21mila ettari di grano duro, con particolare attenzione alle varietà Neodur, Orobel e Normanno. Tra i maggiori pastifici, al primo posto per fatturato, c’è Barilla Holding che nel 2023 ha registrato un fatturato di 4.869 milioni di euro; 230 milioni di euro (il 4,7%) sono stati destinati all’innovazione dei prodotti, al miglioramento dell’efficienza e all’aumento della capacità produttiva. Nei 30 siti (15 in Italia e 15 all’estero), ha prodotto circa 2 milioni di tonnellate di cibo. Uno stabilimento è anche a Novara, con un mulino a Galliate, dove ogni anno qui si macinano 80 mila tonnellate di grano, un impianto degli anni Trenta che la società ha acquisito nel 1994 e oggi lavora un quarto delle farine utilizzate per sei stabilimenti italiani. Barilla ha più di 9mila dipendenti nel mondo. Sempre sul territorio del Nordovest, altro pastificio è Agnesi (ora nel gruppo Colussi) che inizia la sua storia nel 1824 (è il marchio più antico) con l’acquisto a Pontedassio (Imperia) di un mulino che consentiva di macinare 120 quintali di grani al giorno per la produzione diretta della pasta. Dal 2017 si produce nello stabilimento di Fossano, in provincia di Cuneo, con un potenziale di pastificazione pari a 108mila tonnellate.