Laura e la missione in Burundi: “I bambini arrivavano con i vestiti strappati e con la zappa in mano perchè avevano appena finito di lavorare”

Laura e la missione in Burundi: “I bambini arrivavano con i vestiti strappati e con la zappa in mano perchè avevano appena finito di lavorare”

“Il primo impatto è stato abbastanza duro… è un mondo completamente diverso dal nostro”, Laura Bona, 25 anni di Pisogne, racconta così il suo arrivo in Burundi, dove è rimasta in missione per una ventina di giorni.
Riavvolgiamo il nastro: “Il mio percorso è iniziato a novembre con dieci incontri di preparazione con la Diocesi di Brescia per il progetto ‘Giovani in missione’, ci hanno portato delle esperienze di altri ragazzi e abbiamo iniziato a fare alcune esperienze come per esempio a Ventimiglia tra i migranti per poi strutturare un percorso individuale nei vari Stati visto che avevamo più opzioni di scelta. Mi aveva colpito molto il Burundi, che è uno degli Stati più poveri del mondo e io come prima esperienza puntavo ad andare in Africa; sentivo che era il momento giusto per buttarmi in questa esperienza. Non è stato semplice, anche perché la mia famiglia non era così entusiasta della mia scelta, ma ho preso coraggio e sono partita”.
Come è andata? “Dal 30 luglio al 19 agosto sono stata a Nyamurenza, un villaggio nel cuore del Burundi che si trova a tre ore dalla capitale politica, Guitega. Per arrivare al villaggio facevamo quaranta minuti di strada sterrata. L’impatto iniziale è stato piuttosto duro, in un paesaggio che non mi aspettavo, era un continuo alternarsi di bananeti, campi di riso e di fagioli, alberi di avocado e papaya e in mezzo tutte le casette fatte di mattoni”.

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