Brugherio (MB)

Dalla sanità lumaca ci si può difendere

Percorsi di tutela dei pazienti al centro dell’incontro pubblico organizzato sabato scorso a Brugherio

Dalla sanità lumaca ci si può difendere
Pubblicato:
Aggiornato:

«Non abbiamo posto». «Le agende sono chiuse». Sostanzialmente un invito ad arrangiarsi. In tanti se lo saranno sentiti dire nel tentativo di prenotare un esame diagnostico o una visita specialistica con il Sistema sanitario nazionale. Anche muniti di una ricetta con urgenza. Risposte illegali, non ammesse «né dall’etica, né dalla normativa». Lo hanno chiarito sia chi dentro il sistema opera sia chi lo monitora a tutela dei cittadini, quindi Paolo Monguzzi, responsabile unico aziendale per i tempi di attesa e la gestione della libera professione di Asst Brianza e Pippo Natoli dell’associazione «Cittadinanzattiva».

Dalla sanità lumaca ci si può difendere

L’occasione per un proficuo confronto è stata offerta dall’incontro «I tempi di attesa in sanità» organizzato nella mattinata di sabato, nella sala consiliare del Comune di Brugherio, da «Brugherio Salute» e «CittadinanzAttiva», con il patrocinio dell’Amministrazione comunale e dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Monza e Brianza.

Per comprendere l’importanza del tema, un dato è stato subito offerto al numeroso pubblico presente: secondo l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, nel 2024 una persona su dieci ha rinunciato a curarsi con il Sistema sanitario nazionale principalmente per i tempi di attesa. Con la diretta conseguenza che «la maggior parte è stata costretta a rivolgersi al privato. Una necessità quindi, non una libera scelta. Mentre la minoranza di chi non se lo è potuto permettere ha rinunciato a curarsi», come sottolineato da Gilberto Mari, presidente di «Brugherio Salute» e moderatore del convegno.

(nella foto i relatori dell’incontro a Brugherio: da sinistra il medico di famiglia Fabrizio Oliva, Davide Bonanno (consigliere dell’Ordine dei medici di Monza), Angelo Butera (Ats Brianza), Pippo Natoli (Cittadinanzattiva)) Gilberto Mari (Brugherio Salute), Cinzia Assi (Brugherio Salute), Maria Giuseppina Marconi (Asst Brianza), Paolo Monguzzi (Asst Brianza)

Due, sostanzialmente, gli aspetti trattati di un problema che «tocca la carne e il sangue di tutti noi» parafrasando l’efficace introduzione del sindaco di Brugherio Roberto Assi. I possibili antidoti, vale a dire ciò che può ridurre «le domande evitabili» di visite ed esami che contribuiscono a congestionare le agende. C’è la promozione della salute che passa da stili di vita sani e prevenzione: armi messe a disposizioni dei cittadini da Ats Brianza, sabato rappresentata da Angelo Butera che nell’Agenzia di Tutela della Salute ricopre il ruolo di dirigente del sistema complesso di Promozione della salute e Prevenzione dei fattori di rischio comportamentali. Unitamente al ruolo chiave di medici di medicina generale e Case di comunità, rispettivamente primo ed essenziale punto di contatto tra paziente e sistema sanitario e filtro sul territorio per evitare accessi impropri negli ospedali. Ruolo chiave che deve fare i conti però con difficoltà oggettive. Lo ha ammesso con ammirevole chiarezza Maria Giuseppina Marconi, direttrice del distretto socio sanitario di Monza di Asst Brianza, al timone anche della Casa di comunità di Brugherio. Quest’ultima, ha detto, accanto a servizi infermieristici di alto livello soffre della carenza di medici specialisti: due i cardiologi al momento in servizio per dieci ore settimanali ai quali si aggiungono un otorinolaringoiatra per cinque ore e un neurologo per sette. Troppo pochi e con presenza troppo ridotta. I tentativi di trovare una soluzione non mancano: peccato però che il bando aperto per la ricerca nuovi professionisti «sia andato deserto». Ne seguiranno a stretto giro altri, si spera con esiti diversi.

Riflettori puntati sulle possibili azioni

Riflettori puntati poi sulle azioni che i cittadini possono intraprendere per difendere quello che è un diritto, vale a dire sottoporsi a cura nei termini stabiliti dall’impegnativa redatta dal medico prescrittore. Troppo spesso calpestato purtroppo. I dati raccolti da «Cittadinanzattiva» lo dicono chiaramente: tra i 270 intervistati dai volontari dell’associazione agli sportelli di prenotazione degli ospedali del territorio, il 40 per cento ha detto di «non aver avuto prenotazione nel tempo previsto dalla ricetta», ha sottolineato Natoli. Lui da una parte, Monguzzi (Asst Brianza) in termini più tecnici dall’altra, hanno concordato sul punto: «Le agende sono chiuse, non abbiamo posto è una giustificazione illegale».

Esiste infatti un preciso percorso di tutela spesso ignorato dai cittadini. In sintesi: nel caso in cui la struttura sanitaria pubblica o privata accreditata non avesse disponibilità ad erogare la prestazione di primo accesso entro i tempi previsti dalla classe di priorità indicata in ricetta, il paziente può rivolgersi al Responsabile Unico Aziendale per i tempi d’attesa (R.U.A.) che, in collaborazione con il referente del CUP aziendale, si occuperà della richiesta attivando alcune possibili soluzioni, tra cui l’individuazione di altre strutture del territorio di assistenza in grado di soddisfare il bisogno. Fallite le quali la struttura sanitaria di partenza dovrà erogare la prestazione in regime di solvenza al costo del ticket, se dovuto.

Ridurre i tempi di attesa, la Regione chiama i Nas

Per ridurre le liste d’attesa, Regione Lombardia si è rivolta anche ai Carabinieri del Nas, il Nucleo antisofisticazioni e sanità. Già ora l’Arma monitora il rispetto dei tempi per visite ed esami per conto del ministero della Salute. Con il patto firmato il 5 maggio scorso a Palazzo Lombardia e valido per i prossimi tre anni, le verifiche saranno più assidue. A siglare il protocollo d’intesa il governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Guido Bertolaso con il comandante del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, il generale di brigata Raffaele Covetti, e il comandante del Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute di Milano, il tenente colonnello Salvatore Pignatelli.
Prevede un coordinamento operativo tra Regione, Agenzie di Tutela della Salute (Ats) e NAS per controlli mirati sul territorio, attività di monitoraggio e verifica del rispetto dei tempi di attesa per visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri, secondo le priorità cliniche individuate dal medico prescrittore. Si aggiungono la verifica dell’apertura delle agende di prenotazione delle strutture sanitarie, lo svolgimento di attività libero professionale intramuraria, l’utilizzo dei ricettari rossi e appropriatezza prescrittiva. Il documento contempla inoltre specifici corsi di formazione e aggiornamento per il personale per accrescere la competenza nella materia dei controlli sui tempi di attesa.

Brianza in affanno: un medico di base ogni 1.663 residenti

Con un medico di famiglia ogni 1.663 abitanti quella di Monza e Brianza è la seconda peggior provincia lombarda per il rapporto tra residenti e professionisti attivi. Peggio solo Lodi con un medico di base ogni mille e 720 abitanti a fronte di una media italiana di uno ogni mille e 370 e a un rapporto ottimale stabilito per legge di un medico ogni mille e 200 residenti. Meglio va invece quando si parla di pediatri: il rapporto scende a uno ogni 835 piccoli pazienti tra gli zero e i quattordici anni, ben sotto la media italiana di uno a 931.

E’ quanto emerge da una recente analisi del quotidiano «Il Sole 24 Ore» sui dati relativi ai professionisti attivi negli ultimi dodici mesi in Italia convenzionati con il Sistema sanitario nazionale estratti a maggio dal database OneKey di Iqvia che raccoglie informazioni su oltre 10,9 milioni di sanitari nel mondo.
Le differenze territoriali sono molto marcate. «In Lombardia e in Veneto si incontrano le situazioni più critiche», spiega a «Il Sole 24 Ore» Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale della Fimmg che rappresenta i medici di base. E nei prossimi anni il cielo non pare rasserenarsi. Perché da una parte ci sono gli oltre 7 mila medici di famiglia in età da pensione (70 anni) tra il 2025 e il 2027 lungo tutto lo Stivale. Dall’altra il sempre più risicato numero di giovani pronti a prenderne il testimone, tanto che un emendamento all’ultimo decreto sulla Pubblica amministrazione consente alle aziende sanitarie di prorogare il rapporto con i medici convenzionati, dietro loro consenso, fino a 73 anni. La conferma di una carenza che si sta facendo ormai strutturale arriva poi anche dall’annuale ricognizione di Regione Lombardia che ha portato alla pubblicazione del bando per le candidature di medici: 4.217 i posti di medicina generale vacanti in regione. Tra gli ambiti più colpiti c’è Asst Brianza, competente per la provincia Mb, dove sono stati banditi posti per 407 medici di medicina generale. Carenza solo tamponata dall’istituzione degli Ambulatori Medici Temporanei - quattordici oggi nella nostra provincia - attivati per garantire la continuità dell'assistenza primaria ai pazienti rimasti orfani del medico di base

«Da dieci anni si parla del problema e ora, complice l’accelerazione impressa dal Covid, siamo arrivati alla crisi», ha spiegato in occasione dell’incontro pubblico sui tempi di attesa in sanità organizzato sabato mattina a Brugherio il dottor Davide Bonanno, consigliere dell’Ordine dei Medici di Monza e Brianza oltre che medico di famiglia a Monza. Tra gli ostacoli che allontanano i già pochi professionisti Bonanno ha indicato la difficoltà di trovare i locali adatti all’apertura di un ambulatorio. Sulla quale, ha sottolineato, potrebbero intervenire le Amministrazione comunali mettendo a disposizione - «non gratuitamente, sia chiaro» - spazi di proprietà pubblica.

Utili Aiuti

Cgil e Pensionati: uno sportello a Monza per gli iscritti
«Anche in Lombardia le liste d’attesa per esami e visite presso le strutture del sistema sanitario pubblico rappresentano un problema. Spesso i tempi indicati nelle prescrizioni mediche non vengono rispettati. La conseguenza è quella che spesso il cittadino è costretto a rivolgersi alla sanità privata, tranne coloro che non possono permetterselo e che devono quindi rinunciare alla propria salute».
La denuncia arriva dalla Cgil Monza e Brianza e dal suo Sindacato pensionati. Insieme hanno quindi deciso di attivare un servizio riservato ai propri iscritti. Da lunedì 19 maggio, presso la sede di via Premuda 17 a Monza, è attivo uno sportello dedicato. Si può accedere previo appuntamento contattando il numero telefonico 039-2731138 oppure inviando una email a listeattesamonza@cgil.lombardia.it . «L’assistito verrà nei nostri uffici munito di ricetta medica, documento di identità e tessera sanitaria - spiega Cosetta Lissoni, della segreteria delle Spi-Cgil Brianza e responsabile del team di lavoro - Noi provvederemo a compilare e inviare all’Asst le richieste per il rispetto dei tempi indicati per visite ed esami e lo seguiremo nell’ottenimento di una data congrua con la prescrizione».

All’Acli Giussano, volontari in aiuto per le liste d’attesa
Da febbraio è attivo a Giussano uno sportello di supporto al diritto alla salute per rivolvere i problemi con le prenotazioni che non rispettano i tempi previsti dalle ricette.
Il nuovo servizio ai cittadini è stato organizzato grazie alle Acli Giussano e si svolge al mercoledì dalle 14,30 alle 18,30 grazie ad un gruppo di volontari presente, a disposizione per dare assistenza e supporto ai cittadini che hanno bisogno di avviare una richiesta, tramite Pec, all’azienda ospedaliera o istituto sanitario. In pratica verranno aiutati nella compilazione della pratica finalizzata ad ottenere le visite nella tempistica indicata nella ricetta emessa dal proprio medico; non tutti sanno ad esempio che se i tempi massimi di attesa superano quelli stabiliti, si può chiedere alla Direzione Sanitaria della propria ASL di appartenenza che la prestazione venga fornita in intramoenia senza dover pagare il medico come “privato”, ma corrispondendo solo il ticket. Allo sportello si accederà chiamando o inviando un messaggio al numero 350 0251629 o scrivendo una email a Giussano2030@gmail.com .

L’Acli di Meda ogni mercoledì in soccorso ai cittadini
Liste d’attesa infinite e problemi con le prenotazioni: ad aiutare i cittadini a far valere i propri diritti ci pensano le Acli Milanesi, che hanno attivato diversi sportelli sanità.
Uno di questi è quello medese, attivo ogni mercoledì pomeriggio, dalle 15 alle 17, nella sede di piazza Cavour. In cosa consiste il servizio? I volontari allo sportello accolgono le persone e visionano la documentazione. Nel caso in cui riscontrassero delle inadempienze, le aiuteranno a redigere il ricorso e a inoltrarlo alla direzione dell’ospedale o dell’Asst di competenza.
Naturalmente non si possono sostituire ai cittadini per effettuare le prenotazioni, che vanno fatte al Cup (Centro unico di prenotazione) della Regione o delle strutture sanitarie. Per accedere al servizio è meglio prenotare rivolgendosi al front office dell’Acli.
Il giorno dell’appuntamento bisogna portare la ricetta medica, l’eventuale prenotazione ottenuta, la tessera sanitaria e la carta di identità del richiedente. Il servizio è gratuito.

Quasi nessuno vuole fare il medico a Seveso

«Nell’ambito territoriale di Seveso-Barlassina dal 2021 a oggi sono stati pubblicati diversi incarichi per medici di Medicina generale con esiti nulli. Anche nel 2024, per i sette posti disponibili non è prevenuta alcuna domanda. Per il 2025 è prevista l’assegnazione di sette posti entro la fine di maggio e al momento si registra la manifestazione di interesse da parte di un solo medico corsista». Lo ha reso noto l’Asst Brianza, dopo che è scoppiato il caso della carenza di medici di Medicina generale a Seveso. Un problema già noto, che però rischia di aggravarsi con il pensionamento, previsto entro l’anno, di altri tre professionisti: Massimo Donati, Elisabetta Miglioli e Massimo Cappelli. Una criticità che l’Asst ha affrontato garantendo «l’assistenza sanitaria primaria ai pazienti grazie agli Amt (Ambulatori medici temporanei)», assicura il direttore generale Carlo Alberto Tersalvi. Prosegue inoltre la collaborazione con l’Amministrazione comunale per l’individuazione e la sistemazione di spazi idonei a ospitare i medici, che saranno concessi a titolo gratuito.
«Siamo consapevoli delle preoccupazioni della cittadinanza in merito alla cessazione degli incarichi di alcuni medici nell’ambito di Seveso - commenta il direttore generale - Tuttavia, attraverso l’organizzazione degli Amt, stiamo intervenendo tempestivamente per coprire i vuoti lasciati, con l’obiettivo prioritario di tutelare la salute dei cittadini. Al contempo continuiamo a lavorare con le istituzioni competenti per incentivare la presenza stabile di medici sul territorio».