La ricerca: fare un percorso di servizio civile universale aiuta i giovani a trovare lavoro
Da segnalare anche che il 68% dei volontari al termine del servizio ha ricevuto offerte di lavoro da luoghi diversi a quello dove ha effettuato il periodo di volontariato, e per quasi la metà dei casi (49%) addirittura provenienti anche da settori diversi, segnale che le attività svolte sono, per la maggior parte, ad alto contenuto formativo per i giovani.

Fare un percorso di servizio civile universale o simili aiuta certamente a trovare un lavoro.
Trovare lavoro è più facile dopo un percorso di servizio civile universale
E’ quanto viene evidenziato da una ricerca annuale presentata da Mosaico, associazione lombarda per la gestione del servizio civile universale della leva civica, per l’anno 2024. I giovani che, nel corso del periodo preso in esame, hanno prestato un servizio di volontariato (che può essere il servizio civile universale, la leva civica autofinanziata, leva civica cofinanziata o servizio civile digitale/ambientale) sono stati invitati dall’ente, 3 mesi dopo la fine del rapporto, a compilare un questionario, con l’intenzione di capire quanti siano stati i ragazzi e le ragazze che al termine dell’esperienza volontaria abbiano ricevuto delle offerte di lavoro. Ebbene, il dato è decisamente elevato: il 71% degli intervistati (che in totale sono state 351 persone, quelle che hanno risposto sulle 445 coinvolte da Mosaico) ha dichiarato di aver ricevuto almeno una offerta di lavoro a fine servizio. E si parla di offerte di lavoro vere, non di stage o forme strane di rapporti più o meno subordinati con le aziende.
I volontari riescono ad accedere al mondo del lavoro in condizioni favorevoli
«Il 72% delle offerte - si legge nel rapporto annuale dell’ente - risulta essere di buona qualità, con una predominanza di contratti a tempo determinato (57%), seguiti da contratti a tempo indeterminato (10%) e apprendistati (6%). Questo suggerisce che non solo i volontari riescono a entrare nel mondo del lavoro, ma lo fanno anche in condizioni favorevoli, riflesso positivo delle competenze maturate e dell’affidabilità che queste persone dimostrano durante l’anno di servizio».
Le offerte di lavoro spesso arrivano anche da luoghi diversi a quelli dove si è svolto il volontariato
Da segnalare anche che il 68% dei volontari al termine del servizio ha ricevuto offerte di lavoro da luoghi diversi a quello dove ha effettuato il periodo di volontariato, e per quasi la metà dei casi (49%) addirittura provenienti anche da settori diversi, segnale che le attività svolte sono, per la maggior parte, ad alto contenuto formativo per i giovani. Giovani che non se ne stanno con le mani in mano: infatti i dati raccolti dalla ricerca mostrano una media di istruzione parecchio elevata: il 74% degli intervistati è in possesso di diploma, e più della metà di loro è iscritta a percorsi di studio universitari. Il 9% dei volontari che hanno risposto al questionario ha già una laurea triennale, mentre il 4% ha già raggiunto la magistrale. Le persone con qualifica professionale sono il 10% del campione, mentre il 3% ha solo la licenza media inferiore.
Il settore di intervento più gettonato rimane quello dei servizi sociali
Per quanto riguarda invece i settori di intervento, il più gettonato per i servizi di volontariato rimane quello dei servizi sociali e l’assistenza, che assorbe il 55% del campione intervistato. Al secondo posto c’è il settore della tutela del patrimonio artistico e culturale, che si attesta al 28% della platea di intervistati. L’area della promozione culturale e del turismo sostenibile ha riguardato, nel 2024, il 13% delle adesioni, mentre tutela del patrimonio ambientale e riqualificazione urbana ha riguardato il 4% del totale.
«Attraverso il coinvolgimento in progetti locali - conclude il rapporto del 2024 di Mosaico - i giovani possono scoprire nuovi settori e professioni, facilitando così la transizione verso il mercato del lavoro. Le imprese, riconoscendo questa dinamica, possono sviluppare strategie per accogliere e formare questi giovani, contribuendo a costruire un ecosistema lavorativo più solido e sostenibile».