Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge delega che riforma le professioni sanitarie, intervenendo in maniera significativa anche sul tema della responsabilità professionale. La novità principale è l’introduzione dello scudo penale per i medici, che diventeranno perseguibili solo in caso di colpa grave.
Come funziona lo scudo penale per i medici
Secondo i ministri della Salute, Orazio Schillaci, e della Giustizia, Carlo Nordio, la norma è pensata per ridurre gli effetti negativi della cosiddetta medicina difensiva, conseguenza delle numerose – e spesso infondate – denunce contro i medici. Tale fenomeno produce ricadute pesanti sull’efficienza del Servizio sanitario e sulla salute stessa dei cittadini.
La medicina difensiva, infatti, costa mediamente 11 miliardi di euro l’anno e contribuisce ad allungare le liste d’attesa: i medici, per timore di azioni legali, tendono a prescrivere esami costosi, spesso inutili e talvolta invasivi. Questi non solo gravano sui bilanci delle ASL, ma finiscono per rallentare gli interventi a favore dei pazienti che hanno realmente bisogno di cure.ù
“Non è impunità”
Schillaci e Nordio hanno chiarito che non si tratta di una forma di impunità. Al contrario, l’obiettivo è porre i professionisti sanitari nelle condizioni di lavorare con maggiore serenità, senza disperdere energie in attività difensive, per potersi dedicare ai pazienti che necessitano di diagnosi e cure tempestive ed efficaci. La riforma intende rilanciare le professioni sanitarie e fornire risposte concrete ai nuovi bisogni di salute della popolazione.

I due ministri hanno rivendicato la misura come un impegno mantenuto, sottolineando che la responsabilità penale resta confermata nei casi di colpa grave, senza ledere in alcun modo il diritto dei cittadini a ottenere un risarcimento per i danni subiti. La logica rimane quella di ridurre gli effetti distorsivi della medicina difensiva, che oggi pesa in maniera insostenibile sul sistema sanitario.
Fra gli obiettivi del provvedimento vi è anche il rafforzamento dell’attrattività del Servizio sanitario nazionale e la garanzia di standard elevati di qualità e sicurezza nelle cure. In questa prospettiva, il disegno di legge prevede una complessiva rimodulazione del sistema formativo, con l’aggiornamento dei percorsi di studio delle professioni sanitarie, da rendere più adeguati alle esigenze della sanità moderna e pienamente integrati con le nuove tecnologie.

I casi di punibilità
In materia di responsabilità professionale, il testo sostituisce la disciplina attuale relativa ai reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose commessi nell’esercizio dell’attività sanitaria. D’ora in avanti la punibilità sarà limitata ai soli casi di colpa grave, purché il medico abbia rispettato le linee guida pubblicate ai sensi di legge o le buone pratiche clinico-assistenziali, sempre che queste risultino adeguate alle specificità del caso concreto.
Il provvedimento introduce inoltre un nuovo articolo sulla colpa nell’attività sanitaria, individuando parametri precisi che il giudice dovrà considerare nell’accertamento della colpa e del suo grado. Fra questi figurano la scarsità di risorse umane e materiali disponibili, le eventuali carenze organizzative, la complessità della patologia del paziente, la situazione di urgenza o emergenza, nonché il ruolo svolto in caso di cooperazione multidisciplinare.
Il medico rimane dunque perseguibile nei casi previsti dagli articoli 589 e 590 del codice penale, che disciplinano le lesioni e l’omicidio colposo. Tuttavia, qualora la condotta risulti conforme alle linee guida e alle buone pratiche, la responsabilità penale sarà limitata ai soli casi di colpa grave. In ambito civile restano validi i criteri già in vigore: il medico non risponde nei casi di imperizia in presenza di problemi tecnici di speciale difficoltà, salvo dolo o colpa grave, come stabilito dall’articolo 2236 del codice civile.
La misura
Lo scudo penale non è una misura del tutto nuova: introdotto nell’aprile 2022 e prorogato con decreti successivi fino al 31 dicembre 2025, aveva carattere temporaneo. La legge delega, invece, avvia un processo strutturale di riforma che dovrà essere completato entro il 31 dicembre 2026, come richiesto anche dai sindacati medici.
La ratio è sempre quella di limitare la medicina difensiva e le sue conseguenze: costi esorbitanti e liste d’attesa più lunghe per interventi e accertamenti diagnostici. Secondo le stime, ogni anno si registrano circa 15 mila denunce contro i medici, una cifra ritenuta per difetto. Solo il 3% dei procedimenti giudiziari si conclude con una condanna, ma il timore di contenziosi rimane diffuso. Un medico su tre afferma di essere stato citato in giudizio, con particolare incidenza su ginecologi, cardiochirurghi, chirurghi generali e ortopedici.
La formazione
Il disegno di legge, accanto allo scudo penale, affronta anche altre questioni cruciali come la formazione, le competenze e la governance del sistema. Sono previsti interventi che vanno dalla trasformazione del corso di medicina generale in scuola di specializzazione, alla creazione di percorsi formativi mirati per nuove figure professionali, fino alla revisione del ruolo degli Ordini. Tasselli fondamentali che puntano a rafforzare il Servizio sanitario nazionale nel suo complesso.

Sul provvedimento è intervenuto anche il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (FNOMCeO), Filippo Anelli, sottolineando come questo intervento non introduca alcuna impunità, ma contribuisca a rafforzare la fiducia reciproca tra medici e cittadini, considerata il vero pilastro della relazione di cura. Solo in un clima di serenità e responsabilità condivisa – ha spiegato – è possibile garantire un Servizio sanitario nazionale forte e capace di attrarre nuove generazioni di professionisti.