La Fashion week milanese, appena conclusa e che ha portato la moda e Milano sul tetto del mondo, contrasta fortemente con un andamento dei consumi che stenta a decollare.
La moda è una grande vetrina del Made in Italy anche se in molti soffrono
Lo fa notare Federazione Moda Italia, che parla di «una crisi che da congiunturale sembra diventare strutturale». I saldi estivi, d’altronde, non hanno dato respiro ai negozi di moda: -5% a luglio e -3,9% ad agosto, confermando il calo già registrato nel primo semestre e quello a doppia cifra (-12%) rilevato dal centro studi di Confcommercio sul 2019.
«Sul mondo della moda – afferma il presidente di Federazione Moda Italia, Giulio Felloni – si sta abbattendo un uragano che travolge ogni anno 6.500 piccole e medie aziende del retail. Questo fenomeno, così forte e repentino, sta indebolendo tutta la struttura della filiera della moda e demotiva l’apertura di nuovi negozi da parte di donne, giovani e imprenditori che vorrebbero iniziare l’esperienza nella vendita a contatto con il cliente».
Nel 2024 il settore ha fatturato quasi 60 miliardi di euro
Nel 2024 il settore tessile-abbigliamento italiano ha registrato un fatturato complessivo di 59,8 miliardi di euro, con una flessione del 6,1% rispetto all’anno precedente, pari a una perdita di circa 3,9 miliardi di euro. Per il 2025, le previsioni indicano un’ulteriore contrazione del 5,3% nel primo semestre, con un fatturato stimato di circa 28,5 miliardi di euro. Nel comparto degli accessori moda, che include calzature, pelletteria, concia, pellicceria e abbigliamento in pelle, il fatturato nel 2024 è stato di 30 miliardi di euro, con una flessione dell’8,6% rispetto all’anno precedente. Per il primo trimestre del 2025, si segnala una diminuzione del 6,4% nel fatturato e del 6,5% nell’export, indicando un rallentamento trasversale in tutti i comparti produttivi.
«Il settore moda nel Nordovest d’Italia mostra segni di resilienza e adattamento alle sfide globali. La combinazione di tradizione artigianale, innovazione tecnologica e impegno verso la sostenibilità posiziona questa regione come un polo strategico per l’industria della moda. Tuttavia, è essenziale monitorare l’evoluzione delle politiche commerciali internazionali e le dinamiche economiche globali per affrontare efficacemente le sfide future» commenta Andrea Colzani, presidente Federazione Moda Milano.
Ma quali provvedimenti si possono prendere?
«E’ importante che il Governo prenda atto di questa evidenza e intervenga immediatamente con la costituzione di un gruppo di lavoro sul commercio all’interno del Tavolo della Moda al Ministero delle Imprese e del Made in Italy – risponde Felloni – Servono con urgenza provvedimenti che potrebbero finalmente rilanciare i consumi. Uno di questi, da mettere in atto da subito: la possibilità per il consumatore finale di detrarre dalla propria denuncia dei redditi gli importi relativi agli acquisti di abbigliamento, calzature, accessori, articoli sportivi, tessuti e tessile per la casa effettuati esclusivamente presso i negozi di vicinato. Poter detrarre anche parzialmente le imposte su questa tipologia di acquisti darebbe spazio a una rinascita dei centri storici, alla riapertura di tante piccole attività che si sono perse in questi anni e ad assumere e formare nuovi collaboratori con indubbi vantaggi per l’economia, la socialità e la sicurezza. L’Italia è un Paese che si contraddistingue, rispetto a tutte le altre nazioni, per questa caratteristica peculiare di un diffuso commercio ed è una ricchezza che bisogna assolutamente tutelare».
L’istituzione della giornata nazionale della moda italiana
In un momento di forte effervescenza per l’intero settore in Italia, grazie alla fashion week di Milano, Federazione Moda Italia ha chiesto al Governo anche l’istituzione di una Giornata nazionale della moda italiana «che rappresenterebbe un’occasione per raccontare in modo unitario la qualità, la tradizione e l’innovazione che distinguono il sistema moda, rafforzando il senso di appartenenza e offrendo al mondo un’immagine coesa e autorevole del Made in Italy».
Già da tempo la Federazione evidenzia l’esigenza di un «Piano Italia per la moda» che punti al consolidamento di tutta la filiera. Tra le numerose proposte “pratiche” presentate per far fronte alla crisi: detrazione d’imposta sulla dichiarazione dei redditi per gli acquisti di prodotti di moda Made in UE e sostenibili effettuati nei negozi di prossimità, aliquota Iva agevolata sui prodotti di moda per rilanciare i consumi; credito d’imposta del 30% sulle locazioni commerciali o cedolare secca sugli affitti commerciali condizionati all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto; creazione di un fondo per il sostegno alle Micro e PMI del dettaglio moda di prossimità; credito d’imposta del 100% sui costi di commissione per i servizi di pagamento digitali che i negozi di prossimità fino a 2 milioni di euro di fatturato; incentivi alla “rottamazione” delle rimanenze di magazzino in un’ottica di economia circolare; promozione di programmi di formazione continua, mirati e qualificati per le imprese al dettaglio del settore moda, per accrescere le competenze manageriali, digitali e strategiche degli imprenditori; azioni di contrasto allo squilibrio tra vendite su piattaforme online e nel commercio tradizionale; alla contraffazione e all’abusivismo commerciale anche su social network avvalendosi dei nuovi strumenti di Intelligenza Artificiale, a tutela dei consumatori e delle imprese.