Infortuni sul lavoro continua l'allarme anche nel Nord Ovest
Il settore più colpito dall'emergenza rimane quello delle costruzioni.
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Continua l'allarme per quanto riguarda l'emergenza degli infortuni sul lavoro Anche nel Nord Ovest.
Infortuni sul lavoro nel Nord Ovest, continua l'allarme
Diminuiscono gli infortuni (-1,9%) e aumentano i decessi (+0,9%) avvenuti nello svolgimento dell’attività lavorativa, con un incremento delle denunce di infortunio (+5,0%) e di casi mortali (+17,2%) occorsi nel tragitto tra l’abitazione e il luogo di lavoro. Gli incidenti mortali denunciati sono stati infatti 1.090 in tutta Italia contro i 1.041 dell’anno precedente (+4,7%). Dall’analisi territoriale emergono incrementi al Centro (da 134 a 155 denunce) e nelle Isole (da 70 a 92), e cali al Sud (da 201 a 181), nel Nord-Est (da 174 a 164) e Nord-Ovest (da 211 a 205). Il Piemonte ha uno dei cali più evidenti (-10).
Il settore più colpito è quello delle costruzioni
Questi i dati forniti da Inail per il 2024, a confronto con quelli del 2023, che segnalano anche come il settore delle Costruzioni sia tra i più colpiti (156 morti, seguono Trasporto e magazzinaggio con 111 casi, il comparto manifatturiero con 101) e come sia aumentato il numero dei lavoratori stranieri che perdono la vita. Un binomio che non sorprende se si pensa agli anni intensi per apertura di cantieri anche legati a bonus e superbonus.
«I numeri sono da interpretare - afferma Giulia Tancredi, vice presidente Giovani Imprenditori Confindustria - il campione statistico del settore costruzioni è di sicuro più elevato e questo ne determina anche un numero assoluto di morti e infortuni superiore. Il discorso superbonus ha inciso sul numero dei cantieri e quindi sul numero degli infortuni; credo abbia inciso anche rispetto all’aumento degli incidenti del personale straniero. Fermo restando la responsabilità del datore di lavoro che deve fornire tutti i dispositivi, attenersi alle norme e occuparsi della formazione, spesso il personale straniero non ha una cultura della sicurezza pregressa».
Ed è proprio sul concetto di cultura della sicurezza che si sofferma la vice presidente: «Deve essere un tema prioritario perché né a livello etico-umano né a livello economico i morti e gli infortuni sul lavoro possono essere tollerati - afferma - Più volte sono stati rinnovati i Protocolli di sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro, che vengono stilati con tutte le parti in causa, dal Governo ai sindacati alle associazioni di categoria, e che contengono le linee guida e le buone pratiche. Occorre però lavorare sulla formazione nelle scuole e in orario scolastico, per evitare di additare come demoni i progetti di alternanza scuola-lavoro, durante i quali purtroppo sono avvenuti anche incidenti mortali».
Elevato anche il dato degli infortuni nelle scuole
Il dato relativo agli infortuni dei ragazzi under 14, quindi che avviene a scuola, è elevatissimo quasi a testimoniare una disattenzione generale, la stessa che si coglie, forse, nel leggere il dato degli infortuni che accadono in itinere, cioè mentre il soggetto si reca sul posto di lavoro: «E’ vero che vengono conteggiati come infortuni sul lavoro - commenta Tancredi - ma ritengo sia evidente come la responsabilità sia del guidatore che magari è al cellulare e provoca o subisce un incidente». E anche in questo caso si ritorna sul un discorso di cultura della sicurezza e di formazione. «Proprio come Confindustria chiediamo un confronto costante e partecipiamo sia con le Amministrazioni regionali sia a livello centrale ai tavoli. Il tema è sentito su tutto il territorio nazionale e lo scenario del Nord Ovest è equiparabile sia a livello di contesto sociale sia di conformazione di aree industriali al netto di qualche cantiere ligure complicato ma ne ha anche il Piemonte, basti pensare quello della Tav. La cultura della sicurezza non può essere solo nelle mani delle imprese. A volte ci scoraggia anche la rappresentazione che viene data del mondo imprenditoriale: una colpevolizzazione delle aziende che tralascia gli esempi virtuosi e il grande lavoro complessivo. Sui risultati di quest’ultimo sono ottimista. Meno fiduciosa sul risultato che può arrivare dal tessuto culturale ma deve esserci, altrimenti nessuno vorrà essere imprenditore o trovare occupazione in settori che vengono additati come pericolosi».
Qualche numero del 2024
I morti sul lavoro in Piemonte sono stati 70, di cui 24 nel settore industriale, 19 nel terziario e 14 nell’artigianato. Nel dettaglio, le costruzioni ne contano 11. Sono 58 gli italiani e 12 gli stranieri; 66 gli uomini e 4 le donne. I morti si concentrano nella fasce d’età tra i 50 e i 64 anni. A livello territoriale, sono 33 a Torino, 11 a Cuneo, 7 ad Alessandria, 6 ad Asti, 5 a Novara e a Vercelli, 2 nel Vco, 1 a Biella. I morti in Lombardia sono stati 182 (+10), di cui 88 nell’Industria e 33 nel Terziario; nel dettaglio il numero più alto è nelle costruzioni con 24 persone. Sono 126 gli italiani e 56 gli stranieri; 166 gli uomini e 16 le donne. Le province: Bergamo 18 morti, Brescia 41, Como 5, Cremona 8, Lecco 3, Lodi 9, Mantova 8, Milano 44, Monza-Brianza 15, Pavia 19, Sondrio 3, Varese 9.
In Liguria ci sono stati 26 morti con numeri simili divisi nei vari settori, 20 gli italiani, tutti uomini distribuiti su tutte le fasce d’età tranne quella dei giovanissimi. Le province: Genova 10, Imperia 5, La Spezia 3, Savona 8.