“Io per il Genoa c’ero sempre e nulla mi ha fermato, neppure una grave malattia oncologica affrontata nel 2024 con terapie inimmaginabili, tra cicli di chemio e radioterapia. Lo sapevano tutti ma dal 18 dicembre 2024 nessuno mi ha mai cercato con una telefonata da Pegli”.
Sono queste le parole che il professor Alberto Zangrillo di Missaglia, primario del San Raffaele, noto per essere stato lo storico medico di fiducia di Silvio Berlusconi, ha confidato alla Gazzetta dello Sport parlando dell’agrodolce recente esperienza nel mondo del calcio, che lo portò a diventare presidente della squadra che ha tifa da sempre. Un’esperienza conclusa con grande tristezza e molti rimpianti.
Alberto Zangrillo a 360 gradi intervistato dalla Gazzetta

E’ un Alberto Zangrillo ferito ma non certo abbattuto, quello che si è raccontato alla Gazzetta dello Sport di martedì 18 novembre 2025.
“Da ragazzino negli Anni 70 andavo a vedere gli allenamenti a Sant’Olcese – ha raccontato, parlando della sua profonda fede genoana – Nel 1988 ero a Modena per lo spareggio con cui evitammo la retrocessione in C. Quell’anno nacque il mio primo figlio, Andrea, il più grande genoano che io conosca. Eppure Andrea adesso ha perso la voglia di andare allo stadio”.

Inevitabile per il luminare dal cuore rossoblù non parlare dell’esperienza da presidente della sua squadra del cuore, con la nomina avvenuta nel 2021. Un’esperienza naufragata lo scorso anno a causa di una £frattura insanabile coi vertici del club”.
Zangrillo parla di una “profonda antipatia tra me e l’ad Andres Blazquez, oltre a una sfiducia reciproca”, ma anche del grande affetto che i tifosi del Genoa gli hanno sempre dimostrato. E fa cenno a problemi di salute che mai aveva reso pubblici prima delle scorse ore.
“Il momento più bello fu lo striscione che mi dedicò la Gradinata Nord: ‘Presidente grazie per esserci sempre’. Questo concetto è semplice ma molto forte, loro hanno capito che io per il Genoa c’ero sempre e nulla mi ha fermato, neppure una grave malattia oncologica affrontata nel 2024 con terapie inimmaginabili, tra cicli di chemio e radioterapia. Lo sapevano tutti ma dal 18 dicembre 2024 nessuno mi ha mai cercato con una telefonata da Pegli. Solo Mattia Bani, una volta arrivato a Palermo”.