Il decano di Merate don Fabio Biancaniello: "Per prevenire la violenza insegniamo ad amare"
Per il parroco di Montevecchia la via per la prevenzione è da cercare «nell’amore quotidiano che ci aiuta a seminare il bene in modo significativo e radicato» nel cuore dei giovani

Che gli episodi di violenza, mancanza di rispetto verso le regole e il prossimo, vandalismi e danneggiamenti stiano preoccupando il Meratese è ormai cosa nota, tanto che qualche settimana fa il sindaco di Calco Stefano Motta aveva rivolto un appello agli altri primi cittadini per «lavorare insieme e puntare sull’educazione e la prevenzione». Il primo a dirsi pronto a un incontro era stato il sindaco di Olgiate Molgora, Giovanni Battista Bernocco e nei giorni scorsi una posizione simile è stata espressa dal parroco di Montevecchia e decano di Merate don Fabio Biancaniello, che si è concentrato soprattutto sui più giovani.
Don Fabio Biancaniello: "Come prevenire la violenza dei giovani?"
«Il mio intimo freme quando protagonisti dei fatti di cronaca sono i giovani e giovanissimi, ragazzi che hanno la stessa età di coloro cui dedico forze e passione nel nome di Gesù - ha infatti scritto il religioso in una lunga riflessione sull’informatore comunale di Montevecchia - Le domande che mi sorgono sono sempre “Perché?” e “Che cosa possiamo fare? Come evitare e prevenire violenza e morte ed educare all’amore che trasmette la vita e non la morte?”. Quali sono le cause che spingono un giovane ad abbandonare l’entusiasmo del bene per cedere alle lusinghe dell’egoismo e della violenza?».
Il parroco non condanna i giovani, ma li definisce «capaci di grandi generosità quando accettano di lavorare, di esercitarsi, di fare fatica per perseguire obiettivi buoni anche se impegnativi. Diventano però pigri e violenti quando noi, per paura che soffrano, per non provocare loro traumi infantili, appianiamo loro tutte le strade e costruiamo intorno a loro una vita principesca dove si ha tutto e subito».
"Anche io cresco nel dialogo e nel confronto con loro"
Problematica, per il parroco e decano, anche la gestione della paura del giudizio altrui: «Colleghiamo i loro risultati con la nostra bravura o la nostra incapacità. Questo meccanismo prende piede e ci rende schiavi, diciamo loro che sono bravi, i più bravi di tutti, anche quando non lo sono e li illudiamo che è possibile vincere sempre o che addirittura è necessario, così gli altri ti ammirano e ti ascoltano. Da educatore mi rendo conto che riesco a essere più vero e attento alle dinamiche dei ragazzi quando ho più occasioni per conoscerli non quando fanno quello che io chiedo loro, ma quando con me si esprimono per quello che sono e mi provocano a crescere nel dialogo e nella ricerca del confronto di fronte a scelte educative che loro, come adolescenti contestatori, non accettano».
Per il parroco, la via per la prevenzione della violenza è da cercare «nell’amore quotidiano che ci aiuta a seminare il bene in modo significativo e radicato» nel cuore dei giovani. «E’ l’esercizio dell’educarci insieme ad atteggiamenti che facciano gustare la vita che ci è donata, resistendo alla tentazione della lamentale e della fuga nella ricerca di una vita diversa, più brillante e meno noiosa della nostra».
"Per prevenire la violenza bisogna insegnare ad amare"
Don Fabio Biancaniello ha quindi individuato «tre sentieri educativi» da seguire: «Educarci ed educare a sapere aspettare: i tempi degli altri, i tempi delle situazioni, i tempi della nostra crescita. Non è necessario bruciare le tappe e consumare la vita con le sue esperienze per essere felici, né provare tutto subito per vedere l’effetto che fa; educarci ed educare a ringraziare per la vita che ci è data; educarci ed educare a vivere il tempo dello stare insieme nello spirito della gratuità, senza l’affanno dell’accumulare esperienze, prestazioni, appuntamenti, valutazioni». Una lunga riflessione sentita e attenta, che si può riassumere nel titolo scelto dal parroco: «Prevenire la violenza e insegnare ad amare».