Rivarolo Canavese (TO)

Contro «maranza» e baby gang arriva il tick-tocker delle ronde

La denuncia del tick-tocker: «Lo Stato dà in mano alle forze dell’ordine delle armi, ma poi gli agenti non possono usarle»

Contro «maranza» e baby gang arriva il tick-tocker delle ronde
Pubblicato:
Aggiornato:

Contro «maranza» e baby gang arriva il tick-tocker delle ronde

Il raduno alla stazione di Rivarolo

Venerdì 11 aprile, ore 20.30, stazione di Rivarolo. Mentre gli ultimi raggi di luce si ritirano lasciando spazio al buio della sera, di fronte all’ingresso del luogo pubblico si raduna un gruppo di persone, perlopiù uomini, perlopiù vestiti di nero. Sono i “Patrioti Italiani” di Frank Mascia, all’anagrafe Franco Masciandaro, ex pugile, ex candidato tra le fila della Lega alle amministrative di Settimo Torinese, oggi tik-toker da 90.000 followers noto soprattutto per le “ronde” anti-degrado e anti-delinquenza (azioni fai da te per le quali ha già avuto qualche problema con la giustizia in passato). "Patrioti Italiani" è il nome del movimento da lui fondato, due parole che richiamano subito alla mente un preciso immaginario politico, eppure “non siamo una forza politica, e non siamo né di destra né di sinistra” precisa Mascia all’inizio dell’incontro-presidio organizzato all’interno della stazione rivarolese.

Un discorso dalle tinte politiche

Solo una settimana prima era al Movicentro di Ivrea, poi aveva annunciato sui social un appuntamento anche nell’altra “capitale” del Canavese, mostrando in un video alcuni titoli di articoli relativi a spiacevoli fatti di cronaca avvenuti recentemente in città (risse, atti vandalici, finestrini dei treni spaccati a sassate). Né di destra né di sinistra si diceva, eppure i discorsi che Mascia e i suoi Patrioti imbastiscono, così come le parole d’ordine, sembrano afferire al primo orientamento politico più che al secondo: si parla, in buona sostanza, della necessità di «slegare le mani alle forze dell’ordine», concedendogli maggiore libertà di intervenire nella repressione della delinquenza. «Lo Stato dà in mano alle forze dell’ordine delle armi, ma poi gli agenti non possono usarle», dice il tik-toker, mentre due collaboratori lo riprendono con il cellulare trasmettendo sui social l’evento in diretta. «E allora perché gliele danno?», dice qualcuno tra il “pubblico”.

Sicurezza, degrado e legittima difesa

Mascia invita i presenti a intervenire, a raccontare i problemi del territorio. C’è chi riporta fatti di bullismo nelle scuole, chi riferisce di non sentirsi tranquillo a far passeggiare i propri figli da soli per la città. Alcuni, senza mezzi termini (e torniamo all’armamentario ideologico di destra) addita come causa principale del problema «gli stranieri che arrivano qui e vengono mantenuti dai contribuenti italiani» riscuotendo il consenso generale, anche da parte dei Patrioti. Per esplicita ammissione dei presenti, spesso il profilo dei soggetti individuati come responsabili dei problemi corrsiponde a quello dei cosiddetti "maranza", giovani in gran parte di origine nordafricana, immigrati di seconda generazione, sovente membri di "baby gang" dedite ad azioni di micro-criminalità. Emerge anche l’annoso tema dei limiti della legittima difesa: «Se qualcuno mi entra in casa e mette in pericolo i miei familiari, io devo poter reagire anche con la violenza», dice qualcuno. E giù applausi.

Tra tensioni e interrogativi

Un “assist” inaspettato a Mascia e ai suoi, quasi a conferma delle loro parole e preoccupazioni, arriva verso metà comizio, quando da un autobus in partenza si sentono provenire le urla di un evidente litigio. Devono intervenire i Carabinieri con il comandante della stazione cittadina Alfonso Lombardo, già sul posto insieme agli agenti della polizia locale per “monitorare” il presidio, a calmare gli animi e mettere fine all’alterco tra due passeggeri. «Vedete?», commenta Mascia alludendo a quanto appena avvenuto. Tra i presenti, ci sono anche il sindaco Martino Zucco Chinà e il consigliere comunale Giacomo Meaglia. I due amministratori non intervengono, nemmeno quando l’ex pugile chiama direttamente in causa la politica locale sostenendo che essa non faccia abbastanza per garantire la sicurezza dei cittadini e per arginare il degrado. Un altro paio di interventi arrabbiati, poi la manifestazione si sgonfia e i partecipanti iniziano a disperdersi. Sullo sfondo, ma neanche troppo, resta la domanda delle domande: cosa significa fare sicurezza? Una società sicura è il frutto della repressione o piuttosto di un ragionamento intorno alle radici dei problemi, favorendo condizioni sociali dignitose per tutti, welfare, cultura e relazioni sane tra individui? Ad ognuno la libertà di trarre le proprie conclusioni.