Foglizzo (TO)

Mosca, Soprano che ha portato l'arte oltre il conflitto in Israele

In un'area colpita dalla guerra, un concerto lirico dona un attimo di serenità e bellezza

Mosca, Soprano che ha portato l'arte oltre il conflitto in Israele
Pubblicato:
Aggiornato:

In un periodo di notizie che parlano quasi esclusivamente di guerra, paura e tensioni in Medio Oriente, c’è chi, coraggiosamente, ha scelto di andare in quei territori per portare un messaggio diverso.

Mosca, Soprano ha portato l'arte oltre il conflitto

Un messaggio di pace quello portato dalla cantante lirica foglizzese, Cristina Mosca, soprano, che si è esibita in un concerto a Tel Aviv, città di Israele, colpita dalla guerra. Il suo concerto si è svolto il 21 maggio ad Hangar 11, Parco della musica, mentre il 22 maggio nel teatro di Haifa.

Al suo fianco, il famoso direttore d’orchestra Marcello Rota. Com’è nata l’idea di cantare in un paese in guerra?

«L’invito - risponde Cristina - è arrivato da un’agenzia sei mesi fa. Ho pensato che l’arte doveva resistere, soprattutto nei momenti più bui, ed ho accettato».

Cosa hai trovato una volta arrivata a Tel Aviv?

«Poca gente e parecchi militari per le strade. Si comprende subito che c’è la guerra. Sono stata colpita dalle numerose fotografie degli ostaggi e delle persone scomparse appese lungo le strade. Sono immagini che non dimenticherò facilmente. Inoltre, all’aeroporto, sia all’andata che al ritorno, i controlli sono stati parecchi e minuziosi. Non mi era mai successo nulla di simile. Per ragioni di sicurezza, quando ci recavamo dall’hotel al teatro in auto, non eravamo mai soli, ma sempre scortati».

Com’è stato il concerto?

«E’ stato uno dei concerti più intensi della mia carriera. Straordinario, bellissimo. La musica ha avuto un potere eccezionale in una realtà devastata dalla guerra. Mi sono esibita in un vasto repertorio che ha celebrato i successi immortali dei film Romeo e Giulietta, Paradise Cinema e molti altri. I grandissimi Ennio Morricone e Nino Rota (padre di Marcello Rota) sono stati i protagonisti di questa musica. Hanno partecipato al concerto milleduecento persone: un enorme successo. Il pubblico, anche solo per un momento, ha potuto finalmente provare un po' di gioia. Alla fine del concerto, la gente mi è venuta ad abbracciare. Il miglior complimento è stato quello di una signora israeliana che mi ha detto: «Con la musica italiana, hai portato nel nostro paese la serenità in un momento difficile».

Hai vissuto anche momenti di paura durante la permanenza a Tel Aviv dal 19 al 25 maggio?

«Si. Uno in particolare. Ero appena scesa in strada davanti all’hotel, per prendere dell’acqua da bere. All’improvviso ho sentito un colpo forte, sembrava ad un petardo. Non ho nemmeno guardato cosa fosse e sono corsa dentro all’hotel. E’ stato un attimo ma è bastato per farmi capire quanto sia sottile il confine tra normalità e pericolo. Comunque, un’artista rimane sempre al di fuori di ogni conflitto e non sento di poter giudicare né una parte né l’altra. Non mi schiero. Ho portato la musica per parlare al cuore di queste persone che ogni giorno soffrono per una guerra che ha già fatto innumerevoli vittime. Le guerre non dovrebbero mai esistere in ogni epoca e paese».

Torneresti ancora a Tel Aviv?

«Si».