Caso "ibis sacri" a Novara: piano di contenimento e indagini sugli avvelenamenti
Il Comune attende l'ok di Ispra per procedere, ma niente abbattimenti; intanto le analisi hanno confermato la presenza di rodenticida in alcuni esemplari morti

C’è una novità sulla questione degli ibis sacri che da diversi mesi ormai hanno colonizzato alcune aree della città, in particolare la zona di via Cernaia - via Bainsizza, alla Bicocca, e il parco dell’ex brefotrofio di via Camoletti oggi sede dell’indirizzo musicale del liceo “Casorati”.
Caso "ibis sacri" a Novara: piano di contenimento
«La Provincia ci ha comunicato di aver concluso e inviato ad Ispra la bozza del piano di contenimento - dice l’assessore all’Ambiente Elisabetta Franzoni - Se da Ispra arriverà l’ok, allora il piano sarà da considerarsi operativo a tutti gli effetti e si potranno mettere in atto gli interventi previsti al suo interno per limitare la diffusione di questa specie che non è originaria delle nostre zone e rischia di comprometterne la biodiversità».
Interventi che per il territorio urbano, ricorda Franzoni, «non potranno comunque contemplare azioni cruente, come gli abbattimenti selettivi».
Nel frattempo, il Comune continua a mantenere monitorata la situazione delle colonie in città, che comunque non sembra aver subito sostanziali modifiche, provvedendo anche ad analisi a spot su eventuali nuove carcasse. Le due aree interessate, aggiunge l’assessore Franzoni, «restano tuttora interdette, così come previsto dall’ordinanza comunale, e sono costantemente oggetto di interventi di pulizia straordinaria, una volta alla settimana».
Confermato l'avvelenamento
Intanto, a fornire ulteriori elementi sulla moria di ibis verificatasi nelle scorse settimane - che aveva indotto l’Asl a inviare alcune carcasse all’Istituto zooprofilattico per le analisi - è l’Osservatorio Ambientale Utc (Unione tutela consumatori).
Scartata, come già aveva detto l’assessore Franzoni, l’ipotesi di zoonosi pericolose, resta in campo quella dell’avvelenamento.
“Diversi uccelli - scrive l’Osservatorio Ambientale Utc - sono arrivati al laboratorio in pessimo stato di conservazione e in questi casi non si può avere certezza del risultato delle analisi. Il soggetto giunto nelle migliori condizioni era un pullo prelevato il 28 luglio con esito delle analisi emesso il 19 agosto. Dall'esame tossicologico del gozzo e dello stomaco è stata rilevata la presenza di coumachlor, un rodenticida anticoagulante di prima generazione altamente tossico per uccelli e invertebrati acquatici e che presenta tossicità orale anche per i mammiferi. È una sostanza rodenticida revocata dal 30 gennaio 2004”.
“Il pullo presentava anche dei fori e ferite su un'ala. Esami radiologici non hanno riscontrato la presenza di pallini o schegge metalliche, questo però significa poco perché spesso e volentieri munizioni di arma da fuoco o ad aria compressa fuoriescono facilmente dopo aver perforato il luogo dell'impatto, specialmente in un punto di minimo spessore come l'attaccamento dell'ala e il patagio (membrana tra l'attaccamento dell'ala e il collo). Ci sono perciò insieme a qualche certezza parecchi interrogativi non risolti. Dato che molti dei rapporti delle analisi non presentavano una conclusione certa sulle cause della morte, abbiamo contattato l'istituto Zooprofilattico per un approfondimento. Il pullo che presentava chiare tracce di avvelenamento con possibilità di rilevamento della sostanza specifica era il soggetto in migliori condizioni di conservazione. Verosimilmente essendo la dose letale per i volatili molto bassa e considerando il pessimo stato di conservazione della maggior parte delle carcasse si ritiene che la causa della mortalità anomala osservata sia da ricondurre ad avvelenamento come per il caso accertato del pullo. Resta da capire o almeno ipotizzare la dinamica e le motivazioni dell'avvelenamento. Considerando che le morti degli Ibis sono avvenute in punti diversi della città e che per il pullo in questione la fonte dell'avvelenamento sia stata, con ogni probabilità, il cibo ricevuto dai genitori, siamo portati a ritenere che la sostanza venefica non sia stata sparsa nei parchi, ma provenga da aree esterne alla città. Tempo addietro abbiamo ricevuto informazioni confidenziali riguardanti lo spargimento di esche avvelenate per le nutrie sugli argini dei corsi d'acqua”.
“Tutto questo - conclude Utc - ci porta ad alzare il livello di allerta e a sottolineare la necessità di controlli stringenti su quello che avviene nelle nostre campagne, dove non è un segreto che si spargano veleni con troppa leggerezza”.